Come
presentare gli Ebrei e l'Ebraismo INDICE PRESENTAZIONE
Il Concilio Vaticano Il ha pubblicato una Dichiarazione, la " Nostra Aetate ", in cui si parla esplicitamente e a lungo del popolo Ebraico. E non solo con intento di superare i pregiudizi, gli errori e gli orrori commessi, ma soprattutto per far scoprire gli aspetti positivi dei rapporti profondi tra ebraismo e cristianesimo. Il cammino di questi rapporti è andato sempre più crescendo e chiarendosi, nonostante diverse difficoltà, col contributo determinante detta Commissione pontificia incaricata delle relazioni con l'ebraismo. Sono stati decisivi due documenti di questa Commissione: il primo del 1975: " Orientamenti e suggerimenti per l'applicazione della dichiarazione Nostra Aetate "; il secondo del 1985 su " Ebrei ed Ebraismo nella predicazione e nella catechesi della Chiesa cattolica ". vari paesi in cui Giovanni Paolo Il si è recato non ha mancato di incontrare e di parlare a rappresentanze di comunità ebraiche, senza omettere naturalmente la storica visita alla Sinagoga di Roma e l'accoglienza di delegazioni ebraiche in Vaticano. Anche recentemente il Papa in una Lettera al Direttore della Specola Vaticana (Osserv. Rom. 26 ott. '88) scriveva che la Chiesa " si è sforzata di liberarsi da ogni avanzo di antisemitismo e di mettere l'accento sulle sue origini nel giudaismo e sul suo debito religioso verso lo stesso ". Molte Chiese locati hanno prodotto Sussidi pastorali sui modi e sui contenuti per una conoscenza delle radici ebraiche dei cristianesimo, per uno stile nuovo nelle relazioni cristiano-ebraiche, utili per superare atteggiamenti e mentalità distorte in seno alle comunità di fedeli. Con queste finalità anche il Segretariato per te relazioni
con l'Ebraismo della Conferenza Episcopale Cattolica degli Stati Uniti ha preparato un
Sussidio pastorale di Orientamenti, utili " ai catechisti, ai predicatori,
agli editori di libri di pedagogia " e, aggiungerei, agli insegnanti di Religione
nelle scuole. Ben venga allora questa pubblicazione! Clemente Riva, vescovo Ebraicità di Gesù Gesù è nato, è vissuto ed è morto Ebreo. Fu un Ebreo del suo tempo. Egli stesso, la sua famiglia e i suoi primi discepoli osservavano le leggi, le tradizioni e le usanze del popolo cui appartenevano. I più grandi concetti dell'insegnamento di Gesù non possono dunque essere compresi se li si stacca dal patrimonio ebraico. Anche dopo la Resurrezione coloro i quali seguirono Gesù capivano e articolavano l'evento attraverso categorie essenzialmente ebraiche, tratte dalla tradizione e dalla liturgia ebraica. Una valutazione del Giudaismo del Secondo Tempio è essenziale se si vuole comprendere adeguatamene la missione e l'insegnamento di Gesù e, di conseguenza, della stessa Chiesa. La società ebraica al tempo di Gesù Il Giudaismo all'interno del quale Gesù è nato e nel quale si è sviluppata la Chiesa primitiva era caratterizzato da una molteplicità d'interpretazioni delle Scritture e della tradizione. In questo Giudaismo soggetto all'influenza culturale e alle pressioni politiche del mondo pagano - che si tratti del fascino dell'ellenismo o del peso dell'occupazione romana -, avevano fatto la loro comparsa numerosi movimenti e sette. Tra questi gruppi, notiamo i Sadducei, strettamente legati alla casta sacerdotale del Tempio, che osservavano una interpretazione letterale della Bibbia e tendevano a collaborare con il governo romano; diversi gruppi di Farisei, che svilupparono un modo flessibile, estremamente nuovo, d'interpretare la Scrittura, in contrasto, sul piano dottrinale, con i Sadducei e gli Esseni. Questi ultimi avevano scelto una vita di mortificazione e di purezza all'interno di una comunità, considerando che i sacerdoti del Tempio violavano le leggi relative ai sacrifici stabilite dalla Torah (si ritiene che i manoscritti del Mar Morto furono redatti tra gli Esseni). Esistevano peraltro diversi gruppi apocalittici tra i quali regnava la convinzione che la fine dei tempi, la redenzione d'Israele e la sua liberazione dal giogo straniero fossero vicine; dei movimenti rivoluzionari come quello degli Zeloti, che esaltavano la ribellione violenta contro Roma, e diversi gruppi politici, come gli Erodiani, favorevoli alla congiuntura politica del momento e collaboratori dei Romani. Data la durezza dell'occupazione romana, questi movimenti sopravvivevano sotto forma di correnti e di tensione piuttosto che come gruppi nettamente differenziati.
