Messaggio di Natale del
Patriarca di Gerusalemme dei Latini
Pubblichiamo, con le annotazioni che di
volta in volta le parole ci suscitano, il messaggio di Natale del patriarca
dei latini di Gerusalemme, Michel Sabbah, molto centrato sulla situazione
in Israele e rivolto, oltre che ai fedeli cristiani, anche a israeliani e
palestinesi. Ci spiace dover riscontrare uno spirito decisamente 'di
parte' in un uomo di Chiesa che dovrebbe essere assolutamente super
partes o, meglio, dalla parte delle 'buone volontà' di tutti.
Fratelli e Sorelle,
Felice e santa festa di Natale!
1. Il nostro messaggio è quello degli angeli il giorno di Natale:
"Non temete, ecco vi annuncio una grande gioia. Vi è nato un
Salvatore che è il Cristo Signore" (Lc 2, 10-11). Non temete
nonostante tutte le difficoltà che viviamo e che possono ingenerare paura
e insicurezza. Anche Gesù ci dice: "Non sia turbato il vostro cuore
e non abbia timore" (Gv 14,27). Con la fede, con la luce e con la
saggezza che la fede ispira, possiamo fondare la nostra sicurezza e
contribuire alla tranquillità generale di cui la nostra società ha
bisogno.(1)
Il secondo messaggio di Natale è la gioia. L'angelo dice: "Vi
annuncio una grande gioia: vi è nato un Salvatore che è il Cristo
Signore". Che la gioia che proviene dalla grazia di Dio ricolmi i
vostri cuori, ne avete bisogno nelle sofferenze che patite. A tutti i
nostri fedeli, a tutti coloro che hanno paura, a coloro che tra i
familiari contano un prigioniero(2) o
qualcuno sottoposto a torture, a coloro che hanno conosciuto la morte, a
tutti coloro che sono inclini a riempire di odio i loro cuori, noi
diciamo: Purificate i vostri cuori; e che la gioia di Natale rinnovi in
voi tutta la vostra vita.
È questo il nostro messaggio per tutti i nostri fedeli e per tutti i
nostri fratelli e sorelle di questa Terra Santa; per tutti i palestinesi e
per tutti gli israeliani: Dio vi ha creati non per aver paura l' uno
dell'altro o per ammazzarvi, ma per amarvi gli uni e gli altri, per
costruire e per collaborare insieme.
2. Ai nostri capi politici che con la loro politica possono decidere della
vita o della morte di parecchi in questa Terra Santa diciamo: "Siate
dei costruttori della vita, non già della morte. Sappiate che le
demolizioni, la morte e la lotta non hanno portato, e non porteranno mai,
che demolizioni, morte e la prosecuzione della lotta. È tempo invece di
cambiare strada e di prendere buone decisioni per giungere una buona volta
per tutte alla pace e alla giustizia. Ogni lentezza a risolvere,
persistendo le ingiustizie sotto ogni loro aspetto, il muro(3)
le barriere, i prigionieri, gli assassini, tutto ciò non fa che nutrire
la violenza. Quando cesseranno le ingiustizie,(4)
causa della violenza, cesserà la violenza e regnerà la sicurezza.
Speriamo di poter cominciare un nuovo periodo nel quale ogni violenza
cesserà; da entrambe le parti, la israeliana e la palestinese.(5)
E ripetiamo: la sicurezza per gli israeliani vuol dire libertà e
sovranità per i palestinesi.(6) Due
realtà interdipendenti e ineluttabili. Le mezze misure, la semilibertà o
la semisovranità non ci porteranno da nessuna parte, ma solo a ricadere
in un interminabile ciclo di violenza e di insicurezza.
L'attuale posizione palestinese che consiste nel reclamare tutti i diritti
attraverso le vie della non violenza e della pace,(7)
dice che pace e giustizia sono possibili. Anche nella parte israeliana
abbiamo visto e sentito dei nuovi segni e nuove espressioni. Speriamo che
indichino una nuova visione e una nuova decisione. Le difficoltà sono
numerose, ma è una volontà sincera che riduce ogni difficoltà e ne
trova la soluzione. Se al contrario non c'è una sincera volontà, ogni
difficoltà diviene un ostacolo insormontabile.(8)
La nostra Terra Santa è assetata di ritrovare la sua pace e la sua
santità. Procurate ai due popoli la vita, la sicurezza e la dignità che
reclamano. Governare è dono e servizio, non l'occasione per occupare dei
posti o per conseguire dei benefici. Bisogna porre fine alle molteplici
sofferenze che sono durate troppo in questa terra. Speriamo adesso che i
nostri capi dedichino tutto il tempo e tutte le loro energie per
realizzare quel che bisognava compiere da sempre: la pace e la giustizia
per due popoli capaci di vivere fianco a fianco in pace e come dei buoni
vicini.(9)
3. Fratelli e sorelle, che vivete qui a Betlemme, vicinissimi alla Grotta;
a voi e al mondo intero che in questi giorni volgete lo sguardo verso
Betlemme, la città del Principe della Pace, a voi tutti auguro un Natale
di santità e di coraggio per mettere da parte ogni paura e ogni violenza
e per costruire la pace e la giustizia di cui noi tutti abbiamo bisogno.
