Percorsi fatti e questioni aperte
nei rapporti ebraico cristiani oggi
Intervista con padre Norbert Hofmann, segretario della
Commissione per i Rapporti con l'Ebraismo, di Radio Vaticana
Roma, 19 ottobre 2004, 5 Cheshwan 5765, presso la Pontificia
Università Gregoriana
Trent'anni della Commissione per i Rapporti Religiosi con l'Ebraismo.
Questo pomeriggio, presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma, si terrà la
conferenza di apertura di una serie di incontri sui rapporti tra Chiesa cattolica ed Ebraismo dal Concilio Vaticano ad
oggi. Questa serie di incontri è promossa dal Centro “Cardinal Bea” per gli Studi Giudaici, in collaborazione
con il Centro di documentazione SIDIC e con il sostegno dell’American Jewish Committee. Ma quale cammino
è stato compiuto nei rapporti tra Chiesa cattolica ed Ebraismo dal Concilio Vaticano II ad oggi? Giovanni Peduto lo ha
chiesto a padre Norbert Hofmann, segretario della Commissione per i rapporti con l’Ebraismo, istituita in seno al
Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani:
R. – È stato soprattutto un cammino di mutua comprensione e di amicizia. Quarant’anni
fa, con il documento Nostra Aetate del Concilio Vaticano II, abbiamo
cominciato questo cammino di amicizia e di mutua comprensione. La nostra Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo
è stata istituita 30 anni fa, quindi abbiamo le strutture per un dialogo efficace. Attualmente, a Grottaferrata, stiamo
organizzando un dialogo con il Gran Rabbinato di Israele, cominciato due anni fa. A livello mondiale abbiamo anche
cominciato un dialogo con l’International Jewish Committee on Interreligious Consultations. Quest’anno, in
luglio, a Buenos Aires abbiamo tenuto un Convegno sulla giustizia sociale e sulla carità. È un cammino molto
importante quello che stiamo facendo e abbiamo raggiunto già molto.
D. – Quali sono le principali questioni ancora aperte?
R. – Nostra Aetate dice chiaramente che
il nostro compito deve essere quello di scoprire la nostra identità. È un cammino di conoscenza più profonda. Una delle
questioni aperte, da parte nostra, è una teologia cristiana dell’Ebraismo. Stiamo sviluppando infatti una teologia dell’Ebraismo,
che riguardi il mistero di Israele.
D. – Giovanni Paolo II ha chiamato gli ebrei “fratelli maggiori”. Gli ebrei come
si sentono nei nostri confronti? Come vedono oggi i cattolici?
R. – Questa domanda è piuttosto una domanda per gli ebrei. Certamente il Papa ha
chiamato gli ebrei “fratelli maggiori nella fede di Abramo”, perché il cristianesimo ha delle radici ebraiche. Io
posso solo menzionare un documento fatto dagli ebrei, che si intitola “Dite la verità”. In questo documento gli ebrei
hanno espresso gratitudine per il fatto che i cristiani adorino il Dio d’Israele. Ciò vuol dire, infatti, che tramite i
cristiani viene adorato il Dio d’Israele. Posso immaginare che gli ebrei siano molto lieti di questi progressi
attraverso il nostro dialogo.
D. – I cattolici stanno riscoprendo le radici ebraiche della fede?
R. – Sì, chiaramente. Gesù era un ebreo, la Madre di Dio era una ebrea, gli apostoli
erano ebrei. Come ho già detto, il cristianesimo ha delle radici ebraiche e noi stiamo riscoprendo sempre di più le cose
che abbiamo in comune. Attualmente stiamo facendo un Convegno sul tema “Una visione comune della giustizia sociale e del
comportamento etico”.
D. – Padre Hofmann le risulta che ci siano stati cambiamenti negli ultimi secoli nel
pensiero teologico ebraico?
R. – Anche questa domanda andrebbe fatta agli Ebrei… non esiste l’ebraismo in se
stesso, ma esistono tante correnti dell’ebraismo: per esempio gli ortodossi, gli ebrei della Sinagoga riformata, i
conservatori. Quindi, ogni corrente ebraica ha un suo pensiero teologico.
D. – Il dialogo ebraico-cristiano può avere riflessi sui rapporti con l’islam?
R. – In Vaticano c’è la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo e per il
dialogo con gli ebrei. Il dialogo con i musulmani, invece, viene organizzato dal Pontificio Consiglio per il dialogo
interreligioso. Tra la nostra Commissione e questo Pontificio Consiglio c’è una buona collaborazione. Naturalmente
vengono organizzati anche Convegni del “trialogo”, e ciò vuol dire musulmani, cristiani ed ebrei insieme. Quindi,
stiamo collaborando in questo campo.