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Armand Abécassis |
Uno
dei migliori specialisti ebrei dei Vangeli cristiani, il filosofo
Armand Abécassis, è persuaso che la scoperta comune, da parte
degli ebrei e dei cristiani, dell'eredità storica trasmessa da Gesù
potrebbe avvicinare l'ebraismo e il cristianesimo. Un avvicinamento
che potrebbe nel contempo aprire la strada ad un «vero» dialogo
tra queste due religioni che tutto contrappone da 2000 anni.
«Io
credo che ci siano condizioni favorevoli per avviare un vero dialogo
ebraico-cristiano, improntato alla franchezza. Non un equivoco
sincretismo, non una esposizione di lagnanze e di colpe, non un
richiamo a valori che potrebbero essere arcaici e superati, ma un
sincero sforzo per comprendere ciò che separa ebrei e cristiani e
ciò che realmente li unisce. La riscoperta comune della vita di Gesù
potrebbe favorire l'avvicinamento tra gli appartenenti alle due
religioni», ha spiegato Armand Abécassis nel corso dell'intervista
che ha concesso durante il suo soggiorno a Montréal,
dove è stato invitato dall'Istituto della cultura sefardita per una
serie di conferenze.
Esegeta biblico di rinomanza internazionale, Armand Abécassis,
professore di filosofia comparata presso l'Università
Michel-de-Montaigne di Bordeaux, è una personalità di primo piano
nell'ambito del dialogo ebraico-cristiano europeo. Autore di molti
saggi intorno ad ebraismo e cristianesimo, tra cui La Pensée
juive, un imponente studio in quattro volumi (Hachette-Biblio-essais,
1996), e En vérité je vous le dis - Une lecture juive des Évangiles
(1a edizione-Hachette, 1999), questo commentatore di
provata esperienza sui testi dell'Antico e del Nuovo Testamento ha
pubblicato recentemente la prima edizione di un saggio molto
provocatorio, che ha suscitato molti scritti, Judas et Jésus,
une liaison dangereuse. Un'opera di grande erudizione che
riabilita l'apostolo Giuda, maledetto dalla Chiesa per due millenni.
Secondo Armand Abécassis, nonostante esse siano sempre necessarie,
è ormai tempo di andare oltre le Amicizie ebraico-cristiane.
«In Europa, i gruppi di Amicizie ebraico-cristiane sono in
crisi. Al di là del dialogo convenzionale, bisogna che gli ebrei e
i cristiani si siedano intorno allo stesso tavolo per studiare
insieme i testi della Torah e dei Vangeli. Questo arduo lavoro è già
iniziato in molti paesi europei, specialmente in Francia, in
Svizzera e in Belgio. Io stesso partecipo a seminari di studio sia dei
rabbini che studiano i Vangeli che di sacerdoti cattolici e
protestanti i quali, padroneggiando perfettamente l'ebraico e l'aramaico,
studiano gli scritti della Torah. Senza rimettere in discussione il
cristianesimo, questi esegeti non ebrei purificano così la loro
fede dalle inesattezze antisemite divulgate dalla Chiesa durante i
secoli. Al giorno d'oggi, solo lo studio comune delle scritture
sante care alle due tradizioni potrà permettere al cristianesimo ed
all'ebraismo di unire i loro sforzi per risolvere le divergenze
teologiche che li contrappongono da gran tempo.»
La ricerca di questa fraternità interreligiosa, egli aggiunge,
incita sempre di più i cristiani a rivedere la natura dell'appartenenza di Gesù alla sua comunità ebraica, e quella del suo
progetto in seno ad essa.
Due Gesù
«Bisogna che i cristiani comprendano che esistono due Gesù, Gesù
l'ebreo e Gesù il Cristo. Questa distinzione è fondamentale per
cogliere la natura del contenzioso che oppone, sul piano teologico,
il cristianesimo all'ebraismo. Il Gesù ebreo turba il cristiano
perché è un concetto che sconvolge completamente la sua
convinzione.»
È necessario ricordare, egli insiste, che Gesù non era cristiano.
Egli non ha mai letto i Vangeli, non ha mai messo piede in una chiesa, non
ha mai festeggiato che Hanoukka - la festa delle Luci nella
tradizione ebrea - e non Natale; Pessah - la pasqua ebrea - e non la
pasqua cristiana; Shabouot - festa nel calendario culturale ebraico
che celebra il dono da parte di Dio della torah al popolo ebreo - e
non la Pentecoste, non ha mai studiato che la torah, è stato
circonciso, ha fatto la sua bar-mitsva - la comunione, all'età di 13
anni, nella tradizione ebrea - è nato ebreo e morto come ebreo,
anche se su una croce lo hanno inchiodato i Romani.
