Prima parte: Il Dialogo
1. Introduzione
La Giornata
dell'ebraismo, iniziativa
inaugurata in Italia dalla Conferenza Episcopale nel 1990 e, dopo l’incontro
ecumenico di Graz (‘98), estesa ad altre Chiese d’Europa, ha assunto con il
passar del tempo un carattere sempre più definito ed importante nel panorama
del dialogo interreligioso. La Chiesa ha ammesso che se non si conosce l'ambiente giudaico, non si può conoscere in modo del tutto esatto il Gesù
storico ed il Nuovo Testamento.
Per un'autentica comprensione del
significato della Giornata è necessario precisare che l'iniziativa, pur essendo
frutto di costante dialogo con esponenti del mondo ebraico, ha un valore
interno alla Chiesa cattolica. Con tale iniziativa infatti essa ha voluto
rispondere ad un'esigenza di maggiore comprensione di sé attraverso la
conoscenza delle sue origini e nello stesso tempo ha inteso esprimere un gesto
di dialogo e di fraternità verso il popolo ebraico per millenni perseguitato
dai cristiani.
Questa Giornata è stata creata, come
ha detto il Presidente della Commissione diocesana per l’ecumenismo e il
dialogo di Roma, Mons. Clemente Riva: "perché
il rapporto con il popolo ebraico, come comunità di fede, costituisce un dato essenziale
dell'unità del popolo di Dio. E perché è importante per noi ricordare le nostre
radici nell'ebraismo"; il rabbino prof. Alberto Piattelli ha
affermato: "I risultati del dialogo
ebraico-cristiano sono stati abbastanza positivi, nonostante gli incidenti di
percorso che sono avvenuti e che succedono in tutti gli avvenimenti importanti.
Bisogna considerare però quello che
c'è stato prima: praticamente troviamo l'inesistenza di un dialogo”.
Passo fondamentale nel dialogo
ebraico-cristiano, di cui la Giornata dell'ebraismo può essere considerata il
simbolo, è stato l'incontro tra il papa Giovanni Paolo II ed il rabbino capo di
Roma Elio Toaff. Questo atto non fu accolto da tutti con favore: alcuni seguaci del
vescovo Lefèbvre distribuirono, nelle adiacenze di S. Pietro, dei volantini con
questo titolo: "Papa, fermati, non andare con Caifa!". Molti
cristiani, d'altro canto, avevano già riconosciuto nel popolo ebraico,
soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, le radici storiche e spirituali
della Chiesa. Durante l'incontro sono stati affrontati temi importanti come l'antisemitismo, la Shoah ed il
riconoscimento dello Stato di Israele da parte della Santa Sede:
"Il ritorno del popolo ebraico alla
sua terra" - ha detto il Rav. Elio Toaff - "dev'essere riconosciuto come un bene ed una conquista
irrinunciabile per il mondo, perché esso prelude, secondo l'insegnamento dei
profeti, a quell'epoca di fratellanza universale a cui tutti aspiriamo e a
quella pace redentrice che trova nella Bibbia la sua sicura promessa”. Il
Papa ha parlato della "comune
accettazione di una legittima pluralità sul piano sociale, civile e
religioso". Con le parole del Concilio ha deplorato tutte le
manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei “in ogni tempo e da
chiunque”, ha sottolineato il legame che unisce la Chiesa ed il popolo ebraico
ed ha ribadito che gli ebrei come popolo non hanno alcuna colpa avita o
collettiva per ciò che è stato fatto a Gesù e che essi "rimangono
carissimi a Dio".
L'incontro tra Giovanni Paolo II ed Elio
Toaff è stato uno dei momenti più importanti nella storia bimillenaria della
Chiesa; esso non può di certo bastare da solo a cancellare tanti secoli di
persecuzioni, ma è certamente un passo notevole verso un futuro di conoscenza
reciproca e di vera fraternità.
La Giornata dell'ebraismo non
rappresenta una celebrazione che cade una volta l'anno, o un episodio sporadico
all'interno della Chiesa, ma deve essere un'occasione in più per riflettere su
ciò che è stato, e sulla diversità. Non è piacevole per un cristiano studiare
la storia delle persecuzioni perpetrate da uomini che si dicevano portatori del
Verbo Divino, ma è importantissimo che tutti, cristiani e non, fedeli e
catechisti conoscano i fatti storici e li insegnino agli altri, non per
denigrare la Chiesa, ma per essere consapevoli di ciò che è stato e far in modo
che non si ripeta mai più.
