Il Papa alla Comunità
ebraica:
“Nostri fratelli prediletti”, “Popolo primogenito dell’Alleanza”
Testo integrale del messaggio
Volta del Tempio
Maggiore
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Per la celebrazione dei cento anni
della fondazione della Grande Sinagoga di Roma, domenica 23
maggio 2004, il S. Padre Giovanni Paolo II ha inviato un
messaggio indirizzato al Dr. Riccardo Di Segni, Rabbino
Capo di Roma, ricordando la storia che ha unito e diviso le
comunità cristiane da quelle ebraiche e sottolineandone il
legame spirituale originario, che fa degli ebrei “i fratelli
prediletti” dei cristiani ed “il popolo primogenito dell’Alleanza”.
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La Sinagoga di Roma,
inaugurata il 28 luglio del 1904, al termine dei lavori iniziati
nel 1901, è edificata su uno dei quattro lotti di terreno
ricavati dalle demolizioni del ghetto ebraico.
Non potendo essere
personalmente presente alla cerimonia il Papa è stato
rappresentato dai cardinali Camillo Ruini, Vicario Generale per
la diocesi di Roma e Walter Kasper, Presidente della Commissione
della Santa Sede per i Rapporti Religiosi con l’Ebraismo.
Il testo del messaggio, letto
durante la cerimonia a nome del Santo Padre dal cardinale Camillo Ruini,
si apre con il salmo (Sal 133 [132], 1) che recita: “Ecco quanto è
buono e quanto è soave che i fratelli vivano insieme”.
Dopo aver ricordato che la Comunità ebraica di Roma è la “più
antica dell’Europa occidentale e di aver avuto una funzione rilevante
per la diffusione dell’ebraismo in questo Continente” il Pontefice
ha spiegato come la commemorazione dei cento anni della Sinagoga “non
può non avere una risonanza del tutto speciale anche nel cuore del
Vescovo di Roma!”
Nel salutare la comunità ebraica, il Pontefice ha rivolto un pensiero
particolare al Gran Rabbino emerito, il Prof. Elio Toaff, che lo
ricevette nella Sinagoga il 13 aprile del 1986.
“Tale evento - ha scritto il Papa - rimane scolpito nella mia memoria
e nel mio cuore come simbolo della novità che ha caratterizzato, negli
ultimi decenni, le relazioni tra il popolo ebraico e la Chiesa
Cattolica, dopo periodi a volte difficili e travagliati”.
Invocando un ringraziamento al Signore per la fausta ricorrenza, il
Santo Padre ha ribadito: “noi vi salutiamo quali nostri fratelli
prediletti nella fede di Abramo, nostro patriarca, di Isacco e di
Giacobbe, di Sara e Rebecca, di Rachele e Lia”.
Citando la lettera di San Paolo ai Romani (11,16-18), nella quale si
accennava alla “radice santa di Israele, sulla quale i pagani sono
innestati in Cristo”, Giovanni Paolo II ha concluso affermando: “voi
continuate a essere il popolo primogenito dell’Alleanza”.
Altri passaggi contenuti nel messaggio ricordano le vicende di Pietro e
Paolo a Roma. La storia di grandi pensatori ebrei che invocavano l’adorazione
del Signore di ebrei e cristiani. Le Sacre scritture, la liturgia, le
espressioni artistiche testimoni del legame tra Chiesa e Sinagoga.
“Voi siete cittadini di questa Città di Roma da oltre duemila anni,
prima ancora che Pietro il pescatore e Paolo in catene vi giungessero,
interiormente sostenuti dal soffio dello Spirito”, ha scritto il Santo
Padre.
Il Pontefice ha spiegato che “Non solo le Scritture sacre, che in
larga parte condividiamo, non solo la liturgia, ma anche antichissime
espressioni artistiche testimoniano il profondo legame della Chiesa con
la Sinagoga”.
Il Papa ha scritto nel messaggio che si tratta di un “eredità
spirituale che, senza essere divisa, né ripudiata, è stata partecipata
ai credenti in Cristo, e costituisce un vincolo inscindibile tra noi e
voi, popolo della Torà di Mosé, buon olivo sul quale è stato
innestato un nuovo ramo”.
Il vescovo di Roma ha ricordato che durante il Medio Evo, anche alcuni
grandi pensatori ebrei come Yehudà ha-Levi e Mosé Maimonide, “hanno
cercato di scrutare in qual modo fosse possibile adorare insieme il
Signore e servire l’umanità sofferente, preparando così le vie della
pace”.
Maimonide di Cordoba (1138-1204) - del quale ricorre quest’anno l’ottavo
centenario della scomparsa ed era ben noto al grande filosofo e teologo San Tomaso d’Aquino
-, ha rilevato il Santo Padre, “
espresse l’auspicio che un miglior rapporto tra ebrei e cristiani
possa condurre ‘il mondo intero all’adorazione unanime di Dio’ ”.
Finimento offerto
dalla famiglia Sereni alla Scuola Tempio: rimmonim e corona 1718 -
23, dono del 1723; meil e fascia, dono del 1724.
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Durante la cerimonia sono stati introdotti da sette giovani in abito
scuro i sette “Sefarim” originali del “Pentateuco”, i rotoli
della legge, che vennero utilizzati durante la cerimonia inaugurale del
1904.
All’evento hanno preso parte, fra gli altri, l'ambasciatore
americano Melvin Sembler, l'ambasciatore israeliano Ehud Gol, il sindaco
di Roma Walter Veltroni, il presidente della Provincia di Roma Enrico
Gasbarra, così come il rabbino sefardita di Israele Shlomo Amar, e il
gran rabbino askenazita Yona Metzger.
***«Per la prima volta in
modo formale ed esplicito tre esponenti delle comunità islamiche hanno
messo piede nella sinagoga di Roma. Sarebbe tuttavia enfatico parlare di
svolta storica nei difficili rapporti religiosi e politici tra musulmani
ed ebrei. Perché in due, Mario Scialoja e Omar Camiletti, sottolineano
di esserci andati a titolo personale. Il terzo, Abd al Wahid Pallavicini,
è il presidente della Coreis (Comunità religiosa islamica italiana),
una piccola anche se influente associazione. E tutti e tre sono italiani
convertiti all'Islam. Mentre il 97% dei musulmani sono immigrati.
Principale assente è un rappresentante ufficiale della Grande moschea
di Roma.
Purtroppo dobbiamo dare per scontato il boicottaggio di chi, come
l'Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia),
pretende di rappresentare la maggioranza dei musulmani nel nostro Paese.
E che nei confronti degli ebrei mantiene un veto ideologico.» [M.
Allam, su corriere.it del 24 maggio 2004]
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