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Roma,
agosto |
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Medio
Oriente: MARTINI, "Ogni popolo guardi il
dolore dell'altro e la pace sarà vicina"
Il Cardinale di ritorno da Gerusalemme -
''La memoria delle sofferenze accumulate in
tanti anni alimenta l'odio quando essa è
memoria soltanto di se stessi, quando è
riferita esclusivamente a sé, al proprio
gruppo, alla propria giusta causa. Se ciascun
popolo guarderà solo al proprio dolore,
allora prevarrà sempre la ragione del
risentimento, della rappresaglia, della
vendetta. Ma se la memoria del dolore sarà
anche memoria della sofferenza dell'altro,
dell'estraneo e persino del nemico, allora
essa può rappresentare l'inizio di un
processo di comprensione''. Lo scrive, in un
lungo intervento sul 'Corriere della Sera' del
27 agosto, il cardinale Carlo Maria Martini,
di ritorno da Gerusalemme. >>>
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[Fonte: ©
ADNKRONOS 27 agosto 2003]
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Polonia |
| Tedesco
spopola cantando yiddish
Un ex cittadino della Ddr, cattolico e non
ebreo, è riuscito a spopolare in Polonia in un
genere assolutamente inconsueto per i tempi:
ballate yiddish, la vecchia lingua
parlata un tempo dagli ebrei centroeuropei.
Andrè Ochodlo, nato in Sassonia nel 1963 e
emigrato a Duisburg, nella Germania ovest,
nell'82, vive dal 1984 in Polonia. Dopo ogni
concerto la gente lo avvicina e fa commenti di
questo tipo: un tedesco che riscuote successo in
Polonia con canzoni yiddish è il più grosso
schiaffo per Hitler. Assieme a un ebreo lituano
che gli ha insegnato l'yiddish e ad alcuni
giovani compositori polacchi, Andrè Ochodlo ha
già fatto tre spettacoli. Uno di questi, «My
Blue», è un omaggio al dimenticato poeta Itzig
Manger, considerato il principe delle ballate
yiddish. I testi parlano di guerra, paura,
amore, dolore, di pace e di ebbrezza. Ochodlo
dice comunque di non pretendere di sanare ferite
profonde ancora aperte: «Sono solo un
artista», afferma.
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[Fonte: Avvenire
agosto 2003]
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Gerusalemme |
| Ateneo
arabo-israeliano, gesti di pace
Diventa
realtà l'Università
Mar Elias
(Sant'Elia), il primo Ateneo
cristiano-arabo-israeliano. Dopo 4 anni di intense
trattative con il governo, padre Elìas Chacour,
promotore dell'iniziativa, ha appena annunciato
che essa è stata approvata dal Ministero
dell'Educazione di Tel Aviv. L'Università, che
avrà sede a Ibillin, tra Haifa e Nazareth, era
già riconosciuta come branca dell'Università
statunitense di Indianapolis. Da quest'autunno
verranno impartiti insegnamenti tecnologici e
scientifici (chimica, informatica, marketing) per
aiutare, oltre al dialogo tra persone di
differenti culture e religioni, anche lo sviluppo
della Galilea. I corsi saranno in gran parte in
inglese, ma anche in arabo ed ebraico.
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[Fonte: Avvenire
8 agosto 2003]
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Gerusalemme |
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De
Luca, successo letterario in Israele
Sta
raccogliendo un grande successo di vendite in
Israele il romanzo «Montedidio» di Erri De
Luca che da questa settimana occupa il primo
posto della lista dei best-seller pubblicata dal
supplemento letterario di «Haaretz». Tradotto
in ebraico da Miriam Shusterman-Padovano con il
titolo suggestivo di «Har Adonai», il libro è
ambientato nel dopoguerra e descrive
l'adolescenza di un giovane napoletano in un
rione allora popolare dove si imbatte fra
l'altro in un rabbino scampato all'Olocausto.
Nelle settimane scorse De Luca è giunto di
persona in Israele per presentare questo libro e
un altro tradotto in precedenza in ebraico: «Tu,
mio».
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[Fonte: Avvenire
7 agosto 2003]
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Polonia |
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Ad
Auschwitz e Birkenau per ricordare
«Non serve ricordare, se poi nella
quotidianità, ciò che è successo non mi serve
a cambiare stile di vita, specie nelle
intolleranze che mi porto dentro». È il
commento di Andrea Diotallevi, 27 anni, capo
clan del Pesaro I, all'uscita dal campo di
sterminio di Auschwitz. Mentre in Polonia l'Eurojam
degli Scout d'Europa continua il suo cammino di
avventura e originalità, la riflessione e la
memoria non si fermano. Non solo pali da legare
tra loro o cucine e fornelli sotto i boschi; lo
scoutismo si ferma per riflettere e pensare agli
orrori del passato, pensando a non crearne in
futuro. I rovers e le scolte, giovani dai 17 ai
21 anni, assieme ai capi e agli assistenti
spirituali, hanno visitato, oltre che Auschwitz,
anche il campo di concentramento di Birkenau. Le
uniformi scout e i fazzolettoni italiani,
nell'oltrepassare la storica porta con su
scritto «Il lavoro rende liberi», hanno
ripensato a quel 1945 e ai milioni di ebrei
uccisi. «Non è stata una gita come tante -
precisa Lucio, diciottenne di Pesaro -, ma
è stato un vedere con i miei occhi, ciò che ho
sempre studiato nei cinque anni di scuola. Il
libro racconta, la realtà ti costringe a
pensare e ti coinvolge». I giovani si erano
preparati alla visita con una veglia di
preghiera.
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[Fonte: Avvenire
9 agosto 2003]
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