In seguito al Concilio Vaticano II, nel 1965, la
Chiesa cattolica e le organizzazioni internazionali rappresentative del
popolo ebraico in Israele e nella Diaspora hanno preso la decisione di
porre in essere uno strumento comune che permetta di dare seguito al momento
storico straordinario costituito dalla Dichiarazione Conciliare Nostra
Aetate ("Nel nostro tempo").
Dopo circa due millenni di relazioni conflittuali,
si era aperto uno spiraglio per permettere al dialogo di prendere il posto
delle polemiche del passato. Il risultato fu la costituzione del Comitato
Internazionale di Collegamento tra Cattolici ed Ebrei (acronimo inglese:
"ILS"), da parte della Commissione della Santa Sede per le
Relazioni Religiose con gli Ebrei ed il comitato Ebreo Internazionale per
le Consultazioni Interreligiose (sigla inglese: "IJCIC")-
L'IJCIC è composto dall'American Jewish Committee
[Comitato Ebraico Americano], dall'Anti Defamation League [Lega contro la
Diffamazione], dal B'nai Brit International, dalla Conferenza Centrale dei
Rabbini Americani, dall'Israel Jewish Council for Interreligious [Comitato
Ebraico d'Israele per i rapporti interreligiosi], dalla Rabbinical
Assembly [Assemblea rabbinica], dal Rabbinical Coucil of America
[Consiglio Rabbinico d'America], dall'Union of American Hebrew
Congregations [Unione delle Congregazioni Ebraiche americane], dall'Union of Orthodox Jewish Congregations of America [Unione
delle Congregazioni Ebraiche Ortodosse d'America], dall'United Synagogue of
America [la Sinagoga unita d'America], e dal World Jewish Congress [Congresso
Ebraico Mondiale]. La 17a riunione si è tenuta a New York dal
1° al 3 maggio 2001.
Durante gli anni trascorsi dopo la 16a riunione
(Città del Vaticano - marzo 1998), sono sorte tensioni tra la Commissione
della Santa Sede e l'IJCIC. La parte cattolica si sentiva frustrata
dall'assenza di dialogo teologico. La parte ebraica replicava di voler
approfondire il dialogo in modo che sia gli ebrei che i cristiani potessero
scoprirsi l'un l'altro e far progredire costantemente le nostre comunità,
senza correre il rischio di confronti teologici.
Affermiamo che la nostra collaborazione è salda e che
il lavoro fondamentale del Comitato Internazionale di Collegamento prosegue
con promettente successo, fin da ora e per gli anni a venire. In quanto
delegati ufficiali delle organizzazioni delle nostre comunità religiose,
siamo determinati a promuovere l'impegno e il coinvolgimento dei nostri
superiori religiosi e dirigenti laici nel dialogo e nella collaborazione.
Nella primavera del 2000, il Comitato Ebraico Internazionale
per le Consultazioni Interreligiose e la Santa Sede si sono accordati
per perseguire un dialogo più ampio. Ora, giunti al termine delle nostre
riunioni di New York, affermiamo di aver raggiunto il nostro scopo. Ci
siamo impegnati in un dialogo convincente, che ha considerevolmente
affinato la nostra comprensione delle differenze e delle affinità delle
nostre fedi religiose.
Il tema principale del nostro incontro, Pentimento e
Riconciliazione, è stato ispirato dal desiderio di passare in rassegna
gli ultimi undici anni, successivi alla importante dichiarazione sulla
Teshuva, fatta a Praga nel 1990,
dal Cardinale Edward I. Cassidy. Si tratta di
una vigorosa dichiarazione sulla necessità del rimorso e della
contrizione, ed è servita di base per il rivoluzionario richiamo del
Comitato Internazionale di Collegamento alla rinuncia cattolica
all'antisemitismo, in quanto si tratta di "un peccato contro D-o e
l'umanità". Il papa Giovanni Paolo II ha dato a questo tema una
risonanza mondiale. Molte cose sono avvenute dopo questo incontro di
Praga: la normalizzazione, nel 1994, delle relazioni diplomatiche tra la
Santa Sede e lo Stato d'Israele, la pubblicazione, nel 1998, di "Noi
ricordiamo", la visita
del papa Giovanni Paolo II in Israele, nel 2000, e l'esame, da parte
di esperti cattolici ed ebrei, dei documenti d'archivio sugli avvenimenti
della seconda guerra mondiale resi pubblici dal Vaticano. Certamente, ci
sono stati anche momenti di tensione: la canonizzazione di Edith Stein, la
beatificazione di Pio IX e l'eventualità di quella di Pio XII, unitamente
alla pubblicazione della Dominus
Jesus. Questioni che hanno provocato intense discussioni.
