La lettera PE rappresenta parola e
silenzio.
La PE sta per PE (bocca), l'organo della
parola. Dio creò l'uomo e "gli ispirò nelle narici il soffio
vitale, e l'uomo divenne essere vivente". (Genesi 2:7) Onkelos
sostiene che il termine essere vivente è da interpretare come
"anima che parla". Rashi commenta che ciò che differenzia
l'uomo dagli animali è la capacità di fare un discorso intelligente.
La capacità di parlare porta l'uomo in cima alla graduatoria delle
quattro categorie di esistenza: DOMEM (silente): TZOMEACH (germogliante);
HAI (vivente) e MEDABER (parlante). (Maharal)
La Kabbala nota che la PE è formata
da una KAF ed una YOD.
La KAF rappresenta
KLI' (contenitore), che contiene la YOD,
ovvero la spiritualità. La YOD nella KAF
rappresenta lo spirito contenuto nel corpo umano, oppure un uccello in
gabbia (il Messia), oppure, ancora, i Dieci Comandamenti nell'Arca. (Magen
David)
Nell'alfabeto, la AIN precede la PE,
dato che l'occhio percepisce e poi la bocca esprime il pensiero. C'è comunque un luogo dove la posizione di queste due lettere si inverte. In
Eicha (Libro delle Lamentazioni sulla distruzione del Tempio di
Gerusalemme) i versi dei primi quattro capitoli sono formate da parole in
ordine alfabetico ("acrostico"). In tre capitoli su quattro la
AIN precede la PE. L'anomalia allude al fatto che a quel tempo si era
deviato dalla via di Dio. La PE senza daghesh (puntino in centro) ha un
suono morbido (F), la PE con il daghesh ha invece un suono duro (P). La
radice RAFE (curare) è usata nella Torah con la forma morbida, quando
chi cura e’ Dio "Io, il Signore sono colui che ti dà la
salute" (Esodo 15:26), e con la forma dura, quando chi cura è il
dottore "le cure mediche" (Esodo 21:19) La differenza sta nel
fatto che il medico cura con dolore, mentre Dio cura naturalmente. (Baal
Haturim)
La PE (bocca) è data all'uomo per
servire lo scopo morale di usare la parola al servizio di Dio (Tefillah
Zaka’). Il lutto è il momento del silenzio. Al silenzio si allude
mangiando uova e lenticchie, che sono cibi rotondi che non hanno
"bocca". (Baba Basra 16b)