Centosessanta Rabbini in
Vaticano
CITTÀ DEL VATICANO,
domenica, 16 gennaio 2005 - Centosessanta rabbini e cantori ebrei
provenienti da Stati Uniti, Europa e Israele, verranno ricevuti in
udienza privata martedì 18 gennaio dal Pontefice Giovanni Paolo II.
Si tratta di un evento straordinario, perché mai nella storia tanti
rappresentanti ebraici si sono recati in udienza privata da un
Pontefice.
Il grazie dei Rabbini
L’incontro è stato
chiesto per celebrare il quarantesimo anniversario della
Dichiarazione Conciliare “Nostra
Aetate” (28 ottobre 1965) che segnò una svolta decisiva nel
rapporto fra Ebrei e Cattolici.
Secondo un comunicato diffuso dalla fondazione che ha richiesto l’incontro,
la “Pave the Way Foundation”, la delegazione ebraica
ringrazierà il Pontefice Giovanni Paolo II per quanto fatto per
riconciliare Ebrei e Cattolici.
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A questo proposito i rabbini
intendono recitare una preghiera speciale in onore del Papa.
Gary Krupp, presidente e fondatore della Pave the Way Foundation, ha
sottolineato che: “Sua Santità Giovanni Paolo II ha una lunga
storia di sostegno al popolo ebraico, soprattutto nel denunciare l’antisemitismo
e la discriminazione di ogni gruppo etnico”.
Giovanni Paolo II ha infatti improntato sin dall’inizio il suo
Pontificato alla lotta contro l’antisemitismo, tacciandolo di
opporsi al vero spirito della cristianità. Nel 1987, il Papa
invitò tutti i cristiani a sviluppare insieme alla comunità
ebraica, programmi educativi comuni per insegnare alle future
generazioni che un orrore come l’Olocausto non debba più
avvenire.
Krupp ha ribadito che il Santo Padre si è battuto contro l’odio
razziale e in favore per la pace per decenni e per questo “lo
ringraziamo umilmente per quello che ha fatto per il popolo ebraico
e per il mondo”.
A sua volta il Rabbino Jack Bemporad, direttore del Center for
Interreligious Understanding (CIU) ha rilasciato una
dichiarazione, in cui sostiene che “questa è la prima volta nella
storia che i rabbini in rappresentanza di tutte le branche del
giudaismo, si ritrovano insieme a Roma per ringraziare il Pontefice
Giovanni Paolo II e la Chiesa, per quanto hanno fatto per costruire
ponti e rispetto reciproco tra ebrei e cattolici”.
Bemporad ha rilevato che “nella storia del mondo, gli ultimi 40
anni saranno visti come i più rivoluzionari e significativi in
termini dei progressi delle relazioni ebraico-cristiane”.
“Credo che Giovanni Paolo II debba essere considerato come il
grande guaritore nelle relazioni tra Ebrei e Cattolici”, ha
aggiunto Bemporad. “Arrivando in Vaticano da tutto il mondo, noi
rabbini diciamo Grazie!”.
Nel gruppo che incontrerà il Pontefice ci saranno Oded Ben-Hur,
ambasciatore Israeliano presso la Santa Sede; Amire Ofek, console
israeliano per i Media a New York; il rabbino Adam Mintz, presidente
del New York Board of Rabbis; il rabbino Shmuel Rene Sirot, già
rabbino capo in Europa e Francia; il rabbino David Lincoln, rabbino
capo della Park Avenue Synagogue, New York; il rabbino Shlomo Riskin,
rabbino capo di Efrat, Gerusalemme; il rabbino Joseph Arbib della
Grande Sinagoga di Roma e Gadi Golan, già direttore degli Affari
Religiosi per il Ministero degli Esteri israeliano.
La delegazione includerà anche 12 cantori, che lunedì 17 gennaio,
alle ore 20:30, terranno un concerto ad ingresso libero nella
Sinagoga Maggiore di Roma (via Lungotevere dei Cenci) per la
delegazione della Santa Sede e per la Comunità Ebraica.
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[Fonte: Zenit del 16 gennaio 2005]
Rabbini al Papa: A
lei, nuovo Aronne, il nostro grazie
torna su
Città del Vaticano –
Un accorato ringraziamento a Giovanni Paolo II per la difesa degli ebrei
“in ogni occasione, da prete in Polonia e durante i 26 anni di
pontificato”, e per “gli atti di riconciliazione” fra cristiani ed
ebrei. Sono questi i motivi che hanno portato 160 rabbini –
provenienti da tutto il mondo in rappresentanza delle diverse correnti
ebraiche – ad incontrare questa mattina Giovanni Paolo II per
comunicargli “il nostro grazie”, ripetuto con solennità tre volte
da Gary L. Krupp, rappresentante della Pave the Way Foundation,
che ha organizzato lo storico evento.
Krupp, nel suo discorso,
ha ricordato con toni commossi i vari snodi dell’azione pastorale di
papa Wojtyla in favore e in segno d’amicizia con il popolo ebraico: la
riconciliazione come “motivo caratterizzante” le relazioni di
Giovanni Paolo II con il popolo ebraico; l’“eloquente” viaggio ad
Auschwitz all’indomani dell’elezione pontificia; la denuncia
dell’anti-semitismo come “peccato contro Dio e l’umanità”; la
storica visita del 13 aprile alla sinagoga di Roma, “primo Papa in una
sinagoga dopo Pietro”; la normalizzazione delle relazioni diplomatiche
fra Vaticano e Israele nel 1992.
Krupp ha poi ricordato il
pellegrinaggio del Papa in Terra Santa nel 2000, “immortalato nel
cuore e nelle menti degli ebrei di tutto il mondo”, e la visita del
pontefice allo Yad Vashem (il monumento dell’Olocausto), che
“ha profondamente scosso e toccato i nostri cuori”. “È
impossibile descrivere l’impatto emotivo che queste pietre miliari
hanno avuto sugli ebrei in tutto il mondo” ha sottolineato Krupp.
“Santità, questi atti di riconciliazione sono stati un segno
distintivo del vostro pontificato perché hanno cercato di riparare
antiche crepe in tutte le religioni del mondo”.
L’esponente ebraico ha
poi paragonato Giovanni Paolo II al profeta Aronne, rifacendosi a un
detto di rabbi Hillel (“Sii amante della pace, perseguila, ama tutta
l’umanità e portala più vicina alla religione”): “I vostri atti
di amore a tutti gli uomini e la vostra implacabile ricerca della pace e
della riconciliazione fra tutte le fedi vi rendono veramente la
personificazione di questi ideali e dello spirito di Aronne, il più
alto sacerdote dell’antico Israele”.
Krupp ha poi affermato il
proprio augurio che “ebrei, cristiani e musulmani, figli di Abramo,
possano presto assumere insieme un impegno comune per difendere
l’umanità tutta da coloro che diffamano Dio commettendo nel suo nome
atti di perversa violenza”. “Santità” ha concluso il rabbino
“grazie, grazie, grazie”.
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[Fonte: AsiaNews del 18 gennaio 2005]