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13 aprile 1986 Visita di Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma

Alle ore 17 il Papa arriva al Tempio maggiore e viene accolto dalle autorità ebraiche e dal Rabbino Capo di Roma Prof. Elio Toaff. 

La celebrazione vissuta per l'occasione - di innegabile valenza liturgica - è stata molto articolata, solenne, ricca di momenti forti intorno alla proclamazione della Parola, scandita da preghiere, canti e momenti di ascolto pieno di silenzio adorante. In essa risultano come incastonati i discorsi, testimoni di un dialogo ed una condivisione tuttora vivi ed in attesa di essere alimentati attraverso l'approfondimento della reciproca conoscenza, rispetto e relazioni da elaborare e sviluppare sempre ulteriormente, sul fondamento della Radice comune.

Svolgimento della celebrazione

All’ingresso del Papa in Sinagoga viene cantato il Salmo 150 “Lodate il Signore nel suo Santuario", col ritornello dell’Alleluia ripetuto più volte e accompagnato dall’organo.

Applausi dei presenti.

Saliti alla Tevah, Il Papa e il Rabbino Capo si siedono e si dispongono all’ascolto di un brano della Torah. Il Rabbino Vittorio Della Rocca legge in ebraico Genesi 15 (Dio promette ad Abramo una grande discendenza). Lo stesso brano viene poi letto in italiano dal Chazzan.

Il Rabbino Della Rocca legge ora in ebraico il brano del Profeta Michea (Cap.4) :”Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe…”. Lo stesso brano viene poi letto in italiano dal Chazzan.

Segue il benvenuto al Papa del Presidente della Comunità ebraica, che illustra la storia bimillenaria della Comunità romana.

Prende ora la parola il Rabbino Capo Toaff.

Segue il Discorso del Papa che termina con le parole in ebraico del Salmo 118 “Celebrate il Signore perché è buono: perché eterna è la sua misericordia”, che Giovanni Paolo II ha pronunciato in ebraico

Il Rabbino Toaff conclude con le parole del Salmo dei gradini di David (124) : “Sia benedetto il Signore, che non ci ha lasciati in pasto ai loro denti. Noi siamo stati liberati… Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra”.

Il coro del Tempio intona il canto che gli ebrei cantavano andando incontro alla morte nei campi di sterminio nazisti: “Anì maamìn” (Io credo con fede certa nella venuta del Messia).

Il Rabbino Toaff invita ora i presenti a fare un momento di silenzio e di preghiera, “perché la mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutti i popoli”.

Dopo il silenzio, il Chazzan legge il Salmo 16 “Proteggimi, o Dio, in te mi rifugio…”.

Ora il Coro canta lo stesso salmo in ebraico. Il Papa, i cardinali e i rabbini ascoltano stando in piedi sulla Tevah.

La cerimonia pubblica termina con l’abbraccio fraterno tra il Papa e il Rabbino Toaff , mentre il pubblico presente applaude calorosamente.

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Un precedente da ricordare: Papa Giovanni XXIII e la benedizione sul Lungotevere
Fu Papa Roncalli a dare il primo segnale "rivoluzionario" verso gli Ebrei prima ancora che il Concilio, già in marcia, varasse la Nostra Aetate. Scrive l'ex Rabbino capo di Roma, Elio Toaf, nella sua autobiografia: «Ricordo quando nel 1959 Giovanni XXIII fece fermare sul Lungotevere il corteo pontificio per benedire gli ebrei che, di sabato, uscivano dalla Sinagoga. Fu un gesto che gli valse l'entusiasmo di tutti i presenti che circondarono la sua vettura per applaudirlo e salutarlo. Era la prima volta che un Papa benediceva gli ebrei». Del resto fu proprio questo Papa a sopprimere I'espressione *Perfidi Giudei* nella liturgia del Venerdì Santo e a chiedere al cardinale Bea di preparare un testo sugli Ebrei da sottoporre al concilio.

   
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