Abbiamo iniziato la nostra conferenza con una
lettura in ebraico del Libro dei Salmi (Sal 85) da parte di Pier Francesco
Fumagalli, di Milano, con una traduzione inglese del Prof. Jean Halpérin,
del Congresso Ebraico Mondiale, di Ginevra. Rabbi Gary
M. Bretton-Granatoor, presidente del programma del Comitato
Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose, ha tracciato una breve
visione d'insieme sul tema della nostra riunione ed ha presentato il
cardinale Walter Kasper, recentemente nominato
presidente della Commissione della Santa Sede [per
i rapporti religiosi con gli ebrei] e Seymour D. Reich, presidente del Comitato Ebraico
Internazionale per le Consultazioni
Interreligiose
Il cardinale Kasper ha porto il benvenuto a tutti ed
ha detto, nella sua dichiarazione: "Mi sono impegnato a lavorare con
voi per la riconciliazione delle nostre comunità di fede, sulla base di
un mutuo totale rispetto per le nostre rispettive tradizioni e
convinzioni. Malauguratamente, il reciproco rispetto in passato è spesso
venuto meno. La Teshuva è dunque una tappa indispensabile nel nostro
cammino. A noi cattolici, ha dato l'esempio il Papa Giovanni Paolo II".
Ed inoltre: "A questo punto della storia dei nostri rapporti, la
nostra Commissione è effettivamente convinta della necessità d'un
dialogo che vada al di là della discussione dei problemi ed entri nel
cuore di ciò che costituisce le nostre identità come comunità di fede,
per permetterci di progredire - su questa base - nell'azione comune nella
società odierna". Egli ha così concluso le sue sottolineature:
"Credo che la scoperta, o la riscoperta di questo legame di alleanza
tra le nostre due tradizioni religiose è alla base dell'ordine del giorno
del nostro dialogo. Come del resto ha detto uno dei miei predecessori, il
cardinale Johannes Willebrands: "Noi siamo uniti per sempre".
M. Reich ha affermato che "l'aspetto più
evidente della collaborazione tra Cattolici ed Ebrei è che a dispetto
delle differenze e dei disaccordi, i rapporti fondamentali hanno subito un
cambiamento importante, trasformando l'odio ed il sospetto secolari in un
dialogo positivo tra due fedi unite da legami storici". Egli ha
rimarcato l'impatto negativo della beatificazione di papa Pio IX sui
rapporti tra Cattolici ed Ebrei, particolarmente in Italia, in ragione del
caso di Eduardo Mortara: un bambino ebreo era stato strappato con
la forza ai suoi genitori per essere educato come cattolico all'interno del
Vaticano. Il Comitato Internazionale di Collegamento afferma che questo
episodio è emblematico dei problemi storici che la Nostra
Aetate ed i documenti successivi della Santa Sede hanno risolto,
"Nel nostro tempo".
Rabbi Joël Zaiman, che assicurava la presidenza
della seduta in nome del Consiglio nazionale delle Sinagoghe, ha
presentato il cardinale Cassidy e Rabbi Leon Klenicki, l'anziano direttore degli Affari Interreligiosi della Lega
contro la Diffamazione. Il cardinale Cassidy, riflettendo sugli
undici anni trascorsi, ha affermato: "Il dialogo è uno scambio di
doni". Egli ha ammesso che nel nostro dialogo c'è ancora molto da
impegnarsi; dobbiamo "andare avanti... non si tornerà
indietro". Tuttavia egli ha lasciato intendere che, in mancanza di
attenzione, nel nostro dialogo potrebbe verificarsi una diminuzione di
interesse. Il cardinale Cassidy ha fatto riferimento alla riunione
di Praga del 1990 del Comitato Internazionale di Collegamento come ad
una "Tappa importante che ha dato una nuova vitalità ai rapporti ed
è stata l'origine di un lavoro importante nei campi dell'educazione e
della formazione. Molti antichi problemi", egli ha detto, "sono
stati in seguito risolti ed è stato dato un nuovo impulso ai rapporti tra
Cattolici ed Ebrei quando la Santa Sede ed Israele hanno stabilito formali
relazioni diplomatiche. A dispetto dei numerosi problemi che hanno causato
una certa tensione, i progressi sono continuati e la Commissione ha
pubblicato, nel 1998, un documento cattolico sull'Olocausto, Noi
ricordiamo: una riflessione sulla Shoah. Il processo ha raggiunto
il suo culmine nel marzo 2000 con
la visita in Israele del Papa Giovanni Paolo II
Presentando il tema principale, Pentimento e
Riconciliazione, Rabbi Klenicki ha affermato che ognuna delle nostre
comunità aveva bisogno di superare il suo specifico trionfalismo.
