I Documenti del dialogo (ebraici ed ebraico-cristiani)


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Dabru emet
(Direte la verità)
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La Commissione per i Rapporti con l'Ebraismo (Santa Sede)
Castel Gandolfo, 24.05.2005
Dialogo: tre sfide per crescere
Santo Sinodo della Chiesa Serba sull'antisemitismo
Comunicato 24 marzo 2005
12a Assemblea Plenaria del Congresso Ebraico Mondiale
Risoluzione sulle relazioni interreligiose - gennaio 2005
Trentanni della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo. Percorsi fatti e questioni aperte, oggi.
. Rav Riccardo Di Segni
. Card. Walter Kasper
. Intervista Norbert Hofmann
Roma, 19 ottobre 2004
Vaticano e Gran Rabbinato d'Israele: Gerusalemme sia sacra per tutti 19.10.2004
Comunicato congiunto
Buenos Aires 8.07.04
Giustizia e Carità
Comunicato congiunto Gerusalemme 3.12.03
Insegnamento Scrittura
10-11.3.2003, Parigi
2° Incontro Europeo - Collegamento  Cattolico Ebraico
. Notizie preliminari
. Dr. Richard Prasquier
13-27.2.2003, (Roma) Grottaferrata - dialogo sui temi della vita oggi
11.2002, Gerusalemme
Dichiarazione sugli Studi Giudaici
11.2002, U.S.A.
Ebrei e Cristiani: quale salvezza?
28.10.02 - 37° Anniv.
Nostra Aetate 
Discorso Card. Kasper
1° Incontro Europeo Collegamento  Cattolico Ebraico
. Lettera del Papa 
. Dichiarazione comune
. Comunicato Chiesa di Francia 31.1.2002
Dichiarazione dei Rabbini americani
Lettera del Rav. Joseph Levi   2002
Comitato Internazionale di Collegamento JC
. 17a Riunione - 2001
. Comunicato Kasper
. Dichiarazione: Libertà religiosa e Luoghi Santi
. Dichiarazione: Corsi nei seminari J e C
Discorso di Giovanni Paolo II in Ucraina 2001
Per sviluppare il dialogo
Spunti di rinnovo
Abécassis, 12/2001
Condizioni
Abécassis, 3/2000

Intervento del Rav Giuseppe Laras   2000

Non più accettare...
Giovanni Paolo II 1997
Documento di Praga 1990
Il Papa al Tempio Maggiore di Roma
1986 e 10 anni dopo...
Intervista al Rav Toaff
1996
Un dialogo emblematico
Intervista a Rav Sheer
1999
Paolo VI al Comitato Internazionale di Collegamento      1975
 

 

 

 

   COMITATO INTERNAZIONALE DI COLLEGAMENTO
CATTOLICO-EBRAICO

XVII Incontro
New York, 1-3 maggio 2001

Comunicato comune

In seguito al Concilio Vaticano II, nel 1965, la Chiesa cattolica e le organizzazioni internazionali rappresentative del popolo ebraico in Israele e nella Diaspora hanno preso la decisione di porre in essere uno strumento  comune che permetta di dare seguito al momento storico straordinario costituito dalla Dichiarazione Conciliare Nostra Aetate  ("Nel nostro tempo").

Dopo circa due millenni di relazioni conflittuali, si era aperto uno spiraglio per permettere al dialogo di prendere il posto delle polemiche del passato. Il risultato fu la costituzione del Comitato Internazionale di Collegamento tra Cattolici ed Ebrei (acronimo inglese: "ILS"), da parte della Commissione della Santa Sede per le Relazioni Religiose con gli Ebrei ed il comitato Ebreo Internazionale per le Consultazioni Interreligiose (sigla inglese: "IJCIC")-

L'IJCIC è composto dall'American Jewish Committee [Comitato Ebraico Americano], dall'Anti Defamation League [Lega contro la Diffamazione], dal B'nai Brit International, dalla Conferenza Centrale dei Rabbini Americani, dall'Israel Jewish Council for Interreligious [Comitato Ebraico d'Israele per i rapporti interreligiosi], dalla Rabbinical Assembly [Assemblea rabbinica], dal Rabbinical Coucil of America [Consiglio Rabbinico d'America], dall'Union of American Hebrew Congregations [Unione delle Congregazioni Ebraiche americane], dall'Union of Orthodox Jewish Congregations of America [Unione delle Congregazioni Ebraiche Ortodosse d'America], dall'United Synagogue of America [la Sinagoga unita d'America], e dal World Jewish Congress [Congresso Ebraico Mondiale]. La 17a riunione si è tenuta a New York dal 1° al 3 maggio 2001.  