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2. LA GIORNATA DELL'EBRAISMO: QUANDO E PERCHÉ È NATA
Il 29 settembre 1989, la Conferenza Episcopale Italiana (CEI) istituì la "Giornata
per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei"
(17 gennaio).
nel 1990, l'argomento affrontato è stato la radice ebraica della fede cristiana e la
necessità del dialogo;
nel 1991, la conoscenza dei documenti ufficiali sul dialogo;
nel 1992, la conoscenza del "rapporto privilegiato" della Chiesa con Israele;
nel 1993, un corretto insegnamento cristiano sull'ebraismo;
nel 1994, il tema biblico dell'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio;
nel 1995, la coscienza cristiana di fronte all'elezione di Israele;
nel 1996, a trent'anni dalla “Nostra Aetate”;
nel 1997, l’esperienza del ritorno a Dio nel messaggio d’Israele;
nel 1998, l’uomo nella tradizione ebraica;
nel 1999, l’anno giubilare nella Sacra Scrittura;
nel 2000, il Dio delle benedizioni nella Tradizione d’Israele
La Giornata è stata
istituita per avere un'occasione in più per studiare il legame intrinseco
tra Chiesa ed Ebraismo: “ cristiani
ed ebrei, pur non identificandosi, non si escludono né si oppongono, ma
sono legati al livello stesso della loro identità” (Giov.
Paolo II, 6 marzo 1982); il
giusto legame tra Antico Testamento e Nuovo Testamento (Antico Testamento
non significa né scaduto, né sorpassato, ma permanente quale sorgente di
rivelazione);
L' ebraicità di Gesù e della Chiesa primitiva (Gesù e le sue
predicazioni non devono essere presentati né fuori dall'ebraismo, né
contro l'ebraismo, ma dentro l'ebraismo); la giusta interpreta-zione di
alcuni brani neotestamentari; della Settimana Santa e del Venerdì Santo (la
morte di Gesù non può essere attribuita né indistintamente a tutti gli
ebrei allora viventi né agli ebrei del nostro tempo); i legami tra liturgia
ebraica e cristiana; il valore permanente del popolo d'Israele (bisogna
abbandonare la concezione tradizionale del popolo punito, conservato come
argomento vivente per l'apologetica cristiana: esso resta il popolo
prescelto da Dio); l'informazione storica corretta.
Lo scopo di questa Giornata non è di
pregare per gli ebrei ma di iniziare i cristiani al rispetto, al dialogo ed alla
conoscenza della tradizione ebraica, in sintonia con la svolta del Concilio Ecumenico Vaticano II,
dopo secoli di persecuzioni ed incomprensioni.“Un
ritardo che ci deve pesare molto... è il non aver considerato vitale
la nostra relazione con il popolo ebraico"- ha detto il
Card. Martini - "La Chiesa, ciascuno di noi, le nostre comunità non possono
capirsi e definirsi se non in relazione alle radici sante della nostra fede
e quindi al significato del popolo ebraico nella storia, alla sua missione e
alla sua chiamata permanente"
(Popolo in cammino, Milano 1983).
Il 6 marzo 1982, Giovanni Paolo II diceva ai
delegati delle Conferenze episcopali e agli altri esperti riuniti a Roma:
“...Occorrerà fare in modo che questo insegnamento, ai diversi livelli
di formazione religiosa...presenti gli ebrei e l’ebraismo non solo in
maniera onesta e obiettiva, senza alcun pregiudizio e senza offendere
nessuno, ma ancor più con una viva coscienza del patrimonio comune”. Lo
scopo di questa Giornata non è di pregare per gli ebrei ma di iniziare i
cristiani al rispetto, al dialogo ed alla conoscenza della tradizione
ebraica. “Un ritardo che ci deve pesare molto... è il non aver considerato vitale
la nostra relazione con il popolo ebraico".
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3. NOSTRA AETATE: L'INIZIO DI
UNA NUOVA ERA
La spinta decisiva per una dichiarazione conciliare sul rapporto con
l’ebraismo venne da papa Giovanni XXIII. Durante il periodo di terrore nazista, mentre era
delegato apostolico in Bulgaria e in Turchia, egli aveva salvato migliaia di
ebrei dalla deportazione e durante il suo pontificato aveva fatto togliere
dalla preghiera del Venerdì Santo (1959) le parole: "perfidi judaei" e
" perfidia judaica"; e dalla formula di consacrazione del
genere umano a Cristo Re (15 ottobre 1959) un passaggio che suonava
offensivo nei riguardi degli ebrei; nel
giugno del 1960 egli ricevette lo storico ebreo Jules
Isaac, che aveva avuto un peso decisivo nella stesura dei “Dieci
punti di Seelisberg”. Il 18 settembre 1960 diede al Card.
Bea l'incarico di preparare la bozza di
una dichiarazione sui rapporti intrinseci fra la Chiesa ed il popolo
ebraico.
In occasione del grande dibattito conciliare del 28-29 settembre
1964, alcuni Padri si erano espressi per una confessione di colpa da parte
della Chiesa nei riguardi del popolo ebraico.