Felice e santa festa di Natale.
+ Michel Sabbah, Patriarca
__________________________________
(1) C'è un
grande bisogno da parte di tutti di fede, luce e saggezza autentiche, che
non siano parole dal guscio vuoto 'come cembali che tintinnano', ma che
sorgano da una ricerca vera e da un vissuto permeato dalla Realtà che
esse veicolano...
(2) È difficile pensare che i prigionieri siano degli agnellini e che ci
sia un'ingiustizia nel loro arresto e detenzione. Esiste una situazione
nella quale sono necessari molti tipi di difesa e il dato di fatto che gli
israeliani non intendono continuare ad essere carne da macello...
Inoltre il patriarca sembra dimenticare che proprio i
cristiani di cui egli è vescovo sono le prime vittime
del fondamentalismo islamico; ma di questo egli non fa alcun accenno:
un atteggiamento incomprensibile, se non con l'abitudine a minimizzare o
cancellare tutto ciò che potrebbe mettere in evidenza la realtà della
violenza intollerante e totalitaria che scuote la stessa società
palestinese, oltre che minacciare e colpire Israele.
(3) Non ci sentiamo di essere d'accordo con
l'accenno al muro, nella constatazione che, se ha creato inevitabili
disagi, ha anche salvato tante vite, aumentando esponenzialmente la
sicurezza d'Israele. I recenti attentati a Netanya dimostrano proprio la
vulnerabilità di una zona che può essere considerata una 'breccia'
perché lì quel muro non c'è. Perché poi - ci chiediamo - accennare
unilateralmente al muro e non nominare affatto l'irrefrenabile attività
dei terroristi che ne hanno provocato la costruzione?
(4) Poiché
la più grande
"ingiustizia" causa delle violenze è l'esistenza dello Stato
d'Israele - notoriamente non riconosciuto
né nei libri di testo né nelle mappe palestinesi (come pure di tutto il mondo arabo) - l'affermazione risulta
alquanto unilaterale e anche, diciamolo, sottilmente ipocrita. Del resto
le recenti deliranti dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad non
hanno fatto altro che far venire allo scoperto una realtà presente da
sempre e troppo sottaciuta anche da parte nostra. Non dimentichiamo quindi
che tutte le possibili forme di ingiustizia che si possono manifestare
hanno la loro scaturigine proprio in questo nucleo incandescente - e
finora irriducibile - di odio e rifiuto totale, senza appello. Tutto il
mondo deve essere consapevole che finché questo sarà presente (forse non
basta una generazione) sarà difficile parlare di speranza...
(5) È una speranza che tutto il mondo
condivide; ma che la cultura dell'odio presente in Palestina (si può
sperare solo nella efficacia dell'azione di persone di buona volontà che
pure non mancano) rischia di rendere una parola vuota di significato.
(6) Non era stata certo misconosciuta. Ci
sembra di ricordare che certi patti non sono stati onorati da un certo
Arafat...
(7) Ne è proprio sicuro, visti i recenti
fatti di Netanya, ad esempio? Ci sembra che non venga sufficientemente rimarcato - riandando al
tragico episodio di pochi giorni fa - che anche se
la gente urlava, e si scansava mentre la poliziotta rincorreva il ragazzo
con lo zaino e gridava «attenzione, terrorista!», nessuno gli ha
sparato. Dopo tanti anni di attentati pure le giovani guardie sulla porta,
come tante altre volte in cui il muro di difesa è stato il loro corpo,
hanno cercato di fermare l’assassino trattenendolo con le mani per non
correre il rischio di sparare ad un innocente.
Viene in ogni caso eluso il
problema della Jihad Islamica che - al contrario di Hamas, che rende conto
al consenso o al dissenso della massa dei suoi adepti - risponde a un’agenda tutta interna,
machiavellica, decisa a distruggere lo Stato d’Israele, a uccidere
quanti più ebrei, convinta di incarnare la volontà di Dio. Inoltre essa non ha
firmato nessuna tregua, ritenendo la leadership di Abu Mazen di fatto minata dall’apostasia antislamica, e
comunque corrotta e venduta al nemico. Preferisce proclamare che il suo
scopo è la vendetta per l’eliminazione di alcuni dei suoi uomini.
(8) Perché insinuare il dubbio su una
sincera volontà da parte israeliana, dopo il ritiro da Gaza costato
lacrime amare?
(9) Non bastano le azioni politiche dei
capi, per quanto illuminate possano essere, se non si pone fine alla
cultura dell'odio e alla visione unilaterale della storia
v. anche:
Uno strano patriarca
Mappe ufficiali palestinesi
Rapporti tra ebrei, palestinesi e cristiani
Cristiani dei territori vittime del fondamentalismo islamico
Il Vaticano
nomina con tre anni di anticipo il successore di Sabbah
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