“Atto commemorativo” della “Nostra
Aetate”
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Per il mese prossimo è prevista in Vaticano una visita di Stato del
Presidente israeliano Moshe Katzav, ha annunciato il 2 ottobre il
quotidano israeliano “Haaretz” (“La Terra”). Contemporaneamente,
il Presidente Katzav effettuerà anche una visita ufficiale in Italia.
Sarà la prima visita di Stato di un Capo di Stato israeliano in Vaticano.
Il 27 ottobre avrà poi luogo a Roma un “atto commemorativo” della
promulgazione della dichiarazione conciliare “Nostra Aetate”.
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Vi parteciperanno il rabbino David Rosen, membro del Comitato ebraico
americano (American Jewish Committee) e della Commissione bilaterale
permanente dello Stato di Israele e della Santa Sede, e il Cardinale
Jean-Marie Lustiger, Arcivescovo emerito di Parigi.
Katzav ha già incontrato Joseph Ratzinger in occasione dei funerali di
Giovanni Paolo II, l’8 aprile scorso. Secondo Oded Ben Hur, ambasciatore
di Israele presso la Santa Sede, la visita di Katzav “simoboleggia le
buone relazioni” tra la Santa Sede e Israele.
Da parte sua, il consigliere del Presidente israeliano, Avi Granot, ha
sottolineato due aspetti dell’incontro: “Israele e il Vaticano sono
due Stati che hanno relazioni diplomatiche, ma oltre a questo c’è un
riconoscimento da parte della Santa Sede del fatto che Israele rappresenta
il popolo ebraico e il Vaticano quello cattolico. Da ciò deriva l’importanza
di un incontro di questo tipo”.
Benedetto XVI ha indirizzato un messaggio alla comunità ebraica all’indomani
della sua elezione al soglio pontificio. La comunità ebraica di Roma,
così come quelle di altri Paesi, aveva organizzato degli incontri di
preghiera in occasione della malattia di Giovanni Paolo II e aveva fatto
pervenire messaggi di condoglianze dopo la sua dipartita, avvenuta il 2
aprile.
Ci sono stati poi altri segnali positivi: la visita “storica” di
Benedetto XVI, Papa tedesco, alla sinagoga di Colonia, il 19 agosto
scorso; la lettera del Primo Ministro israeliano Ariel Sharon a Papa
Benedetto XVI; la visita dei due grandi rabbini di Israele, Shlomo Moshe
Amar e Yona Metzger, in Vaticano lo scorso 15 settembre.
Il 2005 è anche l’occasione per festeggiare i 40 anni della
dichiarazione conciliare “Nostra Aetate” sui rapporti della Chiesa
cattolica con le religioni non cristiane, soprattutto l’ebraismo. Un
congresso ha avuto luogo a questo proposito a fine settembre.
Il prossimo 27 ottobre avrà luogo a Roma un “atto commemorativo”
presso il Palazzo della Cancelleria. Verrà aperto dal Cardinale Walter
Kasper, Presidente della Commissione della Santa Sede per i Rapporti
religiosi con l’Ebraismo. Sarà l’occasione di un “bilancio” del
dialogo ebraico-cattolico negli ultimi decenni per tracciare poi delle
prospettive, insieme al rabbino David Rosen, e al Cardinale Jean-Marie
Lustiger.
Il 30 dicembre 1993, Santa Sede e Stato di Israele hanno firmato un
Accordo – “Fundamental Agreement” – che enuncia i principi
regolatori delle relazioni tra la Chiesa e lo Stato, mentre la loro
applicazione è stata rimandata a dopo la firma di una serie di accordi
complementari – da negoziare in seguito – volti ad assicurare la
libertà e i diritti della Chiesa in territorio israeliano.
Il 28 agosto 2003 Israele ha ritirato senza spiegazioni la propria
delegazione dai negoziati con la Santa Sede mentre si svolgevano i lavori
per giungere ad un accordo sulla tutela delle proprietà ecclesiastiche e
lo statuto fiscale. Il 5 agosto 2004 sono poi riprese a Gerusalemme le
conversazioni.
I negoziati hanno prodotto finora un unico accordo nel 1997, ovvero il
riconoscimento civile della personalità giuridica della Chiesa e degli
enti ecclesiastici (Legal Personality Agreement), ratificato da Israele il
16 dicembre 1998, ma non ancora trasformato in legge statale. Infine vi
sarebbe il cosiddetto Economic Agreement, prescritto dall'art. 10 del
Fundamental Agreement, ma che non è stato ancora concluso.
Per l’applicazione di questi accordi era in programma il 26 luglio 2005
un incontro tra le due parti che tuttavia non ha poi avuto luogo. Inoltre
lo scorso anno il governo aveva ufficialmente informato la Corte suprema
di Israele che esso non si considerava per nulla vincolato all’Accordo
Fondamentale.
I punti principali del negoziato tra Israele e la Santa Sede per l’applicazione
del Fundamental Agreement sono due: il riconoscimento giuridico delle
proprietà della Chiesa in Terra Santa e il loro regime fiscale.
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[Fonte: Zenit.org 11 ottobre 2005]
Si attende una svolta dalla visita del
Presidente
Tel Aviv - Le Delegazioni
della Santa Sede e dello Stato di Israele hanno tenuto lunedì 7 novembre
una sessione di negoziato durata circa 4 ore. La riunione è durata meno
del previsto, e si è conclusa senza alcun comunicato stampa. Lo stesso
incontro era stato tenuto all’oscuro dalla stampa, rivelato però ad AsiaNews
da attendibili fonti israeliane.
I negoziati di cui le
Delegazioni si sono occupate, hanno avuto inizio nel lontano 1999 e
avrebbero per fine il riconoscimento definitivo da parte di Israele dei
diritti in campo fiscale e di proprietà, acquisiti dalla Chiesa Cattolica
nei secoli precedenti la creazione dello Stato di Israele (1948).
L'Accordo fondamentale tra
la S. Sede e lo Stato di Israele (1993) prevedeva un accordo in questo
senso già entro il 1996. Il notevole ritardo sembra pesare sempre più
sui reciproci rapporti.
La necessità e l'urgenza
di raggiungere questo accordo potrebbe essere al centro dell'annunciata
visita in Vaticano di Moshe Katzav, Presidente dello Stato di Israele,
atteso per la metà di questo mese a Roma. Nel mondo ecclesiale e in
quello israeliano non manca chi spera che in tale occasione vi sia
l'annuncio di una svolta nella politica di Israele che permetta in tempi
brevi la conclusione del sospirato accordo.
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[Fonte: AsiaNews 8 novembre 2005]
v.anche:
Le aspettative sulla
visita di stato del presidente Katzav
Le ragioni di una
crisi