La dichiarazione “Nostra Aetate” ha vissuto in Concilio una vicenda estremamente movimentata.
Il primo abbozzo, presentato nel giugno del 1962 alla Commissione centrale
con il titolo “Decretum de Judaeis”,
apparve nel novembre del 1963 come capitolo IV dello schema sull'ecumenismo; nella primavera del 1964 andò a finire
nell'appendice del
medesimo schema, poi fu ulteriormente ridotto.
Fu Paolo VI a far sì che quel documento diventasse il nucleo
centrale di una nuova dichiarazione conciliare nel 28 ottobre 1965. Se si
confronta la dichiarazione conciliare con la bozza si nota che sono state
eliminate frasi forti di sentimenti particolarmente positivi della Chiesa
nei confronti degli ebrei come: "con cuore pieno di gratitudine
la Chiesa, sposa di Cristo, riconosce...","essa si rallegra...",
"la Chiesa ama questo popolo...","chi disprezza o
perseguita questo popolo arreca dolore alla Chiesa
cattolica...". La redazione finale presenta un documento
piuttosto diplomatico ma comunque pur sempre innovativo nella storia
cristiana.
Nella
dichiarazione conciliare viene affermato il vincolo che lega la Chiesa al
popolo ebraico, la posizione particolare del popolo ebraico circa la morte
di Cristo (gli ebrei non sono rigettati da Dio, né maledetti); la
permanenza dell’elezione di questo popolo, la promozione della reciproca
stima e conoscenza e la deplorazione di tutte le manifestazioni dell'antisemitismo.
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4. STORIA DEL DIALOGO EBRAICO-CRISTIANO ATTRAVERSO I
DOCUMENTI
- 1937 - Enciclica di Pio
XI, “Con ardente
pena”, in cui si denunciavano implicitamente le persecuzioni razziali;
- agosto ’47 - “Dieci punti di Seelisberg”,
indirizzati a tutte le Chiese da una Conferenza internazionale di ebrei e
cristiani per combattere l’antisemitismo;
- ’48 - Dichiarazione del Consiglio ecumenico delle Chiese
sull'atteggiamento
cristiano nei confronti degli ebrei;
- ’50 - “Tesi di Bad Schwalbach”,
redatte da un gruppo di teologi protestanti e cattolici;
- ’50 - “Sinodo di Weissensee”: si
ha la prima dichiarazione ufficiale della Chiesa evangelica di Germania che
parla di corresponsabilità nella Shoah: “Dichiariamo la nostra
colpa, la colpa del popolo tedesco”;
- 24 aprile ’60 - Petizione del Pontificio Istituto Biblico;
- 24 giugno’60 - Richiesta
dell'Istituto per studi ebraico-cristiani presso la Seton
Hall University;
- 28-31 agosto ’60- Memorandum del gruppo di
lavoro Apeldoorn;
- ’61 - Risoluzione relativa
all'antisemitismo (è un peccato contro Dio e contro
l’uomo) del Consiglio ecumenico delle Chiese (Nuova Delhi);
- ’61 - Un gruppo di lavoro di cristiani ed ebrei sviluppa una forma di dialogo
all'interno della più grande assemblea degli evangelici tedeschi, “Kirchentag”;
- ’64
- Dichiarazione sull'antisemitismo della federazione luterana mondiale (
Logumkloster);
- 28 ottobre ’65 -
Dichiarazione del Concilio Ecumenico Vat.II “Nostra Aetate” n.4;
- ‘67-
Dichiarazione del Consiglio protestante belga;
- ’67
- Dichiarazione del Consiglio ecumenico delle Chiese;
- marzo‘67 e novembre ’75
- Comunicati della Conferenza Episcopale americana;
- ’68 -Colloquio ebraico-cattolico a Bogotà organizzato dalla Conferenza dei
Vescovi latino-americani;
- 5-8 aprile ’70
- Progetto di rapporto sulle relazioni fra ebrei e cristiani pubblicato dal
Concilio Pastorale della Chiesa cattolica olandese;
- ’70
- Proposte per una riflessione teologica su Israele e il suo popolo
pubblicato dal Sinodo della Chiesa riformata olandese pubblica;
-
’70
- Si costituisce a Roma, il Comitato internazionale di collegamento tra
cattolici ed ebrei.
Nel 1988 il Card. Willebrand sottolinea 5 punti programmatici nel cammino
intrapreso dal Comitato: l'impegno contro l'antisemitismo, la riflessione
sulla Shoah, un dialogo maturo, un
fondamento di una speranza religiosa comune, riconoscendo reciprocamente le
proprie caratteristiche essenziali e le differenze sostanziali; un comune
impegno per la giustizia e la pace.