Durante gli anni trascorsi dopo la 16a riunione (Città del Vaticano - marzo 1998), sono sorte tensioni tra la Commissione della Santa Sede e l'IJCIC. La parte cattolica si sentiva frustrata dall'assenza di dialogo teologico. La parte ebraica replicava di voler approfondire il dialogo in modo che sia gli ebrei che i cristiani potessero scoprirsi l'un l'altro e far progredire costantemente le nostre comunità, senza correre il rischio di confronti teologici.

Affermiamo che la nostra collaborazione è salda e che il lavoro fondamentale del Comitato Internazionale di Collegamento prosegue con promettente successo, fin da ora e per gli anni a venire. In quanto delegati ufficiali delle organizzazioni delle nostre comunità religiose, siamo determinati a promuovere l'impegno e il coinvolgimento dei nostri superiori religiosi e dirigenti laici nel dialogo e nella collaborazione.

Nella primavera del 2000, il Comitato Ebraico Internazionale per le  Consultazioni Interreligiose e la Santa Sede si sono accordati per perseguire un dialogo più ampio. Ora, giunti al termine delle nostre riunioni di New York, affermiamo di aver raggiunto il nostro scopo. Ci siamo impegnati in un dialogo convincente, che ha considerevolmente affinato la nostra comprensione delle differenze e delle affinità delle nostre fedi religiose.

Il tema principale del nostro incontro, Pentimento e Riconciliazione, è stato ispirato dal desiderio di passare in rassegna gli ultimi undici anni, successivi alla importante dichiarazione sulla Teshuva, fatta a Praga nel 1990, dal Cardinale Edward I. Cassidy. Si tratta di una vigorosa dichiarazione sulla necessità del rimorso e della contrizione, ed è servita di base per il rivoluzionario richiamo del Comitato Internazionale di Collegamento alla rinuncia cattolica all'antisemitismo, in quanto si tratta di "un peccato contro D-o e l'umanità". Il papa Giovanni Paolo II ha dato a questo tema una risonanza mondiale. Molte cose sono avvenute dopo questo incontro di Praga: la normalizzazione, nel 1994, delle relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e lo Stato d'Israele, la pubblicazione, nel 1998, di "Noi ricordiamo", la visita del papa Giovanni Paolo II in Israele, nel 2000, e l'esame, da parte di esperti cattolici ed ebrei, dei documenti d'archivio sugli avvenimenti della seconda guerra mondiale resi pubblici dal Vaticano. Certamente, ci sono stati anche momenti di tensione: la canonizzazione di Edith Stein, la beatificazione di Pio IX e l'eventualità di quella di Pio XII, unitamente alla pubblicazione della Dominus Jesus. Questioni che hanno provocato intense discussioni.

Abbiamo iniziato la nostra conferenza con una lettura in ebraico del Libro dei Salmi (Sal 85) da parte di Pier Francesco Fumagalli, di Milano, con una traduzione inglese del Prof. Jean Halpérin, del Congresso Ebraico Mondiale, di Ginevra. Rabbi Gary M. Bretton-Granatoor, presidente del programma del Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose, ha tracciato una breve visione d'insieme sul tema della nostra riunione ed ha presentato il cardinale Walter Kasper, recentemente nominato presidente della Commissione della Santa Sede [per i rapporti religiosi con gli ebrei] e Seymour D. Reich, presidente del Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose

Il cardinale Kasper ha porto il benvenuto a tutti ed ha detto, nella sua dichiarazione: "Mi sono impegnato a lavorare con voi per la riconciliazione delle nostre comunità di fede, sulla base di un mutuo totale rispetto per le nostre rispettive tradizioni e convinzioni. Malauguratamente, il reciproco rispetto in passato è spesso venuto meno. La Teshuva è dunque una tappa indispensabile nel nostro cammino. A noi cattolici, ha dato l'esempio il Papa Giovanni Paolo II". Ed inoltre: "A questo punto della storia dei nostri rapporti, la nostra Commissione è effettivamente convinta della necessità d'un dialogo che vada al di là della discussione dei problemi ed entri nel cuore di ciò che costituisce le nostre identità come comunità di fede, per permetterci di progredire - su questa base - nell'azione comune nella società odierna". Egli ha così concluso le sue sottolineature: "Credo che la scoperta, o la riscoperta di questo legame di alleanza tra le nostre due tradizioni religiose è alla base dell'ordine del giorno del nostro dialogo. Come del resto ha detto uno dei miei predecessori, il cardinale Johannes Willebrands: "Noi siamo uniti per sempre".

M. Reich ha affermato che "l'aspetto più evidente della collaborazione tra Cattolici ed Ebrei è che a dispetto delle differenze e dei disaccordi, i rapporti fondamentali hanno subito un cambiamento importante, trasformando l'odio ed il sospetto secolari in un dialogo positivo tra due fedi unite da legami storici". Egli ha rimarcato l'impatto negativo della beatificazione di papa Pio IX sui rapporti tra Cattolici ed Ebrei, particolarmente in Italia, in ragione del caso di Eduardo Mortara: un bambino ebreo era stato strappato con la forza ai suoi genitori per essere educato come cattolico all'interno del Vaticano. Il Comitato Internazionale di Collegamento afferma che questo episodio è emblematico dei problemi storici che la Nostra Aetate ed i documenti successivi della Santa Sede hanno risolto, "Nel nostro tempo".

Rabbi Joël Zaiman, che assicurava la presidenza della seduta in nome del Consiglio nazionale delle Sinagoghe, ha presentato il cardinale Cassidy e Rabbi Leon Klenicki, l'anziano direttore degli Affari Interreligiosi della Lega contro la Diffamazione. Il cardinale Cassidy, riflettendo sugli undici anni trascorsi, ha affermato: "Il dialogo è uno scambio di doni". Egli ha ammesso che nel nostro dialogo c'è ancora molto da impegnarsi; dobbiamo "andare avanti... non si tornerà indietro". Tuttavia egli ha lasciato intendere che, in mancanza di attenzione, nel nostro dialogo potrebbe verificarsi una diminuzione di interesse. Il cardinale Cassidy ha fatto riferimento alla riunione di Praga del 1990 del Comitato Internazionale di Collegamento come ad una "Tappa importante che ha dato una nuova vitalità ai rapporti ed è stata l'origine di un lavoro importante nei campi dell'educazione e della formazione. Molti antichi problemi", egli ha detto, "sono stati in seguito risolti ed è stato dato un nuovo impulso ai rapporti tra Cattolici ed Ebrei quando la Santa Sede ed Israele hanno stabilito formali relazioni diplomatiche. A dispetto dei numerosi problemi che hanno causato una certa tensione, i progressi sono continuati e la Commissione ha pubblicato, nel 1998, un documento cattolico sull'Olocausto, Noi ricordiamo: una riflessione sulla Shoah. Il processo ha raggiunto il suo culmine nel marzo 2000 con la visita in Israele del Papa Giovanni Paolo II

Presentando il tema principale, Pentimento e Riconciliazione, Rabbi Klenicki ha affermato che ognuna delle nostre comunità aveva bisogno di superare il suo specifico trionfalismo. "Il Cristianesimo deve superare il trionfalismo teologico: la convinzione che esso costituisce la sola via di salvezza e deve essere imposto a tutti. Per quanto ci riguarda, l'Ebraismo deve superare il trionfalismo del dolore e della memoria. Siamo obbligati a rispondere alla storia con nuove affermazioni sull'Alleanza di D-o e con nuove dimensioni della fede nell'umanità, a dispetto del potenziale del male umano". Egli ha ricordato che la dichiarazione ebraica Dabru Emet ("dite la verità"), siglata lo scorso anno da circa 200 rabbini e saggi americani, costituisce un esempio di questa risposta ebrea ai grandi passi avanti cristiani in favore della riconciliazione.

