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SINAGOGA E MOVIMENTI GIUDAICI
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1. La
questione
2. La
sinagoga
3. Il
movimentismo giudaico
4.
Conclusione
1. La
questione torna
all'indice
La tematica affrontata dalla
giornata di studio in generale e da questo contributo in
particolare, trova oggi un'ampia ricezione e presenta un
promettente sviluppo nell'abbondante odierna letteratura
filologica, esegetica e storica che indaga sul
"problema delle origini" del giudaismo e del cristianesimo.
Non si saprebbe dire se
all'origine di questo interesse vi siano motivazioni di
ordine archeologico, come la scoperta a partire dal 1947
della biblioteca di Qumran, che ha dato una svolta decisiva
agli studi ebraistici, o di ordine storico: la rivisitazione
cristiana dell'ebraismo, dopo gli orrori della Shoah; e quali delle due abbia promosso le altre.
Probabilmente, entrambe hanno
interagito reciprocamente sullo sfondo e su richiesta di una
storia che alla luce della fede non è casuale. Fatto sta che negli
ultimi decenni si sono accentuati da un lato gli studi
giudaistici e dall'altro, in corrispondenza, si è
alimentata la grossa questione del rapporto originario tra
la matrice giudaica e il cristianesimo.
Per quanto riguarda il primo
aspetto, lo studio e la pubblicazione ininterrotta dei testi
di Qumran hanno senza dubbio facilitato la scoperta di un
giudaismo pressoché sconosciuto nella sua ampiezza e nella
sua fisionomia. Si sono riviste tante convinzioni
tradizionali, che, basate soprattutto sulla posteriore
letteratura rabbinica, si sono rivelate anacronistiche o
inesatte. Intanto, sono continuati anche gli studi sulla
letteratura intertestamentaria, i quali, affiancandosi ai
lavori su Qumran, anzi spesso a partire dai reperti
intertestamentari qumranici, hanno contribuito grandemente
alla conoscenza di quella vera e propria galassia che è il
giudaismo intertestamentario. del quale si è finora
conosciuto solo la punta dell'iceberg.
Naturalmente, l'altro
aspetto, la questione delle origini, viene da sé e non deve
far meraviglia quindi che vi siano da tanti anni
convegni, dibattiti, ricerche e pubblicazioni su tale tema.
Con questo nostro contributo,
noi vogliamo lumeggiare panoramicamente l'ambiente
socio-culturale e socio-religioso dell'epoca di transizione
tra le due ere.
2.
La sinagoga torna
all'indice
È un'acquisizione corrente
quella che vede l'istituzione sinagogale come una creazione
del tardo giudaismo che trova i suoi momenti salienti e
originari a partire dall'epoca di transizione, I sec. a.C. -
I d.C. Ogni tentativo d'ipotizzare un'origine
cronologicamente alta, viene frustrato da uno scetticismo
sostenuto anche da scarsezza di dati storico- archeologici.
A mio parere, però,
bisognerebbe rendere più elastica la prospettiva nella
quale ci si mette per studiare l'argomento, onde evitare di
essere riduttivi e monotematici. Basterebbe l'osservazione
generica che le sinagoghe del tempo di Gesù, pur essendo
lontane da quello splendore che l'istituzione avrebbe
assunto in seguito, si mostravano tuttavia come delle
strutture socio-religiose con un'identità ben definita e
sviluppata, che correva parallela all'istituzione del tempio
di Gerusalemme, pur sempre centro assoluto di culto.
Proprio
l'archeologia viene in soccorso per offrirci l'immagine di
una istituzione ormai solida. Ora, la cosa non può essere nata all'improvviso e, pur
ammettendo, la scarsezza di dati materiali idonei a far
ripercorrere a ritroso la strada dell'evoluzione della
sinagoga, è tuttavia possibile dare maggior forza a quelle
ipotesi che pochi studiosi hanno il coraggio di rifiutare
nettamente.
È evidente che prima
dell'esilio babilonese (587 a.C) la presenza del tempio di
Gerusalemme assorbiva, anzi doveva assorbire nella misura in
cui si era potuta realizzare la riforma deuteronomistica
centralizzatrice, ogni forma di culto pubblico. È pensabile
perciò che centri minori di culto, quali erano gli antichi
santuari israeliti, siano stati via via trascurati, anche se
non si può affermare la loro totale eliminazione. In
seguito all'esilio però, la situazione è radicalmente
cambiata. La perdita del tempio gerosolimitano non poteva
essere un evento definitivo; d'altra parte, non si può
minimizzare la necessità, soprattutto per l'uomo premoderno, di avere un punto di
riferimento cultuale che in qualche modo, anche in via
surrogatoria assicuri l'identità religiosa del gruppo
sociale.
È quanto è avvenuto in Babilonia. Dati quali
quelli offerti da Ez 1,1; 8,1; 14,1; 20,1, non vanno
assolutamente trascurati. Essi sono espressione di un
servizio di culto, nato per necessità e incentrato, in
assenza di sacrifici cruenti, sull'impiego della parola,
come preghiera e come luogo dell'incontro con il Dio
d'Israele. Non era ancora il tempo della canonizzazione
delle Scritture, che ancora non esistevano come tali, ma era
la fondazione di quel processo che cominciava a far
profilare la fisionomia definitiva delle Scritture (cf ad
es. il processo redazionale deuteronomistico).