"Il Cristianesimo deve superare il trionfalismo teologico: la
convinzione che esso costituisce la sola via di salvezza e deve essere
imposto a tutti. Per quanto ci riguarda, l'Ebraismo deve superare il
trionfalismo del dolore e della memoria. Siamo obbligati a rispondere alla
storia con nuove affermazioni sull'Alleanza di D-o e con nuove dimensioni
della fede nell'umanità, a dispetto del potenziale del male umano".
Egli ha ricordato che la dichiarazione
ebraica Dabru Emet ("dite la verità"), siglata lo scorso
anno da circa 200 rabbini e saggi americani, costituisce un esempio di
questa risposta ebrea ai grandi passi avanti cristiani in favore della
riconciliazione.
Abbiamo poi rivolto la nostra attenzione sui
sostanziali contributi suggeriti dal tema principale. Il cardinale Kasper
ha presieduto la sessione del pomeriggio che ha comportato relazioni di Laurent Frizzell,
professore dell'Isituto di Studi Ebraico-Cristiani dell'Università di Seton Hall,
e del Dr. Rabbi
Michael Signer, professore del dipartimento di Teologia dell'Università di Notre-Dame.
Il Dr Frizzell ci ha ricordato che "il Papa Giovanni Paolo II ha
invitato i cattolici, 'a progredire nel pentimento con la conversione
quotidiana del cuore, o teshuva, il digiuno e le opere di misericordia' (Allocuzione
ai dirigenti ebrei, Budapest, 18 agosto 1991) ". L'esperienza
cristiana del pentimento e del ritorno al progetto di D-o per
l'umanità è radicata nella liturgia del Tempio di Gerusalemme, particolarmente
quella di Kippur. "Attraverso la fede, i Cristiani raccolgono la
sfida di divenire strumenti o ambasciatori della riconciliazione in mezzo
agli esseri umani, e tra le persone e D-o. Come Cristiani ed Ebrei possono
divenire una benedizione gli uni per gli altri, in modo da poter divenire
una benedizione per il mondo?"
Il professor Signer ha proposto la sua prospettiva delle
Darkeï Shalom (le vie della pace). Si apprendono molte cose su una
società a partire dai suoi modi di salutare. Quando salutiamo qualcuno,
noi l'accogliamo alla nostra presenza e assumiamo il rischio di essere
accolti. il saluto ebraico "Shalom" [letteralmente : "Pace"]
indica che introduciamo l'altro alla nostra presenza, augurandogli un
sentimento di benessere e di pienezza [la radice di 'shalom', significa
anche 'riempire']. Nella tradizione rabbinica, la nozione di
pace fa parte della natura di D-o. È un dono unico di misericordia e di
grazia divine. È d'altronde vero che gli ebrei hanno l'ordine di consacrare
la loro esistenza quotidiana alla ricerca ed al perseguimento della pace
instaurando una solida rete di pace e di armonia.
Uno dei difficili problemi trattati in questo XVII
incontro del Comitato Internazionale per il Collegamento è stata la
pubblicazione della Dominus Iesus.
Secondo il cardinale Kasper, "la Dominus Iesus è un documento
intra-cattolico, consacrato al dialogo interreligoso e destinato ai
teologi cattolici, in ordine ai problemi del relativismo, del sincretismo,
dell'universalismo e dell'indifferentismo. Essa non entra nel quadro del
dialogo tra Ebrei e Cattolici. Bisogna in primo luogo notare che il
rapporto tra la Chiesa e il popolo ebraico è unico. In secondo luogo, la
Dominus Iesus non mette in discussione la salvezza degli ebrei. Come terzo
punto, l'Alleanza ebraica non è stata revocata e resta efficace per gli
Ebrei sul piano della salvezza. Come quarto punto, la Dominus Iesus deve
essere compresa correttamente nel contesto della Nostra Aetate, delle
encicliche del Papa e degli altri documenti ufficiali della Chiesa
riguardanti l'ebraismo. Come quinto punto, non esiste nell'ambito della
Chiesa alcuna attività missionaria orientata verso la conversione degli
ebrei. La Dominus Iesus non è la fine del nostro dialogo. Essa è una
sfida per il nostro dialogo.
