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«Non sarà un viaggio
politico...».
Gerusalemme, 26 aprile 2009 - Incolumità a rischio
per Papa Benedetto XVI nella sua prossima visita a Nazareth, in Israele. Lo
rende noto, oggi, il quotidiano israeliano 'Haaretz', secondo cui i servizi
segreti di Gerusalemme avrebbero raccolto informazioni preoccupanti. Gli
estremisti islamici, infatti, potrebbero organizzare manifestazioni di protesta
o attaccare addirittura il Pontefice. Benedetto XVI, che sarà in Israele e nei
Territori palestinesi fra l'11 e il 15 maggio, potrebbe quindi essere costretto
a rinunciare alla Papamobile. Proprio il 14 maggio i palestinesi ricordano la
Naqba, la cosiddetta "catastrofe", cioè la fondazione di Israele avvenuta nel
1948.
Questo il ritornello
ripetuto nei sacri palazzi in questi
giorni di preparazione della
visita di
Benedetto XVI in Terrasanta. Il Papa
dall’8 all’11 maggio sarà in Giordania,
Israele e nei territori dell’Autorità
palestinese. I discorsi che pronuncerà
saranno incentrati sulla figura di Gesù,
per ribadire, nei luoghi della sua vita
terrena, che il cristianesimo è un
avvenimento storico e i cristiani non
seguono un’idea, ma una persona. Anche
se non sarà un viaggio «politico», le
ricadute politiche saranno molteplici, e
la Santa Sede teme strumentalizzazioni
in questo senso. L’annuncio della
trasferta aveva provocato dubbi e timori
presso la comunità cristiana, ben
contenta di accogliere il Papa, ma
convinta che il momento fosse quello
meno adatto:
i lavori della commissione bilaterale
sugli accordi fondamentali tra Israele e
Vaticano che procedono a rilento e
finora in modo inconcludente; la bufera
dello scorso gennaio seguita alle
dichiarazioni riduzioniste di Williamson
e alla revoca della scomunica ai vescovi
lefebvriani; le divisioni interne alla
stessa comunità cattolica; il delicato
momento politico che attraversa Israele
dopo la formazione del nuovo governo con
esponenti dell’estrema destra; le
tensioni gravi e irrisolte all’interno
del popolo palestinese, diviso tra Hamas
e Fatah.
Elementi che
avevano fatto suggerire un rinvio
del viaggio.
È stato lo stesso
patriarca latino, Fuad Twal, a
confermare nei giorni scorsi il
timore che l’arrivo del Pontefice
potesse servire soprattutto a
regolare i rapporti con Israele e a
consolidare l’amicizia con il mondo
ebraico, facendo passare in secondo
piano i problemi vissuti dai
cristiani e le sofferenze dei
palestinesi. Ma, ha detto Twal,
«avendo constatato che il programma
del pellegrinaggio era ben
bilanciato, abbiamo finito per
riconoscere che questo viaggio non
poteva che essere una benedizione
per tutti».
Benedetto XVI, l’11 maggio si
recherà dal presidente dello Stato
d’Israele per una visita di
cortesia, come peraltro già fece nel
2000 Giovanni Paolo II:
l’appuntamento, fanno sapere in
Vaticano, non si lega in alcun modo
al riconoscimento di Gerusalemme
quale capitale dello Stato.
Quindi renderà omaggio alle vittime
della Shoah al memoriale dello Yad
Vashem, senza peraltro visitare
l’annesso museo, dov’è esposta la
contestata didascalia su Pio XII.
Ratzinger ribadirà, in questa
occasione, la sua ferma condanna
dell’antisemitismo.
Il 13 maggio, il Papa sarà a
Betlemme e nel pomeriggio visiterà
un campo profughi, manifestando la
sua vicinanza anche al popolo
palestinese e in questa occasione
incontrerà una delegazione di
cristiani di Gaza.
Il viaggio di Wojtyla, nell’anno del
Giubileo, fu un capolavoro
diplomatico. La cura con cui Oltretevere si sta preparando la
trasferta di Benedetto XVI lascia
prevedere che l’esperienza positiva
si ripeterà.
Nonostante i tentativi di
strumentalizzare la presenza del
Papa.
© Copyright Il Giornale, 19 aprile
2009
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