Un’altra importante riunione del Comitato è tenuta a Praga, nel 1990, nella cui
dichiarazione finale, l’antisemitismo ed il razzismo sono presentati
come un peccato contro Dio e contro l'umanità; il Cardinale Cassidy
chiese il perdono.
- 16 aprile ’73- Dichiarazione del Comitato episcopale francese per le relazioni con
l'ebraismo;
-
1 dicembre ’74- La Commissione per le relazioni religiose della Chiesa cattolica con
l'ebraismo pubblica gli “Orientamenti e suggerimenti per
l'applicazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate n.4” in cui si dice, fra
l'altro
“condizione del dialogo è il rispetto dell'altro,
così come esso è, e soprattutto rispetto della sua fede e delle sue
convinzioni religiose";
-
’75
- La Chiesa evangelica di Germania pubblica un documento di lavoro “Cristiani
ed ebrei”;
-
’75
- La Conferenza episcopale degli Stati Uniti invia un messaggio pastorale
sulle relazioni ebraico-cristiane in cui si indicano due linee di
approfondimento: le origini ebraiche della chiesa e del pensiero di Paolo in
Romani 9,11;
-
'78
- Il Sinodo delle chiese evangeliche della Renania dichiara e riconosce che
gli avvenimenti degli anni ‘33-'45 sarebbero impensabili se non ci fossero
stati tutti i pregiudizi e le decisioni prese dalla cristianità nel corso
dei secoli;
-
4 marzo ’79- Nel suo Messaggio alla Diocesi di Marsiglia, il Cardinale Roger
Etchegaray scrive: “Fino a
quando l'ebraismo resterà esteriore alla nostra teologia e alla nostra
storia, saremo in germe degli antisemiti.”;
-
8 maggio’79- Documento del gruppo di lavoro per il dialogo tra ebrei e cristiani
del Comitato centrale dei cattolici tedeschi;
-
'80 - Il Sinodo evangelico della Germania approva una risoluzione“Rinnovamento e rapporto fra cristiani ed ebrei”;
-
24 giugno ’85 -La Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo pubblica: “Sussidi per una corretta presentazione degli ebrei e
dell'ebraismo
nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica” (il primo
documento sui rapporti con l’ebraismo diretto ad operatori pastorali);
- 13 aprile ’86 -Giovanni Paolo II visita la Sinagoga di
Roma;
-
’92- Il Catechismo della Chiesa Cattolica evidenzia
il rapporto speciale della
Chiesa con il popolo ebraico ed il suo legame con l’ebraismo;
- 30 dicembre ’93 -La Santa Sede riconosce lo Stato d’Israele;
-
’94 - I Vescovi ungheresi chiedono perdono al cospetto di Dio per coloro che, per
opportunismo o viltà, non hanno protestato, permettendo così l'umiliazione, la deportazione e
l'uccisione in massa degli ebrei d'Ungheria;
-
’95- Dichiarazione dei Vescovi tedeschi: “L'atteggiamento
antiebraico esistente anche negli ambienti della Chiesa, ha contribuito al
fatto che durante gli anni del Terzo Reich, i cristiani non hanno opposto
all'antisemitismo razzista la
resistenza necessaria... La Chiesa che noi confessiamo come santa e che
veneriamo come un mistero è anche una Chiesa peccatrice che ha bisogno di
conversione.”;
-
’97 -Riunione a Graz, incontro ecumenico, con tema “Riconciliazione dono di Dio
e sorgente di vita nuova”; durante questa assemblea fu realizzato un forum
su “Riconciliazione senza Teshuvah”;
-
settembre ’97 - Simposio internazionale “Bene e male
dopo Auschwitz: implicazioni per l’oggi” organizzato dal centro
SIDIC, dall'Università Gregoriana, e dalla Università di Tor Vergata;
-
settembre e novembre ’97 -
In Francia, prima i Vescovi, poi i medici ed anche gli agenti di polizia,
fanno atto di contrizione ed il Card. Joseph Ratzingher promuove una riunione
sulla questione dell'Inquisizione;
- 30 ottobre - 1 novembre ’97 - Colloquio intraecclesiale sulle
“Radici dell’antigiudaismo in ambiente cristiano”;
- marzo ’98 - Documento vaticano: “Noi ricordiamo: una
Riflessione sulla Shoah”, della Commissione per i rapporti religiosi
con l’ebraismo.
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Seconda parte: Prima del dialogo
5. PRECEDENTI STORICI: GLI EBREI PRIMA DI CRISTO
Questo breve riassunto della storia degli ebrei non può essere
esaustivo, per approfondimenti si rimanda a testi specifici. La storia degli
ebrei, prima dell'avvento di Cristo, ci è nota tramite il Pentateuco, la Torah.