Abbiamo poi rivolto la nostra attenzione sui sostanziali contributi suggeriti dal tema principale. Il  cardinale Kasper ha presieduto la sessione del pomeriggio che ha comportato relazioni di Laurent Frizzell, professore dell'Isituto di Studi Ebraico-Cristiani dell'Università di Seton Hall, e del Dr. Rabbi Michael Signer, professore del dipartimento di Teologia dell'Università di Notre-Dame. Il Dr Frizzell ci ha ricordato che "il Papa Giovanni Paolo II ha invitato i cattolici, 'a progredire nel pentimento con la conversione quotidiana del cuore, o teshuva, il digiuno e le opere di misericordia' (Allocuzione ai dirigenti ebrei, Budapest, 18 agosto 1991) ". L'esperienza cristiana del pentimento  e del ritorno al progetto di D-o per l'umanità è radicata nella liturgia del Tempio di Gerusalemme, particolarmente quella di Kippur. "Attraverso la fede, i Cristiani raccolgono la sfida di divenire strumenti o ambasciatori della riconciliazione in mezzo agli esseri umani, e tra le persone e D-o. Come Cristiani ed Ebrei possono divenire una benedizione gli uni per gli altri, in modo da poter divenire una benedizione per il mondo?"  

Il professor Signer ha proposto la sua prospettiva delle Darkeï Shalom (le vie della pace). Si apprendono molte cose su una società a partire dai suoi modi di salutare. Quando salutiamo qualcuno, noi l'accogliamo alla nostra presenza e assumiamo il rischio di essere accolti. il saluto ebraico "Shalom" [letteralmente : "Pace"] indica che introduciamo l'altro alla nostra presenza, augurandogli un sentimento di benessere e di pienezza [la radice di 'shalom', significa anche 'riempire']. Nella tradizione rabbinica, la nozione di pace fa parte della natura di D-o. È un dono unico di misericordia e di grazia divine. È d'altronde vero che gli ebrei hanno l'ordine di consacrare la loro esistenza quotidiana alla ricerca ed al perseguimento della pace instaurando una solida rete di pace e di armonia.

Uno dei difficili problemi trattati in questo XVII incontro del Comitato Internazionale per il Collegamento è stata la pubblicazione della Dominus Iesus. Secondo il cardinale Kasper, "la Dominus Iesus è un documento intra-cattolico, consacrato al dialogo interreligoso e destinato ai teologi cattolici, in ordine ai problemi del relativismo, del sincretismo, dell'universalismo e dell'indifferentismo. Essa non entra nel quadro del dialogo tra Ebrei e Cattolici. Bisogna in primo luogo notare che il rapporto tra la Chiesa e il popolo ebraico è unico. In secondo luogo, la Dominus Iesus non mette in discussione la salvezza degli ebrei. Come terzo punto, l'Alleanza ebraica non è stata revocata e resta efficace per gli Ebrei sul piano della salvezza. Come quarto punto, la Dominus Iesus deve essere compresa correttamente nel contesto della Nostra Aetate, delle encicliche del Papa e degli altri documenti ufficiali della Chiesa riguardanti l'ebraismo. Come quinto punto, non esiste nell'ambito della Chiesa alcuna attività missionaria orientata verso la conversione degli ebrei. La Dominus Iesus non è la fine del nostro dialogo. Essa è una sfida per il nostro dialogo.