Affrontando il problema della Dominus Iesus, il
professor David Berger ha sottolineato la preoccupazione che essa ha
provocato in alcuni membri della comunità ebraica, i quali credono che il
documento abbia affermato che gli adepti di altre religioni sono in una
situazione gravemente insufficiente sul piano della salvezza, che il
dialogo interreligioso fa parte della "missione" della Chiesa
nei confronti delle nazioni, e che l'uguaglianza nel dialogo si riferisce
alla dignità dei partecipanti e non al contenuto dottrinale. Il professor
Berger ha spiegato che l'argomento secondo cui gli ebrei sono esclusi da
queste affermazioni controverse sembra contraddire il testo della
dichiarazione stessa e di altri scritti del cardinale Joseph Ratzinger,
responsabile della Congregazione per la Dottrina della Fede, che ha
pubblicato la dichiarazione. Tuttavia, Berger ha poi affermato che non
c'è alcuna base legittima ad obiezioni ebree ai passaggi della Dominus
Iesus riguardanti la salvezza e l'uguaglianza [nel dialogo]. Portare
avanti simili obiezioni significa esporsi ad esigenze di richieste [cristiane]
identiche di revisione della teologia ebraica, e trasformare il dialogo in
uno strumento d'intimidazione religiosa. D'altronde, egli ha espresso
l'opinione che il passaggio riguardante la missione [= la natura missionaria
originaria della predicazione evangelica] creava un problema
maggiore per il dialogo, in particolare riguardo a questioni dottrinali, e
rafforzava le inquietudini degli ebrei ortodossi i quali hanno in gran
parte evitato simili discussioni.
La discussione è poi proseguita. Il Padre John
Pawlikowski, OSM, ha affermato che il documento non parla dell'ebraismo
post-biblico. Il cardinale Kasper ha fatto rimarcare che il documento non
riflette pienamente la dottrina della Chiesa cattolica, né altre
dichiarazioni papali riguardanti i rapporti con la fede ebraica. Il cardinale Cassidy
ha precisato che la Dominus Iesus non è l'ultima parola sulla materia.
La serata del primo maggio ha costituito
un'esperienza molto profonda di fraternità, quando il Comitato
Internazionale di Collegamento ha onorato il cardinale Cassidy e il defunto John J.
O'Connor; i Rabbini Mordecai Waxman, Leon Klenicki, e A. James Rudin; Sorella Rose
Thering, o.p., e Mons. George G. Higgins, per il loro esempio, la loro testimonianza ed il loro amore per
il dialogo tra Cattolici ed Ebrei. Il Comitato Internazionale di
Collegamento è profondamente riconoscente a Rabbi
Gary Bretton-Granatoor ed alla Sinagoga Libera Stephen Wise d'aver
offerto ospitalità a questa manifestazione.
Il giorno seguente, (mercoledì 2 maggio 2001), il
Padre
James Loughran, S.A., nuovo Segretario della Pontificia Commissione per
i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo ha esposto la tradizione cattolica sul
pentimento, così com'è praticata, a livello pastorale, nel sacramento
della penitenza e nella vita liturgica della Chiesa. Suo tema principale
è la metanoia, il "ritorno" del cuore [che
si distoglie] dal peccato [per tornare] a D-o.
La motivazione di questa conversione del cuore è l'amore, non la paura
della condanna. La discussione che è seguita ha chiarito la distinzione
della teologia cattolica tra la Chiesa istituita dal Cristo - che è senza
peccato - e i membri umani della Comunità ecclesiale - che sono
peccatori.
Il professor David Novak, dell'Università
di
Toronto, ha fatto una relazione sulla "evoluzione degli atteggiamenti
ebraici verso i non-ebrei". Egli ha precisato che la Torah ingiunge
agli Ebrei di rispettare i [fedeli] di una
religione diversa, che riconoscono D-o come creatore e non adorano idoli.
Queste persone devono essere rispettate in ragione delle "Darkeï Shalom"
(le vie della pace) in quanto non costituiscano una
minaccia per gli Ebrei o per l'Ebraismo.
