Un libro sofferto, eppure un inno di amore alla vita. Che affronta
la più scomoda delle domande: dopo Auschwitz, è possibile guarire
le ferite della storia, che lasciano tracce di odio in vittime e
carnefici?
La vita stessa di
Manuela Sadun Paggi – ebrea fiorentina segnata dalle leggi
razziali, oggi fortemente impegnata per la pace e il dialogo tra le
religioni – dice che non solo è possibile, ma che questo è un
dovere di ogni persona, in particolare dei credenti. Rifacendosi
alle comuni radici religiose di ebrei e cristiani, e alla propria
vasta esperienza, l’Autrice tratteggia il volto di una
spiritualità capace di riscoprire la bellezza della quotidianità e
del rapporto con se stessi e gli altri. Quasi a smentire il luogo
comune che vede i giovani distratti su questi temi, conclude il
libro il racconto commuovente di Daniele Bellesi di un
pellegrinaggio interreligioso ad Auschwitz-Birkenau, che è
diventato sorgente di rinnovato impegno per la pace. La
prefazione è di Lea Sestieri
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