I
secondi incontri europei ebreo-cristiani - i
primi erano stati realizzati lo scorso anno, per iniziativa di
Henri Hajdenberg, in onore di Giovanni Paolo II - lo hanno
confermato: le relazioni tra cattolici ed ebrei sono ormai naturali
e, a ben guardare, come ha sottolineato nel suo discorso il grande
Rabbino di Francia, Joseph Sitruk, fraterni.
Essendo
ormai ben avviati, questi incontri non suscitano più sorpresa e la
portata del cammino percorso, dall'insegnamento del disprezzo di
ieri all'insegnamento della stima di oggi, non meraviglia e non
emoziona più neppure coloro che possiedono abbastanza curiosità
per interessarsi alla storia o abbastanza anni per ricordare il
clima storico precedente.
E tuttavia, cosa sono due generazioni (40 anni dopo l'apertura del
Vaticano II) rispetto ai 20 secoli di ciò che appariva un'ostilità
teologica, consustanziale, intersecata da spasmi di violenza contro
gli Ebrei ?
La descrizione delle tappe, i fatti rimarchevoli, i progressi e le
pause, anche i passi indietro, tutto ciò è noto, come è nota la
spinta essenziale data dai due Papi eccezionali, Giovanni XXIII e
Giovanni Paolo II, segnati entrambi dalla Shoah, l’uno come
nunzio in Turchia, l’altro come giovane sacerdote nella sua patria
vicino all'epicentro dello sterminio ; ed ognuno ha fatto da allora
il suo dovere di uomo e di cristiano.
Ciò che è senza dubbio meno conosciuto è il ruolo svolto dai
francesi in questa evoluzione straordinaria : dal canto ebraico,
Jules Isaac, certamente, archetipo dell'israelita francese, figlio
della meritocrazia laica e repubblicana, discendente
dell'emancipazione.
Dal lato cattolico, è rimarchevole l'influsso, che da Péguy a
Maritain, ha aperto uno sguardo nuovo sull'ebraismo e scosso la
teoria della sostituzione. Come non ricordare il padre Chaillet ed
il padre Fessard che, dal novembre 1941, in questo testo magnifico
dei Quaderni clandestini della Testimonianza crtistiana (« Francia
guardarti dal perdere la tua anima ») enunciavano
l’impossibilità di essere nello stesso tempo cristiani e
antisemiti ? Come dimenticare i cristiani così numerosi che, da
Mons Saliège ai più umili religiosi, divennero dei « Giusti » ?
Dopo il Vaticano II, è ancora dalla Chiesa di Francia che sono
pervenuti testi tra i più forti e i più chiari sull'argomento, nel
1973 la dichiarazione della Conferenza episcopale e nel 1997 la
dichiarazione detta di pentimento pronunciata a Drancy.
L’azione della Chiesa di Lione, sotto la direzione esemplare del
Cardinal Decourtray nel caso Touvier, il ruolo dei sacerdoti e
vescovi francesi nella stretta collaborazione con i rappresentanti
ebrei per la soluzione del caso del Carmelo di
Auschwitz sono altri punti fondamentali della
costanza di quest'impegno e dell'efficacia dell'opera comune.
Evocare, e qui non lo sarebbe che implicitamente, come ha fatto un
rabbino americano in questo colloquio, un'antica tradizione di
freddezza della Chiesa francese e di disimpegno nel rigettare le
manifestazioni antisemite di oggi, testimonia una grave ignoranza
storica ed una sorprendente disattenzione alle attuali prese di
posizione.
L'ebreo che io sono, impegnato nell'azione comunitaria e attento
alla storia della guerra, non è vittima di un inganno. Sì, è vero
che molti cattolici sono stati, come purtroppo molti altri,
spettatori passivi, ciechi o compiacenti, di altri collaboratori
criminali. Ciò è stato detto nel pentimento di Drancy e non è il
caso di tornare su una polemica sul momento presente. Sì, oggi in
Francia ci sono manifestazioni, atti e comportamenti antisemiti,
troppo numerosi e troppo banalizzati. Noi li denunciamo, anche sotto
i loro aspetti meno appariscenti, falsamente inoffensivi. In questa
lotta siamo convinti che la Repubblica è il nostro essenziale
garante e le Chiese di oggi i nostri alleati efficaci.
Troviamo del tutto normale che gli Ebrei fuori di Francia si
allarmino di questo risorgere del mostro che si credeva
abbattuto, e siamo loro riconoscenti, perché gli Ebrei hanno molto
sofferto per conoscere il prezzo della solidarietà. Ma non bisogna,
per effetto di analisi superficiale, semplificazioni indebite o
fatuità di chi si limita a dar lezioni, di mancare il bersaglio, o
di utilizzare l'arringa per altri obiettivi.
Nel quadro delle relazioni ebraico-cattoliche, unico argomento di
questo colloquio, questo è stato chiaramente un 'fuori tema',
spiegabile probabilmente con le tensioni politiche del momento
presente. Esso non cancellerà il ricordo delle manifestazioni di
stima, dei richiami alla difesa dei valori comuni, delle
rimarchevoli riflessioni sulla Shoah ed il posto del 'fatto
religioso' nella città laica. Il cammino comune è ormai
consolidato e pronto a reagire alle sorprese congiunturali.
Parigi, 13 marzo
2003
________________
Dr Richard PRASQUIER
Membro del Bureau exécutif du Crif (consigliere del
Presidente), responsabile delle relazioni con i cattolici.
Presidente del Comitato francese per Yad Vashem
[Dall'originale francese a cura della Redazione
LnR]
| home
| | inizio pagina |
|