Il patriarca Abramo fu il primo a
riconoscere l'esistenza di un Dio unico ed a trasmetterla alla sua gente. Il
Signore lo guidò, insieme alla moglie Sara, nella terra di Canaan. In
seguito ad una carestia Abramo si diresse in Egitto, ebbe un figlio dalla
serva Agar: Ismaele, e, più tardi, dalla moglie Sara: Isacco.
Dio mise alla prova Abramo chiedendogli di sacrificare suo figlio Isacco,
che però fu salvato dalla misericordia del Signore. Isacco sposò Rebecca
ed ebbe come figli Esaù e Giacobbe
che, approfittando della cecità del padre, rubò la primogenitura al
fratello. Giacobbe sposò Lia e Rachele. Ebbe 12 figli (da cui le 12 tribù
di Israele), tra i quali Giuseppe che,
essendosi attirato l'invidia dei fratelli, fu venduto da essi come schiavo.
Egli fu portato in Egitto e lì, con la sua capacità di interpretare i
sogni, riuscì a conquistare la stima del Faraone fino a diventare viceré.
I suoi fratelli, spinti da una carestia, si recarono in Egitto, e
Giuseppe, dopo averli messi alla prova, si rivelò loro, poté riabbracciare
il padre Giacobbe e la sua gente che si trasferì in Egitto. Gli Ebrei
vivevano in tranquillità, ma la situazione mutò quando morì il Faraone e
gli successe Ramesse II (1301-1234) che prese in odio gli Ebrei,
opprimendoli in ogni modo. In quel tempo nacque Mosè che fu abbandonato su una cesta nel Nilo nella speranza di
farlo sfuggire al destino che il Faraone aveva decretato per tutti i maschi
nati da madri ebree: la morte. Fu salvato dalla sorella del Faraone che lo
adottò facendolo crescere alla corte come un principe. Egli poi si unì al
suo popolo e, seguendo le indicazioni del Signore, lo guidò fino alla
liberazione dall'oppressore. Portò il suo popolo nel deserto e andò sul
Monte Sinai per ricevere la legge dal Signore. Ma quando Mosè discese dal
monte, trovò che la sua gente, stanca dell'attesa, aveva costruito un
vitello d’oro e lo adorava.
Mosè distrusse le Tavole della legge, punì gli idolatri, pregò
ancora e tornò sul Monte per ricevere di nuovo le Tavole.
Mosè, insieme ad Aronne, guidò il suo popolo verso la terra di Israele, ma il
viaggio era lungo e faticoso, la gente si lamentò criticando l'operato del
Signore, ed Egli per punizione, stabilì che nessuno di quella generazione
avrebbe visto la Terra Promessa.
Giosuè
condusse gli Ebrei in terra di Israele che venne conquistata in fasi diverse
fino al XIII sec. a.C. Seguì il periodo dei Giudici (Barak, Gedeone,
Sansone, Samuele, sono i più noti), e la monarchia.
Il primo re fu Saul (circa 1020-1000 a.C.) che riunì le tribù e le guidò alla
vittoria contro i Filistei. Gli successe Davide
(circa 1000-960 a.C.) che elesse a capitale dello stato Gerusalemme.
Il regno prosperò sotto Salomone (960-922 a.C.) ma
alla sua morte si divise in due: Israele a nord, con capitale Samaria e
Giudea a sud, con capitale Gerusalemme. Un ultimo splendore conobbe Israele
sotto Geroboamo II (circa 768-746); poco dopo il regno di Samaria cadde.
Nel regno di Giuda, sotto Giosia (circa 640-609) si cercò di purificare il culto dai riti pagani che vi
si erano infiltrati.
Nel 586 il re babilonese
Nabucodonosor occupò e distrusse Gerusalemme deportando la popolazione
in Babilonia.
Nel 538 a.C. Ciro conquistò Babilonia e
gli ebrei ottennero un editto che li autorizzava al ritorno in terra di
Israele. La comunità si riorganizzò, sotto l'autorità persiana con Neemia
(445 a.C.) che ricostruì le mura di Gerusalemme, ed Esdra.
All’epoca d’oro del dominio persiano, seguì l’Impero di
Alessandro. Una breve ripresa dell'indipendenza politica si ebbe, dopo il
dominio di Alessandro e l'avvento dei suoi successori Seleucidi,
con i Maccabei che reagirono all' ellenizzazione del paese, e gli Asmonei.
Nel 63a.C. Pompeo conquistò Gerusalemme sottoponendo a tributo la Giudea.
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6. PRECEDENTI STORICI: GLI EBREI E LA CHIESA
6.a. EPOCA ROMANA
-
L'avvento
di Gesù Cristo provocò inizialmente una spaccatura nell'ebraismo; alcuni
lo riconobbero come il Messia, altri vi si opposero radicalmente. L'accusa
di deicidio, in seguito mossa dai cristiani agli ebrei, fu una delle cause
dell'espansione dell'antisemitismo.
