La Danza, nella Bibbia è intesa soprattutto come lode,
manifestazione di gioia spirituale ed espressione liturgica. Si danza per festeggiare una
vittoria ottenuta con lintervento divino; per il ritorno di una persona cara, e in
occasione di nascite e matrimoni. La profetessa Miriam, sorella d'Aronne, esterna la sua esultanza e ringrazia Dio, dopo il passaggio del Mar Rosso, formando cori di danze con le altre donne, suonando i timpani e cantando (Cf Es 15,20). Unaltra danza molto famosa è quella che fece Davide, in occasione del trasferimento dellarca a Gerusalemme. Danzando e saltellando agilmente, il re dIsraele manifesta con tutto il suo essere la gioia incontenibile che prova per il singolare avvenimento. Allora Davide andò e trasportò lArca di Dio dalla casa di Obed-Edom nella città di Davide, con gioia. (...) Davide danzava con tutte le forze davanti al Signore. Davide era cinto di un efod Così Davide e tutta la casa dIsraele trasportarono larca del Signore con tripudi e a suon di tromba (2Sam 6,12; 6,14-15). Per
descrivere lesultanza del re Davide di fronte allarca dellAlleanza,
lautore sacro usa le parole: gioia e con tutte le forze,
rimarcando così il coinvolgimento totale della persona nel movimento ritmico della
danza. Nell'Arca sono custodite le Tavole della Legge date da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Danzando davanti allarca, Davide indossa un costume sacerdotale succinto, una specie di perizoma adatto a compiere i sacrifici: lefod di lino. Il testo sacro ci fa capire che la nudità del re e la sua danza sono in rapporto con gli olocausti e i sacrifici di comunione che egli si appresta ad offrire davanti al Signore. Il modo in cui Davide esprime la sua gioia per la Legge (Torà), è ritenuto sconveniente dalla figlia di Saul che se ne scandalizza. Mentre lArca del Signore entrava nella città di David, Mikal, figlia di Saul, guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al Signore, lo disprezzò in cuor suo (2Sam 6,16). Più tardi il re chiarirà alla donna il senso rituale del suo gesto: Lho fatto dinanzi al Signore, (...) ho fatto festa davanti al Signore (2Sam 6,21).
Ai tempi biblici, le processioni danzanti di uomini e donne caratterizzavano le tre grandi feste di pellegrinaggio: Pasqua, Pentecoste e Tabernacoli. Sembra che tali danze ritmate avvenissero in modo circolare, ed è forse per questo motivo che nellebraismo, la danza in cerchio è chiamata hag: festa. In cerchio si danza intorno ad un luogo sacro, o durante una cerimonia religiosa, esprimendo così il clima gioioso e comunitario della festa. La simbologia della danza in cerchio ci dice che nessuno può ritenersi più importante dellaltro, mentre tutti sono rivolti verso Colui che è al centro della vita di ognuno.
Rito Bizantino: la triplice danza Ritroviamo il movimento circolare
nella celebrazione del matrimonio cristiano nel Rito bizantino, la cui liturgia prevede
una triplice danza in cerchio del sacerdote e
degli sposi. Dopo essersi recati presso liconostasi,
essi girano per tre volte intorno allaltare, mentre si cantano alcuni tropari. Col progredire dellinculturazione, il Rito Romano si va arricchendo di gesti e simboli appartenenti ad altre culture. Sempre più frequentemente, anche grazie al mezzo televisivo, si possono vedere celebrazioni liturgiche in cui la danza, la musica e il canto di altri popoli, trovano uno spazio adeguato.
I gesti e gli atteggiamenti dellassemblea, in quanto segni di comunità e di
unità, favoriscono la partecipazione attiva esprimendo e sviluppando lintenzione e
la sensibilità dei partecipanti. Nella cultura di un paese, si sceglieranno gesti e
atteggiamenti del corpo che esprimano la situazione delluomo davanti a Dio, dando ad
essi un significato cristiano, in corrispondenza, se possibile, con i gesti e gli
atteggiamenti provenienti dalla Bibbia. Presso alcuni popoli, il canto si accompagna istintivamente al battito delle mani, al movimento ritmico del corpo o a movimenti di danza dei partecipanti. Tali forme di espressione corporale possono avere il loro posto nellazione liturgica di questi popoli, a condizione che esse siano sempre espressione di una vera preghiera comune di adorazione, di lode, di offerta o di supplica e non semplicemente spettacolo.[ii]
[i] Chassidismo, da Chassid: pio, devoto. È un movimento ebraico sorto in Europa intorno al 1750. I suoi membri pongono laccento sulla gioia del cuore e sulla retta intenzione. [ii] Da: La Liturgia romana e
linculturazione (III, 41-42) - Istruzione della Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti, 25 gennaio 1994. |