Farisei e Sadducei I Farisei e i Sadducei sono, senza dubbio, i due gruppi che più frequentemente appaiono nei Vangeli, in quanto avversari di Gesù in determinate discussioni. A questo proposito è importante sottolineare che le opinioni differivano all'interno di questi gruppi. È il caso in particolare dei Farisei, spesso divisi su questioni fondamentali. Ai tempi di Gesù i Farisei si presentavano come un gruppo laico vicino agli strati popolari che si preoccupava soprattutto di portare il popolo intero ad un livello di santità e di osservanza della Torah pari a quello che ci si aspettava dai sacerdoti del Tempio. I Sadducei di discendenza aristocratica e sacerdotale, rigettavano l'interpretazione innovatrice delle Scritture proposta dai Farisei. Secondo loro l'osservanza religiosa consisteva in una adesione rigorosa alla lettera della Torah. Il ritratto dei Farisei e dei Sadducei fornitaci dal Vangelo è segnato dalle preoccupazioni teologiche degli evangelisti all'epoca della redazione definitiva dei testi, qualche generazione dopo la morte di Gesù. Nel Nuovo Testamento, numerosi riferimenti sfavorevoli e persino ostili agli Ebrei e al Giudaismo hanno per contesto storico i conflitti tra i Cristiani del posto e le comunità ebraiche, durante gli ultimi decenni dei primo secolo (" Sussidi " IV). L'esposizione dei conflitto tra Gesù e alcuni gruppi come i Farisei riflette sovente il deterioramento dei rapporti tra Cristiani ed Ebrei durante questo periodo, molto tempo dopo la morte di Gesù. Talvolta è difficile stabilire quali fossero i reali rapporti di Gesù con tali gruppi. Tuttavia, sappiamo adesso alcune cose che modificano
radicalmente la percezione tradizionale che abbiamo delle relazioni tra Gesù e i Farisei.
In primo luogo, l'insegnamento di Gesù è più vicino a quello dei Farisei che a quello
di qualunque altro gruppo di questo periodo e relativamente lontano dal letteralismo
biblico caratteristico dei Sadducei. D'altra parte, è noto che i Farisei non avevano
sempre le stesse posizioni: coesistevano scuole diverse, ad esempio quelle di Hillel e di
Shammai. Documenti rabbinici ci insegnano che quest'ultimo adottava sovente una posizione
più rigorosa nell'interpretazione della Legge, mentre l'approccio di Hillel era più
conciliante. In complesso, le prese di posizione di Gesù sembrano essere state più
vicine allo spirito di quelle che la tradizione attribuisce alla " casa di Hillel
". È molto probabile che alcuni contrasti tra Gesù e i Farisei, così come sono
descritti nel Nuovo Testamento, riflettano le dispute intestine dei movimento farisaico, e
che Gesù abbia preso posizione per un campo contro l'altro. Radici ebraiche dell'insegnamento e del pensiero cristiano Malgrado le difficoltà che la ricostruzione storica presenta, possiamo affermare con qualche grado di certezza che Gesù condivideva, con la maggioranza degli Ebrei del suo tempo, un profondo rispetto per la Torab. In numerosi punti, il suo insegnamento si allinea a quello dei Farisei; per esempio riguardo alla resurrezione dei morti, l'accento messo sull'amore di Dio e del prossimo, l'attesa del regno di Dio e dei giudizio finale, l'importanza dell'umiltà di fronte a Dio ma anche della fiducia, la certezza che si può rivolgersi a Lui nella preghiera come ad un Padre Amoroso ( " Sussidi " III ). In modo analogo la Chiesa primitiva organizzerà la sua vita e la sua preghiera comunitaria partendo da modelli liturgici ebraici come quelli della Sinagoga ( " Sussidi " V ). Ne consegue che la stessa liturgia cristiana non può essere compresa altrimenti che in rapporto alle pratiche e alla tradizione ebraica dellepoca biblica e post biblica (Vedere più avanti: Preparazione a sacramenti, e Catechesi e liturgia). [*]
U.S. Catholic Conference, Washington, D.C.
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