UDIENZA
GENERALE
Mercoledì, 6 dicembre 2000
"Cooperare
all’avvento del Regno di Dio nel mondo"
(Lettura: Mt 13,31-33)
1. In quest'anno del
Grande Giubileo, tema di fondo delle nostre catechesi è la gloria
della Trinità, quale ci è stata rivelata nella storia della
Salvezza. Abbiamo riflettuto sull’Eucaristia, massima celebrazione
di Cristo presente sotto gli umili segni del pane e del vino.
Vogliamo ora dedicare alcune catechesi all’impegno che ci viene
chiesto, perché la gloria della Trinità rifulga pienamente nel
mondo.
E la nostra riflessione
parte dal vangelo di Marco dove leggiamo: “Gesù si recò nella
Galilea predicando il vangelo di Dio e diceva: Il tempo è compiuto
e il Regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al vangelo” (Mc
1,14-15). Sono queste le prime parole che Gesù pronunzia davanti
alla folla: esse contengono il cuore del suo Vangelo di speranza e
di salvezza, l’annuncio del Regno di Dio. Da quel momento in poi,
come notano gli evangelisti, ‘Gesù percorreva tutta la Galilea,
insegnando nelle loro sinagoghe e predicando la buona novella del
Regno e curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo’
(Mt 4,23; cfr Lc 8,1). Sulla sua scia si pongono gli
Apostoli e con loro Paolo, l’Apostolo delle genti, chiamato ad
‘annunziare il Regno di Dio’ in mezzo alle nazioni fino alla
capitale dell’impero romano (cfr At 20, 25; 28, 23.31).
2. Con il Vangelo del
Regno, Cristo si collega alle Scritture Sacre che, attraverso
l’immagine regale, celebrano la signoria di Dio sul cosmo e sulla
storia. Così leggiamo nel Salterio: ‘Dite tra i popoli: Il
Signore regna! Sorregge il mondo, perché non vacilli; governa le
nazioni’ (Sal 96,10). Il Regno è, quindi, l’azione
efficace ma misteriosa che Dio svolge nell’universo e nel
groviglio delle vicende umane. Egli vince le resistenze del male con
pazienza, non con prepotenza e clamore.
Per questo il Regno è
paragonato da Gesù al granello di senape, il più piccolo di tutti
i semi, destinato però a diventare un albero frondoso (cfr Mt
13,31-32), o al seme che un uomo ha deposto nella terra: ‘dorma o
vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli
stesso non lo sa’ (Mc 4,27). Il Regno è grazia, amore di
Dio per il mondo, sorgente per noi di serenità e di fiducia: ‘Non
temere, piccolo gregge - dice Gesù - perché al Padre vostro è
piaciuto di darvi il suo Regno’ (Lc 12,32). Le paure, gli
affanni, gli incubi si dissolvono, perché il Regno di Dio è in
mezzo a noi nella persona di Cristo (cfr Lc 17,21).
3. Tuttavia l’uomo non
è un inerte testimone dell’ingresso di Dio nella storia. Gesù ci
invita a ‘cercare’ attivamente ‘il Regno di Dio e la sua
giustizia’ e a fare di questa ricerca la nostra preoccupazione
principale (Mt 6,33). A quelli che ‘credevano che il Regno
di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro’ (Lc
10,11), egli prescrisse un atteggiamento attivo invece di una attesa
passiva, raccontando loro la parabola delle dieci mine da far
fruttare (cfr Lc 19,12-27). Dal canto suo, l’apostolo Paolo
dichiara che ‘il Regno di Dio non è questione di cibo o di
bevanda, ma è - anzitutto – giustizia’ (Rm 14,17) ed
invita pressantemente i fedeli a mettere le loro membra a servizio
della giustizia in vista della santificazione (cfr Rm
6,13.19).
La persona umana è
quindi chiamata a cooperare con le sue mani, la sua mente ed il suo
cuore all’avvento del Regno di Dio nel mondo. Questo è vero
specialmente di coloro che sono chiamati all’apostolato, e che
sono, come dice Paolo, ‘cooperatori del Regno di Dio’ (Col
4,11), ma è anche vero di ogni persona umana.
4. Nel Regno entrano le
persone che hanno scelto la via delle Beatitudini evangeliche,
vivendo come ‘poveri di spirito’ nel distacco dai beni
materiali, per sollevare gli ultimi della terra dalla polvere della
loro umiliazione. ‘Dio non ha forse scelto i poveri nel mondo - si
domanda Giacomo nella sua Lettera - per farli ricchi con la fede ed
eredi del Regno che ha promesso a quelli che lo amano?’ (Gc
2,5). Nel Regno entrano coloro che sopportano con amore le
sofferenze della vita: ‘È, infatti, necessario attraversare molte
tribolazioni per entrare nel Regno di Dio’ (At 14,22; cfr 2
Ts 1,4-5), dove Dio stesso ‘tergerà ogni lacrima (‘) e non
ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno’ (Ap
21,4). Nel Regno entrano i puri di cuore che scelgono la via della
giustizia, cioè dell’adesione alla volontà di Dio, come
ammonisce san Paolo: ‘Non sapete che gli ingiusti non erediteranno
il Regno di Dio? Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né
adulteri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci
erediteranno il Regno di Dio’ (1 Cor 6,9-10; cfr 15,50; Ef
5,5).
5. Tutti i giusti della
terra, anche quelli che ignorano Cristo e la sua Chiesa e che, sotto
l'influsso della grazia, cercano Dio con cuore sincero (cfr Lumen
gentium, 16), sono, dunque, chiamati a edificare il Regno di
Dio, collaborando col Signore che ne è l’artefice primo e
decisivo. Per questo dobbiamo affidarci alle sue mani, alla sua
Parola, alla sua guida, come bambini inesperti che trovano solo nel
Padre la sicurezza: ‘Chi non accoglie il Regno di Dio come un
bambino - ha detto Gesù - non vi entrerà’ (Lc 18,17).
Con questo animo
dobbiamo far nostra l’invocazione: ‘Venga il tuo Regno!’.
Un’invocazione che nella storia dell’umanità è salita tante
volte al cielo come un grande respiro di speranza: ‘Vegna vêr noi
la pace del tuo regno’, esclama Dante nella sua parafrasi del
Padre Nostro (Purgatorio XI,7). Un’invocazione che orienta
lo sguardo al ritorno di Cristo e alimenta il desiderio della venuta
finale del Regno di Dio. Questo desiderio però non distoglie la
Chiesa dalla sua missione in questo mondo, anzi la impegna
maggiormente (cfr CCC, 2818), nell’attesa di poter varcare
la soglia del Regno, del quale la Chiesa è il germe e l'inizio (cfr
Lumen gentium, 5), quando esso giungerà nel mondo in
pienezza. Allora, ci assicura Pietro nella Seconda Lettera, "vi
sarà ampiamente aperto l’ingresso nel Regno eterno del Signore
nostro e salvatore Gesù Cristo" (2 Pt 1,11).
[....saluti...]
Vi accompagni tutti la
mia Benedizione!
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