-
Tito nel 70 d.C. conquistò e bruciò Gerusalemme; gli ebrei cessarono allora di
esistere come entità politica. Una parte di essi rimase in terra di Israele
sotto la direzione di un principe riconosciuto dai Romani.
-
Sotto Adriano scoppiò una rivolta guidata da Bar Kokeba. Riconquistata dagli
insorti nel 134, Gerusalemme venne distrutta e quindi ricostruita dai romani
come Aelia Capitolina, dove era vietato agli ebrei risiedere.
Essi continuarono a subire diverse persecuzioni e restrizioni da parte dei Romani.
-
Sotto l'influsso di alcuni Padri della Chiesa, furono proibiti i matrimoni misti
e gli ebrei vennero esclusi da ogni pubblico ufficio. Fra i Concili
più antichi, quello di Laodicea (tra il 343 e il 380) proibì ai cristiani
di partecipare a feste e pasti ebraici; il concilio di Orléans del 538 vietò
agli ebrei di farsi vedere tra i cristiani per quattro giorni della
Settimana Santa a cominciare dal Giovedì Santo.
-
Giustiniano(Novella 146 del 553) proibì loro
l'ufficiatura con la
Deuterosis, termine greco che indica la Mishnah (dottrina tradizionale
giudaica post-biblica), e comminò la pena di morte agli ebrei che avessero negato
il dogma della Resurrezione.
Il complesso di limitazioni e norme di sfavore verso gli ebrei,
esistente nel codice giustinianeo (1,8 De iudaeis et caelicolis),
costituì il fondamento del diritto comune relativo alla
loro condizione giuridica. Le prime lettere pontificie ed i canoni dei primi
Concili che si occuparono degli ebrei si ispirarono a questi principi.
Gregorio I proibì di molestarli, ma vietò loro di costruire nuove
sinagoghe e di avere schiavi cristiani.
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6.b. ETÀ MEDIEVALE
Gli ebrei, fin dall'età carolingia, erano considerati "servi regiae camerae", con
l'obbligo del pagamento di uno
speciale tributo la cui origine risale all'epoca imperiale romana. Essi
furono tra le vittime della spinta espansionistica, suscitata dal risveglio
della società europea dopo il Mille e caratterizzata dall'ideale religioso
che sfociò nelle crociate. A ciò contribuì il fervore creato dal
movimento cluniacense e l'aumento di prestigio del papato nel periodo della
lotta con l'impero. Il papa Urbano II disse ai fedeli, per incitarli a
partecipare alle crociate: "A
tutti quelli che andranno laggiù se perderanno la vita in viaggio o sul
mare o lottando contro i pagani, sarà concessa l'immediata remissione dei
peccati: investito da Dio di un dono così grande, io l'accordo a tutti
quelli che si preparano a partire!".
Nella notte tra il 13 ed il 14 luglio 1099 Gerusalemme
cedette all'assedio dei crociati. Nei territori conquistati si costituirono alcuni
stati feudali; sul regno di Gerusalemme dominava Goffredo di Buglione. Durante la loro
avanzata i crociati saccheggiarono e
fecero stragi in tutte le comunità ebraiche che incontrarono. A
sostegno degli stati cristiani in Asia Minore e dell'attività mercantile
europea sorsero anche gli Ordini religiosi e militari che ebbero come
compito principale la lotta contro gli infedeli e la difesa delle conquiste
cristiane. I più importanti furono l'ordine dei Templari, fondato nel 1118,
e l'Ordine di S. Giovanni. Il grande conflitto aperto dall'iniziativa di
Urbano II continuò per due secoli. Con la terza crociata (1188-1190) si
tentò di liberare il regno di Gerusalemme che era stato riconquistato dai
musulmani nel 1187. Fu guidata dall'imperatore Federico I di Svevia, dal re
di Francia Filippo II Augusto e dal re d'Inghilterra Riccardo Cuor di
Leone.
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6.b.I. ITALIA
In Italia gli ebrei erano diffusi in quasi tutte le regioni a partire dal sec.
XIII. Il pontefice Callisto II (1119/24) li prese sotto la sua protezione.
Il papa Alessandro III (1159/81), prendendo ad esempio Gregorio I,
scrisse la decretale “Sicut judaeis non”, in cui dispose che gli ebrei non potessero
essere costretti con la violenza al battesimo, che le loro feste non fossero
disturbate, ma proibì loro di costruire nuove sinagoghe, vietò che
avessero schiavi cristiani e li obbligò a tener chiuse porte e finestre nel
Venerdì Santo. Il papa Innocenzo III
nel 1199 rinnovò la bolla di protezione, ma fece prendere succes-sivamente
dal IV Concilio Lateranense (1215) un complesso di disposizioni per cui gli
ebrei non potevano avere uffici pubblici, dovevano astenersi dal comparire
in pubblico nella Settimana Santa e dovevano portare un segno che li
distinguesse nella società cristiana.