Affrontando il problema della Dominus Iesus, il professor David Berger ha sottolineato la preoccupazione che essa ha provocato in alcuni membri della comunità ebraica, i quali credono che il documento abbia affermato che gli adepti di altre religioni sono in una situazione gravemente insufficiente sul piano della salvezza, che il dialogo interreligioso fa parte della "missione" della Chiesa nei confronti delle nazioni, e che l'uguaglianza nel dialogo si riferisce alla dignità dei partecipanti e non al contenuto dottrinale. Il professor Berger ha spiegato che l'argomento secondo cui gli ebrei sono esclusi da queste affermazioni controverse sembra contraddire il testo della dichiarazione stessa e di altri scritti del cardinale Joseph Ratzinger, responsabile della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha pubblicato la dichiarazione. Tuttavia, Berger ha poi affermato che non c'è alcuna base legittima ad obiezioni ebree ai passaggi della Dominus Iesus riguardanti la salvezza e l'uguaglianza [nel dialogo]. Portare avanti simili obiezioni significa esporsi ad esigenze di richieste [cristiane] identiche di revisione della teologia ebraica, e trasformare il dialogo in uno strumento d'intimidazione religiosa. D'altronde, egli ha espresso l'opinione che il passaggio riguardante la missione [= la natura missionaria originaria della predicazione evangelica] creava un problema maggiore per il dialogo, in particolare riguardo a questioni dottrinali, e rafforzava le inquietudini degli ebrei ortodossi i quali hanno in gran parte evitato simili discussioni.

La discussione è poi proseguita. Il Padre John Pawlikowski, OSM, ha affermato che il documento non parla dell'ebraismo post-biblico. Il cardinale Kasper ha fatto rimarcare che il documento non riflette pienamente la dottrina della Chiesa cattolica, né altre dichiarazioni papali riguardanti i rapporti con la fede ebraica. Il cardinale Cassidy ha precisato che la Dominus Iesus non è l'ultima parola sulla materia.

La serata del primo maggio ha costituito un'esperienza molto profonda di fraternità, quando il Comitato Internazionale di Collegamento ha onorato il cardinale Cassidy e il defunto John J. O'Connor; i Rabbini Mordecai Waxman, Leon Klenicki, e A. James Rudin; Sorella Rose Thering, o.p., e Mons. George G. Higgins, per il loro esempio, la loro testimonianza ed il loro amore per il dialogo tra Cattolici ed Ebrei. Il Comitato Internazionale di Collegamento è profondamente riconoscente a Rabbi Gary Bretton-Granatoor ed alla Sinagoga Libera Stephen Wise d'aver offerto ospitalità a  questa manifestazione.

Il giorno seguente, (mercoledì 2 maggio 2001), il Padre James Loughran, S.A., nuovo Segretario della Pontificia Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo ha esposto la tradizione cattolica sul pentimento, così com'è praticata, a livello pastorale, nel sacramento della penitenza e nella vita liturgica della Chiesa. Suo tema principale è la metanoia, il "ritorno" del cuore [che si distoglie] dal peccato [per tornare] a D-o. La motivazione di questa conversione del cuore è l'amore, non la paura della condanna. La discussione che è seguita ha chiarito la distinzione della teologia cattolica tra la Chiesa istituita dal Cristo - che è senza peccato - e i membri umani della Comunità ecclesiale - che sono peccatori.

Il professor David Novak, dell'Università di Toronto, ha fatto una relazione sulla "evoluzione degli atteggiamenti ebraici verso i non-ebrei". Egli ha precisato che la Torah ingiunge agli Ebrei di rispettare i [fedeli] di una religione diversa, che riconoscono D-o come creatore e non adorano idoli. Queste persone devono essere rispettate in ragione delle "Darkeï Shalom" (le vie della pace)  in quanto non costituiscano  una minaccia per gli Ebrei o per l'Ebraismo.