Una conferma a questa ipotesi
di lavoro viene dal fenomeno similare sorto molto presto in
Egitto, fin dal III sec. a.C.: l'edificazione delle .
Alcuni studiosi dubitano della legittimità di poter mettere
in relazione questi edifici di culto ben consolidati e
attestati e la sinagoga.
Tuttavia, come già detto
sopra, se si rinunzia ad un concetto restrittivo
dell'istituto sinagogale, non vi è modo diverso di guardare
alla
se non come ad una variante, certamente ancora embrionale,
della futura sinagoga. Quel che preme ricordare è che la
sinagoga ha alla sua origine la volontà geniale di riempire
un vuoto con il pieno di un legame al
divino, così come lo mediavano le tradizioni raccolte,
sistemate e redatte lungo quel processo che avrebbe portato
alla fisionomia attuale dell'Antico Testamento. Nasceva così
la religione del Libro. Il carattere distintivo e
creativo di questa "nuova" religiosità si è
mantenuto e sviluppato anche quando il tempio di Gerusalemme
è stato ricostruito. Niente poteva sostituire il
tempio come luogo centrale di celebrazione sacrificale; ma
è pur vero che niente ha impedito che nei vari paesi
mediterranei nei quali vivevano comunità ebraiche, si
diffondessero le sinagoghe. Al tempo di Gesù, nella sola
Gerusalemme, ve ne era addirittura un gran numero, una per
gruppo etnico. La stessa vita pubblica di Gesù si è svolta
di frequente all'interno di una sinagoga, come luogo di preghiera e d'insegnamento; è in una sinagoga
della Galilea che egli si è rivelato come il referente del
testo messianico di Is 61,1-2 (cf. Lc 4,16-21). Né bisogna
dimenticare che l'attività evangelizzatrice di Paolo
cominciava dalle sinagoghe per il semplice fatto che lì
erano i suoi correligionari: gli ebrei! (Atti 13,14ss;
14,1). Gli unici che avrebbero potuto recepire
culturalmente, oltre che per fede, il suo messaggio.
È in questo quadro della
vita della prima generazione di cristiani che bisogna
sottolineare un aspetto che di solito viene ignorato, ma che
oggi, grazie anche agli studi ad esso mirati, è possibile
approfondire.
Di solito, noi leggiamo anacronisticamente questi testi
neotestamentari come la contrapposizione tra due religioni,
quella ebraica e quella cristiana. In realtà, in quel tempo
non si era ancora consumata la divisione tra le due realtà
religiose; la loro contrapposizione, pur viva e a volte
violenta, era piuttosto quella che divideva anche altri
gruppi giudaici che costellavano la fenomenologia religiosa
giudaica del tempo.
È per questo che si rende ora necessario accennare a questo
problema.
3.
Il movimentismo giudaico
torna all'indice
Le fonti che di solito
vengono citate per rendere conto di questo fenomeno sono
innanzi tutto lo storico ebreo Giuseppe Flavio, che descrive
le tre o quattro "filosofie" presenti nella società
ebraica del tempo (farisei, sadducei, esseni e zeloti) e
Filone (i Terapeuti); inoltre, un sussidio proviene dalla
Scrittura stessa: oltre al NT, specialmente la letteratura
evangelica, che parla dei partiti religiosi (sadducei,
farisei, erodiani, S. Giovanni Battista), anche 1 Mac 2,42;
7,13; 2 Mac 14,6, ove si parla del gruppo degli "asidei",
uomini valorosi e pii, dediti alla Legge. Gli studi sul tema
si sono frattanto intensificati (Schürer, Stemberger, Maier)
ed è possibile, pur se ancora con un certo grado
d'incertezza, stilare un quadro del fenomeno.
- Sadducei
- Farisei
- Esseni
- Comunità di Qumran
- Zeloti
- Gruppi battisti
- Gruppi non definiti
L'elencazione dei gruppi è
un tentativo sistematico che trova sufficiente suffragio,
anche se non bisogna tacere la complessità della realtà.
Non sempre i gruppi sono nettamente distinguibili;
talora frange di un gruppo possono coincidere con un altro
gruppo (farisei e zeloti, laici sadducei e laici farisei).
Ad ogni modo, ciascun gruppo ha un suo orientamento
ideologico e spesso una base scritta che non coincide
nettamente con le cosiddette Scritture (Qumran).
La galassia dipinta da
questi gruppi è altamente istruttiva per far conoscere
l'atmosfera socio-culturale e religiosa che si respirava in quell'epoca. In particolare,
la conoscenza di tale pianeta per noi ancora sommerso,
è utile per venire a conoscenza dei modi di pensare e
di vivere di primi cristiani, i quali costituivano uno dei
tanti gruppi giudaici. A loro volta, lo stesso gruppo
cristiano si frantumerà o si moltiplicherà a seconda
delle circostanze storico-ideologiche.
4.
Conclusione
torna
all'indice
La breve analisi da noi
presentata, insieme alle ampie relazioni dei colleghi che mi
hanno preceduto, mostra quanto fecondo possa essere oggi indirizzare le
nostre ricerche su quel punto focale che ha tanto
arricchito la storia dell'umanità, ma che talvolta si è
verificato nel quadro di equivoci storici che nel tempo
presente abbiamo il dovere di chiarire, proprio
rispettando in modo critico la verità storica.
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