Il Papa: "Costruiamo un futuro senza sentimenti antiebraici"
"Ricordare l'Olocausto per combattere il male" Yad Vashem, museo dell'Olocausto: luogo di silenzio nel quale ricordare, dice il Papa. Nessuno può dimenticare la Shoah, bisogna invece ricordare, "per assicurare che mai più il male prevarrà", come avvenne per milioni di vittime innocenti del nazismo, che arrivò a disprezzare l'uomo, disprezzando Dio. Ma solo "vincendo il male col bene, secondo il patrimonio della rivelazione divina, si potrà creare quel mondo di pace e di giustizia" nel quale non ci siano più sentimenti antiebraici o anticristiani. Israele aspettava il discorso del Papa a Yad Vashem più di ogni altro: aspettava un pensiero forte sulla Shoah, la condanna dell' antisemitismo e un'ammissione di responsabilità della Chiesa cattolica, magari un nuovo mea culpa. Giovanni Paolo II non ha fatto mea culpa, ma le sue parole sulla Shoah e l'antisemitismo sono state forti, così come è comunque stato importante, per gli ebrei più ancora che per gli israeliani, la presenza del Papa vicino alla fiamma e alle pietre che ricordano lo sterminio. "In questo luogo della memoria - ha dunque detto il Papa - la mente, il cuore e l'anima provano un estremo bisogno di silenzio. Silenzio nel quale ricordare. Silenzio nel quale cercare di dare un senso ai ricordi che ritornano impetuosi. Silenzio perché non vi sono parole abbastanza forti per deplorare la terribile tragedia della Shoah". "Sono venuto a Yad Vashem - ha detto ancora il Papa, dopo aver ricordato che anche suoi amici ebrei furono deportati - per rendere omaggio ai milioni di Ebrei che, privati di tutto, in particolare della loro dignità umana, furono uccisi nell'Olocausto. Più di mezzo secolo è passato, ma i ricordi permangono. Qui, come ad Auschwitz e in molti altri luoghi in Europa, siamo sopraffatti dall'eco dei lamenti strazianti di così tante persone. Uomini, donne e bambini gridano a noi dagli abissi dell'orrore che hanno conosciuto. Come possiamo non prestare attenzione al loro grido? Nessuno può dimenticare o ignorare quanto accadde. Nessuno può sminuirne la sua dimensione". "Noi vogliamo ricordare. Vogliamo ricordare per uno scopo, ossia per assicurare che mai più il male prevarrà, come avvenne per milioni di vittime innocenti del nazismo. Come poté l'uomo provare un tale disprezzo per l'uomo? Perché era arrivato al punto di disprezzare Dio. Solo un'ideologia senza Dio poteva programmare e portare a termine lo sterminio di un intero popolo. "L'onore reso ai 'gentili giusti dallo Stato di Israele a Yad Vashem, per aver agito eroicamente per salvare Ebrei, a volte fino all'offerta della propria vita, è una dimostrazione che neppure nell'ora più buia tutte le luci si sono spente". "Ebrei e Cristiani condividono un immenso patrimonio spirituale, che deriva dall' autorivelazione di Dio. I nostri insegnamenti religiosi e le nostre esperienze spirituali esigono da noi che sconfiggiamo il male con il bene. Noi ricordiamo, ma senza alcun desiderio di vendetta né come un incentivo all'odio. Per noi ricordare significa pregare per la pace e la giustizia e impegnarci per la loro causa. Solo un mondo in pace, con giustizia per tutti, potrà evitare il ripetersi degli errori e dei terribili crimini del passato". E, in quanto Papa, egli ha concluso assicurando "il popolo ebraico che la Chiesa cattolica, motivata dalla legge evangelica della verità e dell'amore e non da considerazioni politiche, è profondamente rattristata per l'odio, gli atti di persecuzione e le manifestazioni di antisemitismo dirette contro gli ebrei da cristiani in ogni tempo e in ogni luogo. La Chiesa rifiuta ogni forma di razzismo come una negazione dell'immagine del Creatore intrinseca ad ogni essere umano. In questo luogo di solenne memoria, prego ferventemente che il nostro dolore per la tragedia sofferta dal popolo ebraico nel XX secolo conduca a un nuovo rapporto fra cristiani ed ebrei. Costruiamo un futuro nuovo nel quale non vi siano più sentimenti antiebraici fra i Cristiani o sentimenti anticristiani fra gli Ebrei, ma piuttosto il reciproco rispetto". Il Papa: "Costruiamo un futuro senza sentimenti antiebraici"
Il pontefice a Gerusalemme nel mausoleo del
genocidio GERUSALEMME - "Nessuno dimentichi l'Olocausto", dice Giovanni Paolo II, in visita al mausoleo dell'orrore, il mausoleo del genocidio a Gerusalemme. Rispondendo all'intervento del premier israeliano, Barak ("Israele è una nazione che ricorda, non possiamo dimenticare la Shoah, ma il viaggio del Papa guarisce le ferite del passato") il pontefice, tra la commozione generale, e dopo essersi inginocchiato davanti alla fiamma che ricorda i sei milioni di ebrei sterminati durante la seconda guerra mondiale. Non fa mea culpa, Giovanni Paolo II, come sperava Israele,
ma usa parole dure, parole forti, di condanna dell'Olocausto e dell'antisemitismo,
sottolineando che la Chiesa "rifiuta ogni forma di razzismo". Silenzio nel quale ricordare. Silenzio nel quale cercare di
dare un senso ai ricordi che ritornano impetuosi. Silenzio perché non vi sono parole
abbastanza forti per deplorare la terribile tragedia della Shoah. Io stesso ho ricordi
personali di tutto ciò che avvenne quando i nazisti occuparono la Polonia durante la
guerra. Ricordo i miei amici e vicini morti". |