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25 dicembre 2005 (5765) / 1 gennaio 2006  - Chanukkah Sameach!

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Si è rinnovata anche quest'anno a Casale Monferrato l’esperienza di dialogo e di preghiera tra ebrei e cattolici - con la presenza dei musulmani del Co.re.is - in occasione della festa ebraica della Hanukkah che quest’anno ha coinciso con il Natale cristiano. La Hanukkah (Festa delle Luci) dura otto giorni e ricorda un miracolo avvenuto al tempo della Guerra dei Maccabei, nel II secolo avanti Cristo. Ogni giorno, al tramonto, si accende un lume al candelabro detto Hannukkia. 

A Casale Monferrato, ebrei, cattolici e musulmani si sono ritrovati lunedì 26 dicembre nell'atrio della comunità ebraica casalese per accendere il secondo lume (degli otto, per ognuno dei giorni della festa). Numerosi gli amici convenuti per fare festa insieme con gli ebrei.

Per la parte cattolica, erano presenti il vescovo, mons. Germano Zaccheo, il delegato diocesano per l'ecumenismo e il dialogo don Gian Paolo Cassano ed alcuni sacerdoti. Portando il suo saluto, il vescovo ha voluto testimoniare “vicinanza ed amicizia nei confronti dei nostri fratelli maggiori ebrei”, mettendo in evidenza il significato simbolico della luce e andando con la memoria al recente pellegrinaggio della diocesi (ottobre scorso) a Gerusalemme, proprio al tempo della festa delle Capanne. Da parte islamica c'era il presidente del Co.re.is, 'Abd al Wahid Pallavicini accompagnato da altri musulmani di origine italiana.


Il Riformista, 20/12/2005
"Celebrare Hanukkah con una candela accesa all'ambasciata iraniana"

Accendere una candela di fronte all'ambasciata iraniana per rispondere alle bandiere metaforicamente (e non) bruciate dal capo di stato di Teheran Ahmadinejad. Un segnale pacifico in occasione del terzo giorno di Hanukkah, la festa ebraica che quest'anno cade il giorno dopo Santo Stefano. Una proposta accolta da Riccardo Pacifici, portavoce della comunità ebraica di Roma. «A dire il vero, ci stavo già pensando. Mi avete preceduto», dice Pacifici, contattato dal Riformista.

Festa della libertà. Spiega Pacifici: «Per noi ebrei, Hanukkah è l'unica festa in cui si ostenta. Gli ebrei di tutta Italia accendono le loro candele a Roma, in piazza Barberini, come a Milano, in piazza San Babila. Hanukkah è la celebrazione della libertà, la festa della luce. O meglio, della libertà che vive attraverso la luce e, quindi, si oppone a tutte le dittature». Quella del 2005, è la prima Hanukkah dopo l'elezione di Ahmadinejad alle presidenziali iraniane. Nel corso degli ultimi mesi, il leader integralista non ha perso occasione per lanciare strali contro uno stato che «andava cancellato dalle carte geografiche», contro l'Olocausto giudicato «una leggenda sulla quale gli occidentali insistono tanto come se fosse più importante di Dio e dei profeti».

Il cuore degli iraniani. La risposta in occasione di Hanukkah potrebbe essere una candela. Sostiene Pacifici: «L'idea è quella di mandare un messaggio di luce e non uno di protesta: il simbolo di una candela che sia in grado di illuminare le menti di tutti i capi di stato e i leader del mondo arabo e, contemporaneamente, che possa scaldare il cuore della popolazione iraniana». L'importante, aggiunge il portavoce della comunità ebraica di Roma, «è che non sia una manifestazione contro, senza slogan che attacchino l'Iran e il suo capo di stato ma una manifestazione per».(1)

Nessun odio. Accendere una candela di fronte all'ambasciata iraniana può essere un segnale per non distogliere l'attenzione dai pericoli che arrivano dal mondo arabo. «Dobbiamo stare attenti - spiega Pacifici - perché in questo momento, dopo le ultime dichiarazioni che sono arrivate da Teheran, si sta cercando di alzare troppo il tiro. Dobbiamo ribadire il concetto secondo cui nessuno può rispondere con altrettanto odio a chi vuole negare l'Olocausto. Quelle di Ahmadinejad sono parole che colpiscono al cuore non soltanto noi ebrei; sono opinioni che colpiscono tutte quelle democrazie europee che sono nate e si sono sviluppate dalle ceneri di Auschwitz. Ma attenzione: noi non abbiamo mai bruciato né mai bruceremo bandiere. Manifesteremo con le candele il nostro sdegno nei confronti dei leader teocratici portatori di oscurità e non di luce». Non ci sono solo le minacce iraniane a turbare i sonni di Israele. Tutti gli ebrei del mondo vivono con apprensione le ore che li separano dalla «festa delle candele» soprattutto per l'ictus che ha colpito Ariel Sharon. Una situazione - tiene a precisare Pacifici - «che stiamo seguendo con grande apprensione. La rapida ripresa dell'attività politica da parte di Sharon sarebbe un segnale di grande stabilità per tutto lo stato d'Israele. Non ci esprimiamo sulle scelte politiche ma, naturalmente, ci auguriamo una maggiore serenità per il processo iniziato con il ritiro da Gaza, soprattutto in vista delle elezioni nei Territori e in quelle nello stato d'Israele».

(1) Una dichiarazione davvero illuminata. Parole che vorremmo ascoltare più spesso e da più
     versanti della realtà... 


v. nel sito, su Chanukkàh:

Un pensiero di Rav Riccardo Di Segni
Un pensiero di Rav Umberto Piperno
Un pensiero di Gavriel Levi

   
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