VI
Giornata
Europea della Cultura Ebraica,
momento di conoscenza e tolleranza
«Saperi e sapori della tradizione ebraica»
Edizione
4 settembre 2005 - 30 AV 5765
Testi
d'interesse
L'arma della cultura
Amos Luzzatto
Presidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane
La giornata europea della cultura ebraica si
svolgerà nel 2005 in un clima di grandi
tensioni internazionali, di incombenti rischi
di attentati terroristici, in un clima di
paura. Come far entrare, in questo clima
arroventato, la parola “cultura”?
Per noi, ebrei europei, dovrebbe essere sempre
più evidente che questa parola non
rappresenta un lusso per tempi tranquilli e
distesi (che sono tramontati, sfortunatamente,
da troppo tempo) ma, al contrario si tratta di
una delle armi più importanti di cui
disponiamo, proprio per reagire alla violenza,
al sangue, alle distruzioni. Si tratta infatti
dell’arma che fa appello alla razionalità,
all’equilibrio e alla capacità di analisi,
grazie alla quale cerchiamo di capire gli
sconvolgimenti del mondo nel quale siamo
immersi e forse anche la strada per uscire dal
caos.
Parlare con fatalistica rassegnazione dell’incombente
“scontro di civiltà” contraddice, a ben
vedere, i giudizi più comuni sulla
globalizzazione dell’economia, della
tecnologia e degli stessi linguaggi della
comunicazione. Lo scontro fra civiltà
diverse, come è successo ai tempi delle
conquiste coloniali degli europei, è
condizionato, al contrario, dalla differenza
qualitativa fra questi parametri, che si
tradusse nell’affermazione delle “civiltà”
più avanzate e con la scomparsa di quelle
più “arretrate”, che soccombevano
fatalmente.
L’odierna tecnologia del terrorismo
appartiene fondamentalmente a quella che
chiamiamo la “civiltà occidentale” e gran
parte delle materie prime che sono vitali per
l’”Occidente” provengono dai Paesi che
alimentano il terrorismo. In realtà, lo
scontro è interno alla nostra “civiltà”
ed avviene fra due grosse componenti di quest’ultima
che, in qualche modo, sono fra loro
complementari; l’uso del fondamentalismo
religioso appare strumentale, per fare di
queste due componenti delle realtà
reciprocamente incompatibili.
Accettiamo, dunque, questo uso distorto, o lo
rifiutiamo?
Se lo accettiamo, dovremmo prepararci a una
lunga guerra che non avrà né vinti né
vincitori, ma solo vittime e distruzioni.
Se lo rifiutiamo, dovremmo essere capaci di
calare la nostra ricerca storica all’interno
di quelle culture che sembrano oggi configgere
fatalmente e capire i bisogni ai quali esse
hanno cercato, in tempi diversi, di offrire
delle risposte.
Questo significa molte cose, ma soprattutto
uscire dalla cornice di incontri annuali
limitati e dalle affermazioni generiche di
reciproco rispetto; e di sviluppare invece un
lavoro continuo di approfondita conoscenza,
nella consapevolezza che fra popoli che si
affacciano sulle sponde dello stesso mare
(concretamente o per metafora) c’è sempre
qualche scambio possibile, c’è sempre
qualche cosa da imparare. E pertanto, la
ricerca della verità si avvale sempre del
dialogo e non della minaccia o della
coercizione.
Anche questo deve essere uno scopo della
Giornata europea della Cultura ebraica.
Tema
dell'anno
torna
su
Annie Sacerdoti
Consigliera UCEI responsabile della Giornata europea
della cultura ebraica
Quest’anno saranno la tavola e la cucina ad essere
le protagoniste della VI Giornata europea della
cultura ebraica, che si svolgerà il 4 settembre
contemporaneamente in 25 Paesi dell’Europa ebraica.
Nelle centinaia di luoghi ebraici aperti al pubblico
si parlerà dunque di cucina, si spiegherà il modo di
preparare il cibo secondo le regole ebraiche con gli
ingredienti permessi, si offriranno assaggi dei patti
tradizionali. Un concorso di ricette ebraiche
originali è stato lanciato a livello europeo. Ma
questa sarà anche una nuova occasione per aprire le
porte di sinagoghe, musei e biblioteche, cimiteri, per
spiegare e per parlare di ebraismo e della sua
cultura.
Nel 2004 sono stati più di 37 mila i visitatori in
Italia (150 mila in tutta Europa) che hanno aderito
all'invito rivolto dall'Ucei e dalle organizzazioni di
45 località della nostra penisola. Quest’anno l’organizzazione
spera di superare i risultati ottenuti. Ancona e le
Marche (nelle quali è previsto un itinerario che
toccherà anche i luoghi ebraici di Senigallia, Pesaro
e Urbino) sarà la città capofila della giornata. E
se è vero che la cultura, secondo le parole del
presidente dell'Unione Amos Luzzatto, è “l'arma
più forte della democrazia”, il numero di presenze
che hanno accompagnato fino ad oggi tutte le
manifestazioni e gli eventi, costituiscono un forte e
importante segnale per il futuro.
La manifestazione, iniziata in Alsazia, Francia, nel
1996 con il nome "Giornata porte aperte" per
iniziativa de l'Agence de Développement Touristique
du Bas-Rhin e del B'nai B'rith Hirschler, si è
trasformata in "Giornata europea della cultura
ebraica" fin dal 1999 aumentando ogni anno il
numero di Paesi che vi hanno aderito. L'evento è oggi
organizzato su piano europeo dal B'nai B'rith Europe,
dal Consiglio europeo delle comunità ebraiche (Ecjc)
e dalla Red de Juderias de Espana. Dal 1999 l'Ucei per
l'Italia ha sempre preso parte con grande successo di
pubblico ed eventi all’evento.
Al di là della singola giornata annuale consacrata
all'incontro con il pubblico, gli organizzatori in
questi anni hanno lavorato per promuovere e
contribuire alla conservazione del patrimonio ebraico,
come parte integrante del patrimonio culturale
dell'Europa. E’ stato perciò portato avanti un
secondo progetto dagli stessi organizzatori della
Giornata che si è concretizzato negli "Itinerari
europei del patrimonio ebraico". Questi sono
stati ufficialmente riconosciuti nel 2004 dall’Istituto
degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. Il
definitivo riconoscimento culminerà in una cerimonia
ufficiale a Strasburgo il prossimo dicembre 2005. I
due progetti, considerati interdipendenti, hanno avuto
in tutti questi anni un unico intento, quello di
promuovere e far conoscere la cultura ebraica in tutti
i suoi aspetti, nella consapevolezza che solo la
conoscenza può combattere il pregiudizio e l’intolleranza.
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