Buona ripresa dei negoziati
tra Israele e la Santa Sede
È la prima dopo 5 anni. La riunione
fissata per lo scorso marzo, era stata cancellata all’ultimo momento. Un
parere dell’esperto p. David M. Jaeger.
Aggiornamenti:
Passi avanti sostanziali e soprattutto un
clima molto positivo, che alimenta l’ottimismo. È questo in sintesi il
risultato della riunione plenaria della commissione bilaterale Santa Sede-Stato
d’Israele, che ieri mattina si è tenuta in Vaticano, sull'Accordo
fondamentale del 30 dicembre 1993, dopo una pausa di cinque
anni.
Proposito della riunione, ricorda il comunicato congiunto ufficiale –
diffuso in inglese dalla Sala Stampa del Vaticano –, è stato quello di
portare avanti i negoziati in base all’articolo 10.2 dell’Accordo
Fondamentale tra la Santa Sede e lo Stato di Israele, firmato il 30
dicembre 1993.
Il comunicato congiunto è datato in Vaticano il 21 maggio 2007 / 4
Sivan 5767 (secondo il calendario ebraico moderno).
“Le conversazioni hanno avuto luogo in un’atmosfera di grande
cordialità, comprensione reciproca e buona volontà, e hanno prodotto
un importante progresso e l’aspettativa di ulteriori passi avanti nei
prossimi mesi”, conferma la Commissione Bilaterale.
Si annuncia inoltre che la prossima riunione plenaria si celebrerà in
Israele, nella prima quindicina del dicembre prossimo. Nel frattempo,
proseguiranno le funzioni a “livello di lavoro” (Presidente della
Commissione a “livello di lavoro” è l’Arcivescovo Antonio Franco,
Nunzio apostolico in Israele).
Il Sottosegretario per i Rapporti con gli Stati della Segreteria di
Stato, monsignor Pietro Parolin, ha guidato la delegazione della Santa
Sede.
La delegazione dello Stato di Israele è stata invece guidata da Aaron
Abramovich, Direttore generale del Ministero degli Esteri.
Le conversazioni cercano di raggiungere un accordo sulle questioni di
proprietà e imposte pendenti perché la Chiesa possa contare sulla
sicurezza giuridica e fiscale che le permetta di svolgere il suo
operato.
Quando la Santa Sede ha stabilito relazioni diplomatiche con lo Stato
di Israele nel 1993, Giovanni Paolo II ha optato per proporre un
Accordo Fondamentale e negoziare in seguito tali questioni in
dettaglio per dimostrare la sua fiducia nelle autorità israeliane.
L’incontro di questo lunedì è quindi un ulteriore passo avanti in
questo senso.
Con l'Accordo Fondamentale del 1993 la Santa Sede ha riconosciuto
pienamente il moderno Stato di Israele, al quale ha anche concesso
rapporti diplomatici. Questo sulla base dell'impegno israeliano a
riconoscere, mediante un nuovo trattato bilaterale con la Santa Sede,
i diritti acquisiti dalla Chiesa in Terra Santa, in campo legale,
fiscale e di proprietà nel corso dei secoli precedenti la creazione
dello Stato di Israele (1948). I negoziati mirano a trovare un accordo
proprio su questi punti (contenuti nell'Art. 10 § 2) e sono oramai in
corso da anni.
Da notizie attinte da Radio Vaticana:
Il francescano padre David-Maria
Jaeger che fa parte della delegazione della Santa Sede è fiducioso
sulle conclusioni dell’accordo:
R. – Per i negoziati quella di ieri è stata una buona giornata.
Continuando in buona fede, con buona volontà e lavorando, quindi,
l’accordo è più che possibile. Sarebbe anche in vista.
Il comunicato congiunto sottolinea che i prossimi colloqui della
commissione bilaterale permanente sono fissati per la prima metà di
dicembre di quest’anno. Prima del prossimo incontro che avverrà in
Israele, la Commissione perseguirà i suoi compiti anche a livello di
esperti. Ma quali le questioni che in concreto si dovranno affrontare?
Ci risponde ancora il padre Jaeger:
R. – Dal punto di vista della Chiesa cattolica, c'è la riconferma
effettiva del riconoscimento dei diritti acquisiti alla Chiesa prima che
nascesse la Stato. Questo è il punto fondamentale, in materia
soprattutto fiscale, materiale, di proprietà. Una seconda parola chiave
è “sicurezza”. E’ stata ripetuta molto dagli interlocutori da parte
della Chiesa cattolica e non per la prima volta. Sicurezza vuole dire
che la Chiesa deve sentirsi sicura nel possesso dei suoi bene e
soprattutto dei Luoghi Sacri, così come di tutti gli altri beni che
servono proprio a mantenere i Luoghi Sacri. Tutte queste questioni,
compresa la restituzione – auspicata – di certi beni ecclesiastici
requisiti in passato, sono certamente tra gli argomenti all’ordine del
giorno,
Anche il capo della delegazione dello Stato d’Israele, Aaron
Abramovich al microfono di Tracey McCLure, si dice
soddisfatto dopo l’incontro di ieri, il primo dopo cinque anni:
R. – We didn’t set our time, you know, this negotiationhas started a
long time ago ...”