«Questa realtà così evidente non porta alcun danno alla
spiritualità cristiana così come i cristiani la concepiscono
attraverso la figura del Cristo. Il cristianesimo ha completamente
eluso la dimensione ebrea della personalità di Gesù perché ha
immediatamente abbandonato la nozione di Cristo su Gesù l'ebreo,
ritiene Armand Abécassis. Questa trasposizione ha permesso alla
Chiesa, per ragioni inerenti al suo secolare antisemitismo, di
scotomizzare1 completamente l'ebraismo di
Gesù: il Gesù della chiesa
non deve essere confuso col Gesù storico al fine che tutti i testi
antifarisaici dei Vangeli (i farisei sono gli ebrei dell'epoca di Gesù rimasti
fedeli alla tradizione che accompagna le scritture sante
ebraiche e la loro trasmissione orale) apparissero
soltanto come testimonianze dell'atteggiamento dei primi cristiani, 30 anni dopo la morte di Gesù, nei
confronti di quegli ebrei che non volevano convertirsi alla nuova
religione cristiana.»
Amore e fraternità
Secondo
Armand Abécassis, per avvicinarsi ai cristiani, è inoltre imperativo
che gli ebrei ricostruiscano un un pensiero ebreo sul
cristianesimo. «È anche assolutamente necessario che gli ebrei
si impegnino meglio a conoscere la spiritualità cristiana. Si
tratta di una spiritualità nobilissima che predica l'amore e la
fraternità. Lo studio della spiritualità cristiana permetterà
agli ebrei di distinguere gli aspetti della tradizione cattolica che
possono, o non possono, essere accettati dalla tradizione ebraica.
Ad esempio, quando un ebreo legge i Vangeli, scopre che questi testi
celano una morale straordinaria. Si tratta di una morale farisaica.
Anche molti cristiani cominciano a comprendere. Tutto ciò che Gesù
dice è perfettamente valido da un punto di vista talmudico. Egli
affronta temi che rivestono un ruolo centrale nella tradizione
religiosa ebraica: l'amore, la giustizia, il prendersi cura
dell'altro... Gesù insegna le parabole come un midrash - quadro
interpretativo rabbinico degli scritti della torah. Anche le
allegorie e le metafore sono presenti in gran numero nei testi
talmudici.»
Nel suo libro, riprendendo i testi dei Vangeli, alla luce degli
scritti ebraici, Armand Abécassis restituisce, nella sua epoca e
nel suo contesto, ciò che egli definisce la «vera» storia di
Giuda. Egli rivela una complicità percepibile e privilegiata tra il
maestro e l'apostolo maledetto
Egli spiega: «leggere le narrazioni cristiane alla luce degli
scritti ebraici è essenziale per distinguere gli aspetti
fondamentali della personalità di Gesù. È chiaro che i Vangeli
scritti dopo la morte di Gesù a partire dall'anno 60, non sono che
interpretazioni delle sue opere, fatti e detti. La loro pluralità e
diversità sbarrano per sempre la strada a chiunque voglia conoscere
chi fu realmente Gesù, sia egli storico, teologo, linguista,
archeologo o sociologo.»
Secondo lui, l'analisi comparata delle narrazioni evangeliche, con
riferimento a quelle composte da Marco, Matteo e Luca,
testimonia la loro libertà creativa e la loro capacita
d'interpretazione.
«Questi racconti evangelici procedono ad una rilettura dei fatti,
atti e parole di Gesù l'ebreo, alla luce della loro fede in Gesù
il Cristo. Essi cercano di comunicare, diffondere e rinforzare la
loro immagine di Gesù agganciandola al massimo alla storia di Gesù
l'ebreo, fino a ricoprirla totalmente. I loro testi sono fatti,
costruiti, organizzati intorno ai principi fondamentali di ciò che
è divenuto la religione cristiana.»
__________________
1. Eliminare inconsciamente dalla memoria eventi sgradevoli o
penosi
[Fonte: Elias Levy -
collaborazione speciale, La Presse - Intervista del 30 dicembre 2001
- Traduzione dal francese della Redazione
di LnR]
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