Il Padre Gerald P. Fogarty, dell'Università della
Virginia, e il Dr Michaël R. Marrus, dell'Università di Toronto, due
membri dell'équipe (autorizzata in precedenza, durante la riunione a
Roma, nel 1998, del Comitato Internazionale per il collegamento) di
esperti incaricati dalla Santa Sede e dal Comitato Ebraico Internazionale per le
Consultazioni Interreligiose di passare in rassegna i documenti editi dal
Vaticano, riguardanti l'epoca della la Seconda Guerra mondiale,
hanno discusso sul loro rapporto preliminare. Basandosi sulla loro lettura
degli undici volumi degli Atti e Documenti della Santa Sede durante la
Seconda Guerra Mondiale, gli esperti hanno presentato una valutazione
preliminare della raccolta ed espresso la loro soddisfazione per gli
sforzi di obiettività dei redattori. Essi hanno fatto sapere che
l'équipe era giunta alla conclusione che questi volumi costituiscono un
contributo valido alla raccolta storica. Contestualmente alla valutazione,
gli esperti hanno sottoposto quarantasette domande specifiche che
illustrano la necessità di proseguire l'esame di questa questione
complessa e difficile. Nonostante tra loro ci siano divergenze, come
spesso accade tra gli specialisti, essi convengono che la questione del
ruolo del papato durante la guerra resta insolubile. Benché l'apertura
degli archivi del Vaticano non sia sufficiente a mettere un termine a
questo problema, il fatto di avervi avuto accesso aiuterà a dissipare
l'atmosfera di sospetto e contribuirà ad un più maturo livello di comprensione. Il Comitato Internazionale di Collegamento a
rimarcato l'importanza della questione per le nostre due comunità, ed
incoraggiato un dibattito sull'argomento che sia caratterizzato dal
reciproco rispetto ed apprezzamento per i punti di vista legittimamente
sostenuti.
La discussione prosegue. Il Padre Pawlikowski
sottolinea che dal momento che la questione non è definita, il
riferimento al "silenzio" di Pio XII è una definizione ingiusta
e dovrebbe essere esclusa dal dibattito. Il Decano Marrus afferma che
abbiamo bisogno di una risposta positiva al rapporto provvisorio e che "la
palla è al Vaticano". Egli afferma ancora che abbiamo bisogno che
qualcosa si muova sulla questione degli archivi e che "l'accesso agli
archivi sarebbe salutare".
La nostra attenzione si è quindi concentrata sulla
prima stesura di un rapporto comune sulla tutela della libertà religiosa
e dei luoghi santi. Dopo molte deliberazioni e discussioni della durata di
due giorni, il nostro Comitato Internazionale di Collegamento ha adottato
la risoluzione allegata. Il Comitato ha altresì pubblicato una "Raccomandazione
concernente l'éducazione nei Seminari cattolici ed ebrei e le Facoltà di
teologia", allegata, anch'essa, a questo comunicato.
Il terzo giorno di riunione è iniziato con
una breve commemorazione del cardinale John J. O'Connor, in occasione del
primo anniversario della sua morte. Rabbi Bretton-Granatoor ha letto
alcuni estratti dall'opera della poetessa ebraica Hannah Yesh, intitolata Yesh
Kochavim ("ci sono le stelle"). Ci siamo quindi avviati verso la
terza sessione di relazioni.
Il Dr Eugène Fisher, della Conferenza dei Vescovi
Cattolici degli Stati Uniti, ha fatto l'inventario della vasta raccolta
delle dichiarazioni episcopali, dei programmi educativi, dei miglioramenti
del materiale didattico, della istituzione di studi ebraici e cristiani
assegnati alle università cattoliche, dei dialoghi e dell'azione sociale
comune a tutti i livelli, che hanno fatto progredire la visione profetica
della Nostra Aetate ed hanno
infuso profondamente ed in modo inestricabile il suo spirito nella vita
della Chiesa cattolica del mondo intero. "La sfida teologica lanciata
dal Concilio Vaticano II sulla quale si sono prudentemente costruite
le dichiarazioni susseguenti", egli ha detto, "è divenuta un
edificio monumentale di dottrina che durerà secoli".
