Sono lieto di dare il benvenuto in Vaticano alla delegazione del Comitato
Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose.
Il nostro incontro ha luogo in questo anno in cui ricorre il quarantesimo
anniversario della Dichiarazione Nostra
Aetate del Concilio Vaticano II, il cui insegnamento è
stato, da allora, la base dei rapporti tra la Chiesa ed il popolo ebraico. Il
Concilio ha affermato la convinzione della Chiesa che, nel mistero
dell’elezione divina, gli albori della sua fede si trovano già in Abramo,
in Mosè e nei profeti. Basandosi su questo patrimonio spirituale e
sull’insegnamento del Vangelo, ha rivolto un appello ad una maggiore
comprensione reciproca e alla stima tra cristiani ed ebrei ed ha deplorato
ogni manifestazione di odio, persecuzione o antisemitismo (Nostra
Aetate, 4).
All'inizio del mio pontificato desidero assicurarvi che la Chiesa rimane
fermamente convinta, nella sua catechesi e in ogni aspetto della sua vita, a
continuare in questo importante insegnamento.
Negli anni successivi al Concilio i miei predecessori Papa Paolo VI e, in
maniera particolare, Papa Giovanni Paolo II hanno compiuto passi significativi
per migliorare le relazioni con gli ebrei. Ho intenzione di portare avanti
questo cammino. La storia dei rapporti tra le nostre due comunità è
stata complessa e spesso dolorosa, ma sono convinto del fatto che il 'patrimonio spirituale' custodito dalla Chiesa e dal popolo ebraico sia in
se stesso fonte di saggezza e di ispirazione capace di guidarci verso ‘un
futuro di speranza’, secondo il piano divino (cf. Geremia 29:11).
Allo stesso tempo, il ricordo del passato continua ad essere per entrambe le
comunità un imperativo morale e una fonte di purificazione nel nostro sforzo
per pregare e lavorare per la riconciliazione, la giustizia, il rispetto della
dignità umana e la pace, che è in ultima istanza un dono del Signore. Per la
sua stessa natura questo imperativo deve includere una riflessione costante
sulle profonde questioni storiche, morali e teologiche poste dall’esperienza
della Shoah.
Durante gli ultimi 35 anni,
l’International Jewish Committee on Interreligious Consultations ha
incontrato la Commissione della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con gli
Ebrei 18 volte, incluso l’incontro più recente a Buenos Aires nel luglio
2004, dedicato al tema “Giustizia e Carità”. Io rendo grazie al Signore
per i progressi compiuti in questi anni e vi incoraggio a perseverare nel
vostro importante lavoro, ponendo le basi per un dialogo continuativo e per la costruzione di un
mondo riconciliato, sempre più in armonia con la volontà del Creatore. Su
voi tutti e sui vostri cari invoco di cuore le benedizioni divine di saggezza,
forza e pace.
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[Traduzione dall'originale inglese a cura di Le
nostre Radici]
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L´udienza con gli esponenti
dell´Internationale Jewish Committee, che raggruppa i rami ortodosso,
conservatore e riformista liberale dell´ebraismo mondiale, si è svolta in un
clima caloroso. Il saluto iniziale è stato affidato al rabbino Israel Singer,
presidente dell´International Jewish Committee, che ha rimarcato la
"speranza" con cui la delegazione entrava nei palazzi vaticani, ha
ricordato che tra tre giorni il mondo ebraico festeggia la ricorrenza della
consegna delle tavole della Legge, che uniscono ebrei e cristiani, e ha
osservato che "viviamo tempi fecondi nelle relazioni ebraico-cristiane".
Il Papa ha risposto ricordando il cammino della Chiesa culminato nella
dichiarazione conciliare Nostra Aetate. "All´inizio del mio pontificato
- ha detto - desidero assicurarvi che la Chiesa resta fermamente impegnata,
nella catechesi e in ogni aspetto della sua vita, a praticare questo
insegnamento decisivo". "È mia intenzione continuare questo
cammino", ha poi detto citando l´opera di Paolo VI e Giovanni Paolo II
contro l´antisemitismo e per migliorare le relazioni ebraico-cristiane.
Le parole del Papa agli esponenti
dell´IJC sono state riprese con grande evidenza sulla prima pagina dell´Osservatore
romano, a segnalare l´importanza attribuita in Vaticano all'incontro di oggi.
Anche il mondo ebraico ha dato molta importanza e un giudizio favorevole dell'udienza
con il Papa. Un "incontro cordialissimo" e davvero
"significativo", visto che il primo incontro interreligioso del
nuovo Papa è stato con una delegazione "che rappresenta l´ebraismo
mondiale". Questo il commento del rabbino David Rosen, direttore
internazionale per gli affari interreligiosi dell'American Jewish Commitee.
Il rabbino ha anche sottolineato come l´udienza sia stata "tutt'altro
che formale" e come il Pontefice abbia salutato personalmente ogni
ospite, scambiando una breve conversazione con ognuno. Una udienza davvero
"calorosa", ha sottolineato il rabbino, in cui per il Papa "è
stato davvero facile mostrarsi addirittura più caloroso del suo predecessore:
il predecessore ha reso possibile e naturale questo calore, perché ha fatto i
passi da gigante necessari perché oggi il Vaticano possa accettare che il
Papa mostri questo calore".
Rosen ha anche condannato le critiche al presunto passato nazista del Papa
("spazzatura") e ha ribadito la posizione del mondo ebraico sulla
beatificazione di Pio XII: "non è nostro compito dettare alla Chiesa
cattolica chi sono i suoi santi, ma se la Chiesa dice che occorre rispetto
reciproco, allora c´è ragione di aspettarsi che la Chiesa sia sensibile alla
nostra posizione. Non diamo alcun giudizio sui fatti storici - ha precisato
Rosen - perché sono ancora sotto esame, però molti nel mondo ebraico
vedrebbero nella beatificazione di Pio XII un atto di deliberata insensibilità"´.