Il Padre Gerald P. Fogarty, dell'Università della Virginia, e il Dr Michaël R. Marrus, dell'Università di Toronto, due membri dell'équipe (autorizzata in precedenza, durante la riunione a Roma, nel 1998, del Comitato Internazionale per il collegamento) di esperti incaricati dalla Santa Sede e dal Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose di passare in rassegna i documenti editi dal Vaticano, riguardanti l'epoca della  la Seconda Guerra mondiale, hanno discusso sul loro rapporto preliminare. Basandosi sulla loro lettura degli undici volumi degli Atti e Documenti della Santa Sede durante la Seconda Guerra Mondiale, gli esperti hanno presentato una valutazione preliminare della raccolta ed espresso la loro soddisfazione per gli sforzi di obiettività dei redattori. Essi hanno fatto sapere che l'équipe era giunta alla conclusione che questi volumi costituiscono un contributo valido alla raccolta storica. Contestualmente alla valutazione, gli esperti hanno sottoposto quarantasette domande specifiche che illustrano la necessità di proseguire l'esame di questa questione complessa e difficile. Nonostante tra loro ci siano divergenze, come spesso accade tra gli specialisti, essi convengono che la questione del ruolo del papato durante la guerra resta insolubile. Benché l'apertura degli archivi del Vaticano non sia sufficiente a mettere un termine a questo problema, il fatto di avervi avuto accesso aiuterà a dissipare l'atmosfera di sospetto e contribuirà ad un più maturo livello di comprensione. Il Comitato Internazionale di Collegamento a rimarcato l'importanza della questione per le nostre due comunità, ed incoraggiato un dibattito sull'argomento che sia caratterizzato dal reciproco rispetto ed apprezzamento per i punti di vista legittimamente sostenuti.

La discussione prosegue. Il Padre Pawlikowski sottolinea che dal momento che la questione non è definita, il riferimento al "silenzio" di Pio XII è una definizione ingiusta e dovrebbe essere esclusa dal dibattito. Il Decano Marrus afferma che abbiamo bisogno di una risposta positiva al rapporto provvisorio e che "la palla è al Vaticano". Egli afferma ancora che abbiamo bisogno che qualcosa si muova sulla questione degli archivi e che "l'accesso agli archivi sarebbe salutare".

La nostra attenzione si è quindi concentrata sulla prima stesura di un rapporto comune sulla tutela della libertà religiosa e dei luoghi santi. Dopo molte deliberazioni e discussioni della durata di due giorni, il nostro Comitato Internazionale di Collegamento ha adottato la risoluzione allegata. Il Comitato ha altresì pubblicato una "Raccomandazione concernente l'éducazione nei Seminari cattolici ed ebrei e le Facoltà di teologia", allegata, anch'essa, a questo comunicato.

Il terzo giorno di riunione  è iniziato con una breve commemorazione del cardinale John J. O'Connor, in occasione del primo anniversario della sua morte. Rabbi Bretton-Granatoor ha letto alcuni estratti dall'opera della poetessa ebraica Hannah Yesh, intitolata Yesh Kochavim ("ci sono le stelle"). Ci siamo quindi avviati verso la terza sessione di relazioni.

Il Dr Eugène Fisher, della Conferenza dei Vescovi Cattolici degli Stati Uniti, ha fatto l'inventario della vasta raccolta delle dichiarazioni episcopali, dei programmi educativi, dei miglioramenti del materiale didattico, della istituzione di studi ebraici e cristiani assegnati alle università cattoliche, dei dialoghi e dell'azione sociale comune a tutti i livelli, che hanno fatto progredire la visione profetica della Nostra Aetate ed hanno infuso profondamente ed in modo inestricabile il suo spirito nella vita della Chiesa cattolica del mondo intero. "La sfida teologica lanciata dal Concilio Vaticano II  sulla quale si sono prudentemente costruite le dichiarazioni susseguenti", egli ha detto, "è divenuta un edificio monumentale di dottrina che durerà secoli".

Reich Seymour ha parlato dei cambiamenti più considerevoli intervenuti nella storia del nostro dialogo. Egli ha espresso suggerimenti importanti sull'educazione nelle scuole ebraiche : esse sono state incorporate nella risoluzione, sopra ricordata, riguardante l'educazione nei seminari cattolici ed ebrei. Egli ha attirato l'attenzione dei responsabili della Chiesa sulla necessità di comprendere che praticamente per tutti gli ebrei, la sopravvivenza e la prosperità dello Stato d'Israele sono il "test decisivo" che riflette il sentimento di sopravvivenza e l'immagine che essi hanno di loro stessi in quanto popolo. "È importante per i cattolici", egli ha detto, "che essi comprendano i legami emotivi della comunità ebrea con lo Stato ebraico e che essi riconoscano che il le sfumature ed le tonalità sono importanti quasi quanto la sostanza, nelle questioni che colpiscono questa nazione."

