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Gmg, alla
Sinagoga
la prima volta di una liturgia comune |
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Il
Messale appositamente redatto per il
viaggio di papa Benedetto XVI a Colonia in
occasione della XX Giornata Mondiale della
Gioventù (16-21 agosto), parla chiaro. Gli appuntamenti principali in cui il papa
sarà protagonista, saranno
celebrazioni a carattere eminentemente
liturgico.
<--clicca
per ingrandire (Il Papa e il Cantore della
Sinagoga)
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Non più, quindi, soltanto un
ascolto della Parola come era avvenuto
nelle Gmg precedenti dove la liturgia era
di fatto relegata alla sola santa messa
conclusiva. E del resto, “Siamo venuti
per adorarlo” è il tema dell’intera
Gmg, da cui si evince che “adorare”
sarà l’azione principe di ogni
appuntamento.
Adorare e cioè, come spiega lo stesso messale,
opporre al fenomeno della secolarizzazione imperante in Europa una strada
diversa, vale a dire la centralità di Dio contro “la tendenza a vedere l’uomo
come assoluto”. In questo senso, continua il messale, la Gmg mostrerà ai
giovani Cristo, “la roccia su cui possono costruire il loro futuro e un
mondo di giustizia e solidarietà”.
Tra tutti gli appuntamenti, la visita del papa
alla Sinagoga della città (venerdì 19 alle 12), la festa di accoglienza del
papa con la navigazione del Reno e il discorso sulla banchina del Poller
Rheinwiesen (giovedì 18 alle 17), l’incontro con i seminaristi (venerdì 19
alle 17), la Veglia sulla spianata di Marienfeld (sabato 20 alle 20.30) e,
sempre sul Marienfeld, la messa conclusiva (domenica 21 alle 10), saranno
vissuti come una vera e propria liturgia, cadenzata da regole precise.
La Visita alla Sinagoga di Colonia nella
Roonstraße: Il papa sarà accolto nel tempio della più antica comunità
ebraica di Germania, nella Sinagoga, dal rabbino capo della comunità di
Colonia Netanel Teitelbaum, dal presidente onorario della comunità ebraica
Ernst Simons, dal presidente Georg Kurz e dai presidenti vicari Michael Licht
e Ilan Simon.
Lo storico evento avrà il carattere di una
celebrazione liturgica. Non sarà cioè, soltanto un incontro amichevole tra i
rappresentanti di due religioni che si riconoscono legate dalle medesime
antiche radici, ma, di più, l’intento della cerimonia, anche se sarà
basata principalmente su gesti appartenenti alla liturgia ebraica, sarà
quello di condividere assieme liturgicamente una parte di quella tradizione
che accomuna da sempre ebraismo e cattolicesimo.
È una novità mai sperimentata prima. E in
particolare, infatti, si prevede un canto d’ingresso, la lettura di un brano
dell’Antico Testamento tratto dalla Genesi e il canto del salmo 22, “Il
Signore è il mio pastore”. Brani sacri, per entrambe le religioni. Dopo il
suono del Corno [Shofar ndR](*) - strumento tipico della liturgia ebraica,
suonato soltanto in momenti particolari legati a ricorrenze specifiche -,
seguirà il saluto del rabbino e quello del papa; al termine, le benedizioni
aaronitica e Ssim shalom da parte del cantore della Sinagoga, Shimon Ben Zev,
e infine lo scambio di doni.
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[Fonte: P.L. Rodari, su Il Velino del 13 agosto
2005]
v. anche:
Discorso di
Benedettto XVI, 19 agosto 2005
Svolgimento celebrazione
Sinagoga di Roma 1986
(*)
Lo shofàr è lo strumento rituale ricavato da un corno di ariete
che chiama all'adunanza nelle feste solenni. Viene suonato a Rosh Hashanà
e a Kippùr ed è un richiamo all’esame di coscienza e un risveglio
per coloro che, come li definisce Maimonide, “dormono spiritualmente”. Non
si tratta solo di elencare e confessare a D-o i peccati commessi di cui ci si
pente, bensì di condurre un dialogo con la propria coscienza, di dare una
prova di onestà e autenticità verso se stessi. Vi riconosciamo l'aspetto
collettivo di chiamare alla riunione e invitare al pentimento tutta la comunità
ed ogni persona. Secondo un altro
commento, il corno di animale e il suono che da esso deriva, simile a un
mugghio, stanno a simboleggiare che l'uomo spesso è come un animale e che le
azioni negative che egli compie non sono dovute alla sua cattiveria, ma agli
istinti che non sa controllare. In pratica, attraverso il suono dello shofàr
noi ricordiamo a D-o i nostri limiti e gli chiediamo di avere compassione nel
momento del giudizio. Lo shofar è anche una citazione della creazione:
il primo vero shofar è Adamo (quando Dio gli ha inalato la ruah),
il primo che suona lo shofar è D-o. Vi leggiamo la riproposizione
delle modalità di rapporto tra materia e spirito. Noi prendiamo da dentro il
fiato da insufflare, Dio lo prende da sé. Lo shofar ricorda l'impasto
costitutivo dell'essere dell'uomo, che diviene capace di emettere il suono, la
Parola di Dio che è anche parola umana; ma il vero grande suonatore di shofàr
è D-o. C'è anche un commento secondo cui il
suono dello shofàr rappresenta una preghiera senza parole, per
permettere anche a coloro che non sanno pregare di esprimere i loro sentimenti
a Dio e chiedere misericordia nel giorno di Rosh Hashanà.