In questo primo contributo intendo introdurre al senso delle prossime riflessioni e quindi sviluppare la questione che sta alla base di esse. Nessuno contesterà che l'AT è ritenuto da ogni cristiano "parola di Dìo", ma il discorso diventa più complicato se ci s'interroga su che cosa s'intenda per "parola di Dio" quando si parla dell'AT. Quando si è di fronte ad un libro come il Deuteronomio o come Geremia o il Qohelet, l'atteggiamento di molti cristiani va da una riverenza perplessa ad un'aria di sufficienza. Non ci si capisce gran che, ma soprattutto non si sa, allo stato della formazione biblica che i più possiedono, a che cosa possano servire testi del genere. Molti cristiani, talora anche culturalmente e teologicamente preparati, pensano che l'AT dica qualcosa di lontano, di difficile o perlomeno qualcosa che prevede l'arrivo di Gesù Cristo, giunto il quale, venga destituito ormai di un valore decisivo. Del Cristo parlano direttamente ormai solo i vangeli e il resto del NT. non è più necessario rifarsi a quei testi antichi e incomprensibili, resi superflui dalla "parola evangelica". Del resto, i vangeli sembrano così chiari! Sennonché, se vogliamo approfondire quanto essi siano chiari per coloro che lo affermano, basta domandare che cosa significhi un passo come Mt 5,17-20: "Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge e i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dar compimento. In verità vi dico, finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà dalla legge neppure uno iota o un segno, senza che tutto sia compiuto", Senza parlare della parabola del ricco EpuIone (Lc 16,19-3 1), in cui Gesù fa dire da Abramo al ricco, pentitosi ormai troppo tardi e preoccupato della sua famiglia ancora in vita sulla terra: "Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti sarebbero persuasi". In altri termini, in questi due passi (ma ve ne sono tanti altri) è detto chiaramente che l'intera vita cristiana va regolata con tutta la Bibbia, anzi addirittura, per salvarsi, bisogna comprendere la "Legge e i Profeti", cioè l'AT! (vedi anche Lc 24. I discepoli di Emmaus). A questo punto, vi è motivo sufficiente per doversi chiarire meglio le idee. La nostra fede certamente è basata sulla persona di Gesù morto e risorto, ma il mistero pasquale è stato realizzato da un personaggio inserito in una storia ben precisa, dai connotati originali e inconfondibili. Gesù di Nazaret è comparso in un'epoca nella quale il suo popolo di appartenenza, il popolo ebraico, aveva già alle spalle una lunga storia, fatta di fede in , ma soprattutto aveva affidato la memoria di tale storia di fede allo scritto, anzi alle Scritture o alla "Legge e i Profeti". Per essere più precisi, l'epoca di Gesù rientrava in quel nuovo percorso storico a cui il popolo giudaico aveva dato inizio a partire dal VI secolo a.C., alcuni secoli prima, dunque, quando si era verificata una svolta decisiva in seguito alla catastrofe della distruzione di Gerusalemme e del Tempio e dell'esilio degli ebrei a Babilonia ad opera del re Nabucodonosor (vedi 2Re 25). In quel tempo il popolo ebraico ha rischiato di sparire per sempre. Difatti, oltre ad essersi ridotto ormai praticamente alla regione di Giuda, cioè al territorio del regno della dinastia davidica. aveva visto svanire con la distruzione del Tempio e della capitale e con l'esilio del discendente di David, Yoyakin, tutta la propria consistenza politica. Siccome, poi, specialmente in quel tempo, la consistenza politica s'identificava con quella nazionale e religiosa, in quanto non vi era, come oggi, la distinzione tra la sfera civile e quella religiosa, il popolo eletto rischiava davvero di sparire dalla storia come tanti altri popoli. Invece, la forza della fede unita ad una soda preparazione culturale di circoli di sacerdoti e di profeti, ha posto la nazione giudaica al riparo da tale pericolo, compiendo un'operazione geniale gigantesca. Essi hanno raccolto tutto il materiale possibile, consistente in tradizioni scritte e orali, in documenti di archivio e in altri testi di varia natura, ed hanno proceduto a delle imponenti operazioni redazionali, che vanno dalla storiografia alla letteratura profetica. A tali circoli si deve la redazione finale della storia che va dal libro della Genesi a 2Re, mirante a ricostruire l'identità nazionale e religiosa del popolo giudaico, ad essi si deve pure il rimaneggiamento di molti libri profetici, come Isaia, Geremia, Ezechiele, Amos e Osea. Con tale impresa la memoria delle istituzioni perdute è stata scolpita per sempre e la fede religiosa è stata salvata, arricchita e condotta lungo un cammino severo di purificazione monoteistica con cui sostenere le difficoltà dell'esistenza e la pratica religiosa ebraica, Questa forma costituzionale la cui peculiarità era quella di fondarsi sulla Scrittura, è giunta fino al tempo di Gesù, anzi, pur nelle vicende alterne della sua storia, essa si è protratta fino ad oggi, così come il cristianesimo, pur nelle complesse vicende della sua storia, è arrivato fino a noi. Solo che il cristianesimo è nato in seno al giudaismo, ne era un'espressione ed è impensabile prescinderne. Al giudaismo appartenevano Gesù, la madre Maria e il padre Giuseppe, gli apostoli e i seguaci del cristianesimo della prima ora. I Vangeli, gli Atti degli Apostoli e le Lettere di S. Paolo ci parlano di questo e ci ammettono in tale quadro storico, sociale e culturale. Le conseguenze di tale stato di
cose sono molte e di grande rilevanza. È questo stato delle cose che
mi ha fatto sentire la necessità di proporre questa serie di riflessioni o di
studi, che potranno articolarsi nella maniera seguente:
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