Tra le iniziative che caratterizzano la IV GIORNATA
EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA di quest'anno 2003. si
situa anche la Mostra pittorica di Giovanni Bonaldi, il
quale, nella sua opera, contribuisce a coniugare
"il vincolo con cui il popolo del Nuovo Testamento
è profondamente legato alla stirpe di Abramo”
(Concilio Vaticano II, Dichiarazione conciliare Nostra
Aetate, n. 4).
L'arte “si sforza di rendere percepibile e, anzi,
per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio... e
trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile" (Giovanni Paolo II,
Lettera agli Artisti, 12). Quando poi l'ispirazione; dell'artista declina dei valori, apparentemente
diversi da quelli della sua propria cultura, ma che sono alla radice dell'esperienza e dell'identità
di una cultura altra dalla sua, il suo messaggio assume il più vasto significato di un
incontro alla ricerca di ciò che fondamentalmente unisce. Questo è quanto
viene realizzalo anche dal pittore cattolico Bonaldi il quale si sforza di instaurare un dialogo,
attraverso i suoi lavori, tra la fede-cultura ebraica e quella cristiana.
Le relazioni ebraico - cristiane, che hanno
caratterizzato questi ultimi cinquant'anni, sviluppando un vasto insieme di iniziative e
contatti, hanno posto con particolare urgenza il compito di progredire nella conoscenza reciproca. Il
dialogo ebraico - cristiano, sebbene esso non possa essere affrontato con l'ingenua speranza di
una intesa sempre e comunque armoniosa, ha come sfondo, e tessuto connettivo lo
stesso dettato biblico che considera gli
umani esseri dialogici in rapporto con Dio ed in
rapporto tra loro. Come sottolineato da vari; pensatori ebraici, nella figura dell'altro, è
possibile scoprire se stessi, intraprendere a dialogare, ed essere di conseguenza
"dialogo".
Ogni volta che, nel quadro del dialogo intrapreso tra
ebrei e cristiani, si evocano le tracce del grande
patrimonio spirituale comune; ogni volta che gli oscuri
e dolorosi contrasti e le grida drammatiche di una
storia difficile sono mitigati dagli spazi più luminosi
della riconciliazione e della pace attorno alle comuni
radici; ogni volta che un riflesso del mistero è
espresso nella realtà tangibile, si fa cosa
buona.
All'inizio di un nuovo millennio, rincuorati dai
segni positivi di un dialogo, che ha abbreviato le
distanze, e fa intravedere più chiaramente le vie di
una collaborazione, ebrei e cristiani debbono
continuamente esplorare i rispettivi mondi in cui la
loro fede li radica.
L'arte che, come affermava Sant'Agostino, è
esplorazione del mondo percettibile per progredire
verso l'ascesa spirituale, ha un suo compito ed una
sua responsabilità, una responsabilità che emerge
anche nell'intuizione pittorica di Giovanni Bonaldi.