Durante une discussione riguardante progetti in corso nelle comunità locali, sono stati presentati un certo numero di rapporti. Per la prima volta, l'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede, Neville Lamdan, ed il Ministro per gli Affari Interreligiosi dell'ambasciata israeliana à Washington, Moshe Fox, hanno partecipato all'incontro come osservatori. L'ambasciatore Lamdan ha informato sugli sforzi compiuti dalla sua ambasciata, così come dalla Santa Sede, per far progredire i rapporti tra Cattolici ed Ebrei, ad esempio : il lavoro educativo nelle Università pontificie, le esperienze "interpersonali" come i pellegrinaggi, gli scambi di studenti, la cooperazione internazionale allo sviluppo, gli eventi culturali.

Rabbi Ron Kronish, d'Israele, ha parlato dei progetti che mettono insieme Ebrei, Cristiani e  Musulmani, in Israele e nei Territori sotto l'autorità palestinese. il professor Georges Schneck, di Bruxelles, ha parlato del lavoro in corso nel suo paese e Rabbi Henry Sobel, del Brasile ha riferito le esperienze dell'America Latina.

In ordine a Jedwabne, un massacro di Ebrei perpetrato da alcuni polacchi durante la Seconda Guerra mondiale, il vescovo Stanislaw Gadecid ha espresso tre sottolineature. "In primo luogo, devo sottolineare la responsabilità polacca nel crimine commesso a Jedwabne. E non la giustifico affatto. In secondo luogo, durante la guerra, molte persone cercavano un capro espiatorio per dare una spiegazione alle loro disgrazie. Un numero troppo grande l'ha trovato nello stereotipo secondo cui gli Ebrei collaboravano col regime comunista. Sappiamo che gli Ebrei sono stati sfruttati e maltrattati – come nel caso di altre minoranze – dai Sovietici, come i Polacchi lo furono da parte dei tedeschi. La demonizzazione degli ebrei e l'antisemitismo tradizionale fondato su stereotipi cristiani hanno del pari favorito i pogroms contro gli Ebrei. In terzo luogo, ciò che noi, Polacchi, vogliamo, è riconoscere il nostro peccato e pentirci."  

Si è suggerito che dovrebbe esserci una presenza femminile più rimarchevole nella preparazione e nella programmazione delle riunioni del Comitato Internazionale di Collegamento : la mozione è stata adottata all'unanimità

L'incontro si è concluso con la lettura del Salmo 133, in ebreo, latino ed inglese, da parte di Betty Ehrenberg, dell'Unione Ortodossa, il Dr Hans Hermann Henrix, della Germania, e Lisa Palmieri-Billig, della Lega contro la Diffamazione, dell'Italia. Sono state proposte riflessioni finali dal cardinale Edward Cassidy e da Seymour Reich. Il cardinale Edward Egan, di New York, il 3 maggio  ha ricevuto a casa sua il Comitato Internazionale di Collegamentoi. Sono state profondamente apprezzate la sua bontà e l'accoglienza calorosa che ci ha riservato. 

Il Comitato Internazionale di Collegamento tra Cattolici ed Ebrei ha espresso la sua soddisfazione per il pesante lavoro e la dedizione del personale dell'Unione delle Congregazioni Ebraiche Americane, i cui vasti spazi e l'organizzazione hanno favorito un ambiente gradevole e creativo.

Il nostro apprezzamento si estende al Segretario del Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose, il Dr. Rabbi Leon Feidman, ed a Reva Kaiser, Zeesy e Joël Schnur, di Schnur Associates, per il loro adoperarsi nel coordinamento della conferenza.

[Dall'originale inglese a cura di Le nostre Radici]


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