Reich Seymour ha parlato dei cambiamenti più
considerevoli intervenuti nella storia del nostro dialogo. Egli ha
espresso suggerimenti importanti sull'educazione nelle scuole ebraiche :
esse sono state incorporate nella risoluzione, sopra ricordata, riguardante l'educazione nei seminari cattolici ed ebrei. Egli ha attirato
l'attenzione dei responsabili della Chiesa sulla necessità di comprendere
che praticamente per tutti gli ebrei, la sopravvivenza e la prosperità
dello Stato d'Israele sono il "test decisivo" che riflette il
sentimento di sopravvivenza e l'immagine che essi hanno di loro stessi in
quanto popolo.
"È importante per i cattolici", egli ha detto, "che essi
comprendano i legami emotivi della comunità ebrea con lo Stato ebraico e
che essi riconoscano che il le sfumature ed le tonalità sono importanti
quasi quanto la sostanza, nelle questioni che colpiscono questa nazione."
Durante une discussione riguardante progetti in
corso nelle comunità locali, sono stati presentati un certo numero di
rapporti. Per la prima volta, l'ambasciatore d'Israele presso la Santa
Sede, Neville Lamdan, ed il Ministro per gli Affari Interreligiosi dell'ambasciata
israeliana à Washington, Moshe Fox, hanno partecipato all'incontro come
osservatori. L'ambasciatore Lamdan ha informato sugli sforzi compiuti
dalla sua ambasciata, così come dalla Santa Sede, per far progredire i
rapporti tra Cattolici ed Ebrei, ad esempio : il lavoro educativo nelle
Università pontificie, le esperienze "interpersonali" come i
pellegrinaggi, gli scambi di studenti, la cooperazione internazionale allo
sviluppo, gli eventi culturali.
Rabbi Ron Kronish, d'Israele, ha parlato dei
progetti che mettono insieme Ebrei, Cristiani e Musulmani, in Israele
e nei Territori sotto l'autorità palestinese. il professor Georges
Schneck, di Bruxelles, ha parlato del lavoro in corso nel suo paese e Rabbi
Henry Sobel, del Brasile ha riferito le esperienze dell'America Latina.
In ordine a Jedwabne, un massacro di Ebrei
perpetrato da alcuni polacchi durante la Seconda Guerra mondiale, il
vescovo Stanislaw Gadecid ha espresso tre sottolineature. "In primo
luogo, devo sottolineare la responsabilità polacca nel crimine commesso a
Jedwabne. E non la giustifico affatto. In secondo luogo, durante
la guerra, molte persone cercavano un capro espiatorio per dare una
spiegazione alle loro disgrazie. Un numero troppo grande l'ha trovato
nello stereotipo secondo cui gli Ebrei collaboravano col regime comunista.
Sappiamo che gli Ebrei sono stati sfruttati e maltrattati
– come nel caso di altre minoranze – dai Sovietici, come i
Polacchi lo furono da parte dei tedeschi. La demonizzazione degli ebrei e
l'antisemitismo tradizionale fondato su stereotipi cristiani hanno del
pari favorito i pogroms contro gli Ebrei. In terzo luogo, ciò che noi,
Polacchi, vogliamo, è riconoscere il nostro peccato e pentirci."
Si è suggerito che dovrebbe esserci una presenza
femminile più rimarchevole nella preparazione e nella programmazione
delle riunioni del Comitato Internazionale di Collegamento : la mozione
è stata adottata all'unanimità
L'incontro si è concluso con la lettura del Salmo 133,
in ebreo, latino ed inglese, da parte di Betty Ehrenberg, dell'Unione
Ortodossa, il Dr Hans Hermann Henrix, della Germania, e Lisa
Palmieri-Billig, della Lega contro la Diffamazione, dell'Italia. Sono
state proposte riflessioni finali dal cardinale Edward Cassidy e da Seymour
Reich. Il cardinale Edward Egan, di New York, il 3
maggio ha ricevuto a casa
sua il Comitato Internazionale di Collegamentoi. Sono state profondamente
apprezzate la sua bontà e l'accoglienza calorosa che ci ha
riservato.
Il Comitato Internazionale di Collegamento tra
Cattolici ed Ebrei ha espresso la sua soddisfazione per il pesante lavoro
e la dedizione del personale dell'Unione delle Congregazioni Ebraiche Americane,
i cui vasti spazi e l'organizzazione hanno favorito un ambiente gradevole
e creativo.
Il nostro apprezzamento si estende al Segretario del
Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose, il Dr. Rabbi
Leon Feidman, ed a Reva Kaiser, Zeesy e Joël Schnur, di Schnur Associates,
per il loro adoperarsi nel coordinamento della conferenza.
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