Queste norme entrarono poi a far parte delle decretali di Gregorio
IX (lib.V, tit.VI: “De judaeis sarracenis et eorum servis”).
- Nei secoli successivi i pontefici intervennero a
difesa di singoli ebrei torturati e messi a morte in seguito all'infamante e
falsa accusa d'omicidio rituale o di vilipendio delle ostie. L'istituto dell'Inquisizione ne aggravò la situazione. Nel 1221 il papa Giovanni XXI
fece distruggere negli stati della Chiesa le copie del Talmud (opera, redatta intorno al V sec. d.C., che ha per oggetto lo
studio della Mishnah).
Varie città italiane chiamarono gli ebrei ad esercitare il prestito ad
interesse che era invece vietato ai cristiani (IV Concilio Lateranense):
Venezia (1366), Firenze (1437), Mantova (1454), Milano (1465). Anche secondo
la religione ebraica l'usura era vietata, ma fra correligionari, non con
"stranieri".
Molti ritengono che ciò fosse dovuto al fatto che gli
ebrei erano ritenuti già condannati per l'eternità dal peccato originale,
oltre che per il supplizio di Gesù; altri che si tratti di provvedimenti
dettati da opportunità in periodi nei quali il denaro era scarso. Da
ciò è nato il pregiudizio dell'ebreo avaro ed usuraio.
-
La loro espulsione dai domini aragonesi determinò l'esodo forzato
dalla Sicilia (1482) e dalla Sardegna (1492); nel 1540 vennero allontanati
anche dal Regno di Napoli.
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6.b.II. FRANCIA
In
Francia a periodi di benessere e tranquillità, come sotto Carlo Magno e
Ludovico il Pio, successero tempi di restrizioni e persecuzioni,
specialmente all'epoca delle ultime crociate, sotto Luigi IX, il quale
espulse gli ebrei dai suoi stati (1254).
- Altri massacri avvennero in
occasione delle pestilenze del 1321 e 1347, quando gli ebrei furono accusati
di avvelenare le fonti. Riammessi ed espulsi a più riprese, nel 1394
vennero scacciati definitivamente dal regno.
6.b.III. GERMANIA
In Germania gli ebrei si stanziarono già
prima del 1000 e la loro posizione rimase in complesso buona fino alle crociate
(si calcola che oltre 50.000 ne fossero uccisi dai seguaci di Pietro l'Eremita e
di Gualtieri senza Averi nel 1096).
- Subirono persecuzioni e massacri nel corso
della pestilenza del 1348/50 e nel XV sec., in conseguenza della predicazione di
Giovanni da Capistrano e di Bernardino da Feltre.
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6.b.IV. SPAGNA
Nella penisola iberica
l'invasione degli Arabi (711) portò agli ebrei libertà
e prosperità per circa tre secoli. Con l'avanzare della riconquista
cristiana venne introdotta l'Inquisizione (1233) che peggiorò la loro
situazione: sotto il regno di Enrico III (1390-1406) cominciarono le
persecuzioni, le uccisioni, le conversioni forzate al cristianesimo e
nel 1480 funzionò a Siviglia uno speciale tribunale contro i marrani
(ebrei convertitisi al cristianesimo per salvare la vita e che
continuavano in segreto ad osservare i precetti dell'ebraismo). Le
condizioni peggiorarono ulteriormente con l'unificazione alla Spagna,
quando l'Inquisizione incrudelì contro i marrani con gli autodafé
(proclamazione solenne della sentenza dell'inquisitore cui seguiva l'abiura o la condanna ed il supplizio sul
rogo degli eretici).
- Nel 1466 gli ebrei furono banditi dal Portogallo,
nel 1492 dai regni di Castiglia e d'Aragona.
- Nel 1498 tutta la penisola
era stata abbandonata dagli ebrei, anche se vi rimanevano ancora,
soggetti sempre a persecuzione, numerosi marrani.
6.b.V. INGHILTERRA
- In Inghilterra le condizioni degli ebrei,
buone fino alla fine del sec. XII, divennero in seguito precarie e furono
espulsi totalmente nel 1290.
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6.b.VI. RUSSIA E PAESI
DELL'EST
- Fin dal I secolo d.C. si ebbero comunità ebraiche
nella Russia meridionale, dove un principe dei Czari si convertì nel 740
all'ebraismo e per due secoli circa ebbe vita un principato ebraico. Durante le
persecuzioni in Germania, al tempo delle crociate, la Polonia fu per gli
ebrei un luogo di rifugio ma furono poi costretti a rinchiudersi nei ghetti
dal re Giovanni Alberto(1492-1501).
