angolo
   

Il Papa agli ebrei: "no ad odio ed antisemitismo"

I 40 anni della Nostra Aetate, ricordati in un incontro di Benedetto XVI con una delegazione dell'International Jewish Committee on interreligious consultations.

La volontà di proseguire il dialogo tra cristiani ed ebrei, i rapporti tra i quali sono stati in passato “complessi e spesso dolorosi” è stata ribadita oggi dal Papa che, incontrando una delegazione di 25 membri dell'International Jewish Committee on interreligious consultations, ha ribadito il no a “'tutte le manifestazioni di odio, persecuzione e antisemitismo” affermato, 40 anni fa, dalla dichiarazione conciliare “Nostra Aetate”. La delegazione, ricevuta in Vaticano, era guidata dal rabbino Israel Singer di New York, attuale Presidente del Comitato. Oltre a lui erano presenti altre 24 persone, tra le quali Edgar M. Bronfman, Presidente del World Jewish Congress, e il Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.

Nel suo indirizzo d’omaggio, il rabbino Israel Singer ha espresso l’auspicio che cristiani ed ebrei possano lavorare assieme per un futuro di pace. 

Il Santo Padre ha ricordato che quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della dichiarazione “Nostra Aetate” del Concilio Vaticano II, “il cui insegnamento è stato, da allora, la base dei rapporti tra la Chiesa ed il popolo ebraico”.

“Il Concilio ha affermato la convinzione della Chiesa che, nel mistero dell’elezione divina, gli albori della sua fede si trovano già in Abramo, in Mosè e nei profeti”, ha affermato.

“Basandosi su questo patrimonio spirituale e sull’insegnamento del Vangelo, ha rivolto un appello ad una maggiore comprensione reciproca e alla stima tra cristiani ed ebrei ed ha deplorato ogni manifestazione di odio, persecuzione o antisemitismo”.

“All'inizio del mio pontificato – ha detto tra l’altro - desidero assicurare che la Chiesa rimane fermamente convinta, nella sua catechesi e in ogni aspetto della sua vita, a continuare nell’importante insegnamento” del Concilio. 

“La storia dei rapporti tra le nostre due comunità è stata complessa e spesso dolorosa, ma sono convinto del fatto che il patrimonio spirituale custodito dalla Chiesa e dal popolo ebraico sia in se stesso fonte di saggezza e di ispirazione capace di guidarci verso ‘un futuro di speranza’, secondo il progetto di Dio”. “Allo stesso tempo, il ricordo del passato continua ad essere per entrambe le comunità un imperativo morale e una fonte di purificazione nel nostro sforzo per pregare e lavorare per la riconciliazione, la giustizia, il rispetto della dignità umana e la pace, che è in ultima istanza un dono del Signore”, ha continuato.

In questo ricordare, il Papa ha incluso “una continua riflessione sulle profonde questioni storiche, morali e teologiche proposte dall'esperienza della Shoah”. L’incontro è stato definito “cordialissimo” e davvero “significativo” dal rabbino David Rosen, direttore internazionale per gli affari interreligiosi dell'American Jewish Commitee, che ha sottolineato che il primo incontro interreligioso del nuovo Papa è stato con una delegazione “che rappresenta l'ebraismo mondiale”.

Una relazione speciale, quella tra il Pontefice e la comunità ebraica. Tra i primi messaggi inviati da Benedetto XVI, dopo l’elezione a Pontefice, c’è proprio quello al rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. “Confido nell’aiuto dell’Altissimo per continuare il dialogo e rafforzare la collaborazione con i figli e le figlie del popolo ebraico”, scriveva Papa Joseph Ratzinger a poche ore dall’elezione alla Cattedra di Pietro. D’altro canto, gli ebrei sono i primi non cristiani ad essere ricevuti in udienza da Benedetto XVI. A sottolineare questo aspetto è padre Norbert Hofmann, segretario della Pontificia Commissione per i rapporti religiosi con l’Ebraismo, che ha dichiarato a Radio Vaticana: 

«
Benedetto XVI ha scritto un articolo, quando era ancora cardinale, nel dicembre 2000, su “L’Osservatore Romano”, dicendo che noi come cristiani abbiamo un rapporto particolare con l’ebraismo. Noi cristiani abbiamo radici ebraiche; la nostra relazione con l’ebraismo non è paragonabile con la relazione con le altre religioni. Quindi, secondo me, è giustificato che il nuovo Papa riceva come prima delegazione, gli ebrei.»

Durante gli ultimi 35 anni, l’International Jewish Committee on Interreligious Consultations ha incontrato la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con gli Ebrei 18 volte, incluso l’incontro più recente a Buenos Aires nel luglio 2004, dedicato al tema “Giustizia e Carità”.

Il 27 ottobre prossimo, in occasione delle celebrazioni per il 40° anniversario della promulgazione della Dichiarazione del Concilio Vaticano II “Nostra Aetate”, sarà presente una delegazione ebraica di alto livello.

[Testo integrale del discorso]

   
angolo