Non ci siamo posti dei termini: questi negoziati sono iniziati molto
tempo fa. Però, credo che questa volta siamo arrivati ad un buon punto:
abbiamo intanto stabilito che le due delegazioni si incontreranno di
nuovo al completo a Gerusalemme all’inizio di dicembre di quest’anno!
Prima di quella data, avremo i risultati degli incontri preparatori.
Vorremmo che il prossimo incontro plenario prendesse in considerazione
nuovi temi, per vedere quali ulteriori progressi possono essere fatti.
Ho la convinzione che ognuno di noi abbia le migliori intenzioni di
condurre negoziati seri per ottenere risultati seri, per un nuovo
futuro.
Il 21 maggio Plenaria di lavoro Santa
Sede - Israele
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P er la prima volta dopo
cinque anni, i principali negoziatori per la Santa Sede e lo Stato di
Israele si incontreranno in Vaticano il prossimo lunedì 21 maggio, nel
quadro della Plenaria della Commissione bilaterale permanente di
lavoro tra Santa Sede e Stato di Israele. L’ultima Plenaria si è
tenuta il 12 marzo 2002. Questa nuova riunione della Plenaria era
stata programmata per il 29 marzo scorso, ma Israele ha annullato
all’ultimo momento l’invio della propria delegazione, spiegando che il
Capo della propria delegazione, il direttore generale del dicastero
degli esteri, era costretto a rimanere a casa per un cumulo inatteso
d’impegni di politica estera.
Secondo il protocollo, il Capo della delegazione della Santa Sede sarà
il sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Pietro Parolin.
Il compito specifico
della Plenaria sarà di compiere qualche progresso significativo nei
negoziati sull’ “accordo complessivo”. Esso prevede piste per la
sicurezza delle proprietà religiose della Chiesa Cattolica in Israele, e
la riconferma delle storiche esenzioni fiscali, che la Chiesa già
possedeva al momento della nascita dello Stato di Israele, e che le
Nazioni Uniti avevano deciso dovessero essere onorate dallo Stato
Ebraico. Questo “accordo
complessivo” è richiesto dall’Accordo fondamentale, che Israele ha
firmato con la Santa Sede il 30 dicembre 1993. Nonostante ciò, i
relativi negoziati si trascinano senza esito ormai da più di otto anni,
dall’11 marzo 1999.
Secondo osservatori
esperti, tali lungaggini sono in parte dovuti al fatto che i negoziati
si sono tenuti solo sporadicamente, con lunghissime interruzioni, mentre
la mole di lavoro da compiere richiederebbe negoziati sostenuti.
È di
questo avviso anche il padre francescano David-Maria A. Jaeger, massimo
esperto dei rapporti Chiesa-Stato in Israele. Raggiunto al telefono da
AsiaNews egli dice: “ Scrivere un trattato di tale complessità
richiede molto lavoro e - più di qualsiasi altra cosa - richiede tempo.
In più, il tempo deve essere anche continuativo per permettere alle
trattative di produrre fatti significativi. Non c’è motivo oggettivo per
cui i negoziati non debbano avere successo. La Chiesa non si attende
altro che l’ulteriore riconoscimento formale dei diritti da essa già
acquisiti in precedenza, insieme a certe garanzie fondamentali per la
sicurezza legale dei suoi luoghi sacri. Allo Stato non costerebbe nulla
dare il proprio accordo, e farlo significherebbe anche essere coerente
con le promesse fatte in pubblico tante volte nel corso nei decenni. In
ogni caso, scrivere tutto nello stile appropriato ad un testo giuridico
di questo natura, esige tempo e sforzo.”
Nessuno è pronto ad
avventurarsi in previsioni circa il risultato concreto della Plenaria di
lunedì, anche se una fonte vicina ai negoziati esprime un “cauto
ottimismo”. La stessa fonte sottolinea subito che, in ogni caso, una
sola riunione non basta per concludere i negoziati, ma che questa
prossima potrebbe dare un apporto decisivo al raggiungimento di tale
obiettivo, stabilendo un piano per il proseguimento dei negoziati, e
fissando gli appuntamenti in numero sufficiente per le trattative. “I
negoziati”, spiega la fonte, “devono cessare di essere sporadici,
occasionali, e diventare invece veramente sistematici, andando avanti a
ritmo sostenuto, perché si possa davvero giungere a concludere
l’Accordo”.
v. anche:
La delegazione israeliana diserta l'incontro in Vaticano
Israele annunzia la ripresa dei negoziati
13
dicembre: riprendono i negoziati con qualche fatica, intervista a
Oded Ben Hur
Nasce negli USA
una nuova ong per sostenere i rapporti Chiesa Israele
Israele e Vaticano,
sostanziali colloqui
Achille Silvestrini, Il
Vaticano e Israele
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