NOI RICORDIAMO: UNA RIFLESSIONE SULLA SHOAH
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I. La tragedia della Shoah ed il dovere della memoria
Si sta rapidamente concludendo il XX secolo e spunta ormai l'aurora di un
nuovo millennio cristiano. Il Bimillenario della nascita di Gesù Cristo sollecita tutti i
cristiani, e invita in realtà ogni uomo e ogni donna, a cercare di scoprire nel fluire
della storia i segni della divina Provvidenza all'opera, come pure i modi in cui
l'immagine del Creatore presente nell'uomo è stata offesa e sfigurata.
Questa riflessione riguarda uno dei principali settori in cui i cattolici possono
seriamente prendere a cuore il richiamo loro rivolto da Giovanni Paolo II nella Lettera
apostolica Tertio millennio adveniente: "È giusto pertanto che, mentre il
secondo Millennio del cristianesimo volge al termine, la Chiesa si faccia carico con più
viva consapevolezza del peccato dei suoi figli nel ricordo di tutte quelle circostanze in
cui, nell'arco della storia, essi si sono allontanati dallo spirito di Cristo e del suo
Vangelo, offrendo al mondo, anziché la testimonianza di una vita ispirata ai valori della
fede, lo spettacolo di modi di pensare e di agire che erano vere forme di
antitestimonianza e di scandalo" (1).
Il secolo attuale è stato testimone di un'indicibile tragedia, che non potrà mai essere
dimenticata: il tentativo del regime nazista di sterminare il popolo ebraico, con la
conseguente uccisione di milioni di ebrei. Uomini e donne, vecchi e giovani, bambini ed
infanti, solo perché di origine ebraica, furono perseguitati e deportati. Alcuni furono
uccisi immediatamente, altri furono umiliati, maltrattati, torturati e privati
completamente della loro dignità umana, e infine uccisi. Pochissimi di quanti furono
internati nei campi di concentramento sopravvissero, e i superstiti rimasero terrorizzati
per tutta la vita. Questa fu la Shoah: uno dei principali drammi della storia di
questo secolo, un fatto che ci riguarda ancora oggi.
Dinanzi a questo orribile genocidio, che i responsabili delle nazioni e le stesse
comunità ebraiche trovarono difficile da credere nel momento in cui veniva perpetrato
senza misericordia, nessuno può restare indifferente, meno di tutti la Chiesa, in ragione
dei suoi legami strettissimi di parentela spirituale con il popolo ebraico e del ricordo
che essa nutre delle ingiustizie del passato. La relazione della Chiesa con il popolo
ebraico è diversa da quella che condivide con ogni altra religione (2). Non è soltanto
questione di ritornare al passato. Il futuro comune di ebrei e cristiani esige che noi
ricordiamo, perché "non c'è futuro senza memoria" (3). La storia stessa
è memoria futuri.
Nel rivolgere questa riflessione ai nostri fratelli e sorelle della Chiesa cattolica
sparsi nel mondo, chiediamo a tutti i cristiani di unirsi a noi nel riflettere sulla
catastrofe che colpì il popolo ebraico, e sull'imperativo morale di far sì che mai più
l'egoismo e l'odio abbiano a crescere fino al punto da seminare sofferenze e morte (4). In modo
particolare, chiediamo ai nostri amici ebrei, "il cui terribile destino è divenuto
simbolo dell'aberrazione cui può giungere l'uomo, quando si volge contro Dio" (5), di predisporre il
loro cuore ad ascoltarci.
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