6.c. ETÀ MODERNA
- In Italia, la situazione peggiorò con la Controriforma:
il papa Giulio III ordinò la distruzione dei libri talmudici; gli ebrei furono costretti
ad abitare nei ghetti senza poter acquistare la proprietà delle case, con la
sola facoltà di averle in locazione (bolla di papa Paolo IV
“Cum nimis absurdum”,(14/VII/1555)
e furono esclusi dalle professioni e perseguitati.
- Nel 1848, in seguito ai moti rivoluzionari, gli
ebrei dello Stato sardo e successivamente anche quelli delle altre
regioni d'Italia, ottennero l'emancipazione che fu raggiunta in Austria nel 1868,
in Germania nel 1871. Buona è stata la loro condizione in Olanda ed Inghilterra. In
Polonia furono violentemente perseguitati dai ribelli di B. Chmel'nickyj
nel 1648 e furono quasi totalmente eliminati durante la seconda guerra mondiale.
- In Francia gli ebrei, dopo aver ottenuto
l'emancipazione in seguito alla Rivoluzione
francese, accolsero con favore la salita al potere di Napoleone che, nei
paesi conquistati, li liberò dai ghetti, ma cercò in ogni modo di
spingerli all'assimilazione.
- Con la Restaurazione, furono istituiti di nuovo
i ghetti. Gli ebrei italiani furono di nuovo liberi di abitare dove volevano solo
in seguito all'entrata dei bersaglieri a Roma nel 1870, all'abolizione del potere
temporale dei papi ed alla costituzione dello Stato Italiano.
- Con l'avvento in Germania del partito
nazionalsocialista (gennaio 1933), il cui
programma politico prevedeva la lotta contro gli ebrei, considerati di razza
diversa ed inferiore ed inoltre responsabili della sconfitta nella prima
guerra mondiale, la situazione precipitò. Di fronte ad un'umanità
indifferente e ad una Diaspora (dispersione del popolo ebraico da Israele
nelle varie parti del mondo) impotente, gli ebrei erano sistematicamente
messi al bando dalla nazione tedesca, le loro vite ed i loro beni consegnati
al braccio armato del regime, SA, poi SS.
Con una prima serie di leggi (aprile 1933) gli ebrei furono
esclusi dagli impieghi civili e dalle libere professioni, nonché dalle
scuole e le leggi di Norimberga" (15 settembre 1935) li privarono
della cittadinanza e dei diritti conseguenti.
- In Italia il governo fascista con la legge del
17 novembre 1938 escludeva gli ebrei dall'esercito, dal partito fascista, dai pubblici
impieghi e dalle scuole, ne venivano limitate le proprietà, le attività industriali e
commerciali, le professioni, venivano proibiti i matrimoni misti.
- La vittoria alleata portò all'abolizione della
legislazione razziale ma nel frattempo erano morti nei campi di sterminio
nazi-fascisti circa 6 milioni di ebrei.
- Sono state mosse molte critiche alla Chiesa per il suo comportamento nei
confronti degli ebrei durante la seconda guerra mondiale. Se è vero che
molti religiosi hanno messo più volte in pericolo la loro vita per salvare
degli ebrei e non si potrà mai mettere in dubbio la grandezza dei loro
atti, è anche vero che il Papa Pio XII non prese mai ufficialmente ed
apertamente una posizione di condanna della politica nazista.
- La Chiesa comunque creò una rete di aiuto diretto ai perseguitati, anche se
alcuni religiosi si adoperarono per sottrarre alla giustizia i criminali
nazisti durante e dopo la guerra. Nella prima Enciclica del suo pontificato,
la “Summi pontificatus” (20/X/1939),
Pio XII aveva attaccato violentemente le dottrine del totalitarismo e nel
1940 inviò un'istruzione segreta ai vescovi cattolici d'Europa dal titolo "Opere
et caritate".
-
La lettera iniziava con una citazione tratta dall'enciclica di Pio
XI “Mit brennender
Sorge” (Con
viva ansia), la quale criticava duramente le dottrine naziste. La lettera
ordinava di prestare aiuti adeguati a tutti coloro che subivano
discriminazioni razziali ad opera dei nazisti. Essa doveva essere letta
nelle chiese e accompagnata dal commento che il razzismo era incompatibile
con gli insegnamenti della fede cattolica.
-
Dopo la seconda guerra mondiale, gli ebrei continuarono ad essere perseguitati in
Russia; molti fuggirono trovando rifugio in Israele che nel 1948 era
diventato uno Stato indipendente.
-
Sono dovuti passare molti anni prima che la Santa
Sede riconoscesse lo Stato di Israele (30/12/'93).
-
La Chiesa comunque non ha mai dovuto lamentare problemi per quanto riguarda la
custodia ed il permesso ai fedeli di libera visita dei luoghi santi in
Israele.
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Organismi che si occupano del dialogo ebraico-cristiano
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