Ebrei e cristiani, procede
il dialogo tra due «popoli» - Intervista
con l'autore
Quale dialogo tra cattolici ed ebrei?
Certo, di passi in avanti «ne sono stati compiuti tanti, negli ultimi
decenni». Passi «importanti». Di fatto, s'è quasi capovolto un modello
di riferimento, messo in discussione dal Concilio. E che ha prodotto
confronto e progresso. Ma oggi, «forse è necessario fare un passo oltre
le elités, e progredire verso un "dialogo delle azioni", del
fare insieme "fatti concreti"». Un cammino lungo il quale,
senza perdere di vista la necessità di «salvaguardare la propria identità
culturale», cattolici ed ebrei «siano uniti e vigilanti contro le nuove
forme di antisemitismo che non contribuiscono all'elevazione della civiltà
e alla crescita del dialogo».
Il rabbino Benedetto Carucci Viterbi e
monsignor Rino Fisichella hanno così disegnato ieri una delle possibili
vie per far camminare "tra la gente" il dialogo
ebraico-cristiano. Occasione per questo confronto è stata la
presentazione, presso la Sala stampa estera, del libro «La Croce e la
Sinagoga» del giornalista Rai Giovan Battista Brunori, edito da Franco
Angeli.
Moderato dal direttore del Tg2 Mauro Mazza, e presenti anche il
docente di psicologia delle religioni David Meghnagi e della giornalista
del quotidiano «Jerusalem Post» Lisa Palmieri Billigs, il dibattito s'è
appunto centrato sulla necessità di un «dialogo sui fatti concreti
dell'uomo di oggi», come ha affermato Carucci Viterbi, rabbino della
Comunità di Roma, lamentando come oggi il confronto «è ancora troppo
elitario, mentre il dialogo interreligioso va portato tra la gente».
Tutto ciò, ha però sottolineato Fisichella, che non può non fare salvo
quello che, alla fine, nel marcare le insormontabili differenze tra ebrei
e cattolici, ne esalta l'identità. E dunque proprio davanti «alle
reciproche, forti identità - ha osservato il rettore della Pontificia
Università Lateranense - deve crescere il valore del rispetto, cioè
l'essere capaci di guardare in profondità ciò che è il bene dell'altro».
Da qui l'invito a far sì che «il dialogo diventi cultura comune».
Certo, ha ribadito Fisichella, «i nodi teologici non possono essere
rimossi, tra due religioni come quella cristiana e quella ebraica, anche
perché fanno parte dell'identità stessa delle due fedi. Ma, ugualmente,
occorre creare elementi per un linguaggio comune, anche perché il dialogo
è ormai una strada irreversibile».
Certo in tutto questo, ha osservato
Meghnagi, pesano i «due millenni di dolori» che hanno contraddistinto la
storia dei rapporti tra ebrei e cristiani. Così che «ogni presa di
posizione sbagliata ha fatto sì, inevitabilmente, che si guardasse a quel
doloroso passato». Per questo allora «occorre curare il passato per
migliorare il futuro» «[curando il passato
il futuro cambia ndR]».
Nel libro di Brunori, scritto in chiave e con un
linguaggio volutamente divulgativo, esponenti di primo piano sia
dell'ebraismo che del mondo cattolico accettano di raccontarsi ai lettori
e di rispondere al cronista che li interroga sui temi più scottanti di
ieri e di oggi, con l'obiettivo di riannodare i fili del dialogo.
Tra i
temi toccati, il ruolo di Pio XII durante a persecuzione degli ebrei, il
conflitto israelo-palestinese, i rigurgiti di antisemitismo che hanno
contraddistinto anche gli ultimi decenni della vita europea e ancora
l'attraversano.