Benedetto XVI, ricevendo il rabbino Di Segni
rinnova la condanna per la Shoah e riafferma la volontà di collaborazione
tra cattolici ed ebrei. Il Rabbino: «L'incontro della Roma ebraica e
cristiana è un esempio per il mondo.»
Nella
sinagoga di Colonia, il 19 agosto dell’anno scorso, Benedetto XVI
aveva parlato di “segni” di rinascente antisemitismo, oggi, ricevendo
il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, di “rinnovate manifestazioni”
di un fenomeno che “addolora e preoccupa” la Chiesa cattolica. Ed
oggi, come 5 mesi fa, ha usato la parola amore per descrivere i sentimenti
verso il popolo eletto.
L’incontro di oggi segna
dunque una tappa di un cammino voluto dal Papa che all’indomani della
sua elezione scrisse al
rabbino capo di Roma per assicurargli della sua volontà di proseguire
nel cammino di avvicinamento tra cattolici ed ebrei, ricevendo oggi in
Vaticano lo stesso Di Segni, ha ribadito la condanna per la Shoah e
la sua preoccupazione per l’antisemitismo, confermando ai “carissimi
e prediletti fratelli” ebrei la volontà della Chiesa cattolica di
“unire le nostre mani e i nostri cuori in concrete iniziative di
solidarietà, di tzedek (giustizia) e di tzedekah (carità).
Insieme possiamo collaborare nel trasmettere la fiaccola del Decalogo e
della speranza alle giovani generazioni”.
“Shalom!” è
stata la parola con cui il Vescovo di Roma ha accolto il rabbino, alla
vigilia della Giornata italiana per l’approfondimento e lo sviluppo del
dialogo tra cattolici ed ebrei. Nei confronti del popolo
ebraico Benedetto XVI è tornato oggi ad usare anche la parola amore.
Cattolici ed ebrei, aveva detto a Colonia, debbono conoscersi meglio,
rispettarsi ed “amarsi”. Fu l'unica, significativa, parola che
Benedetto XVI aggiunse a braccio al discorso fatto nella sinagoga. “A
voi – ha detto oggi - è vicina la Chiesa cattolica e vi è amica. Sì,
noi vi amiamo e non possiamo non amarvi, a causa dei Padri: per
essi voi siete a noi carissimi e prediletti fratelli (cfr Rm 11,28b).
Dopo il Concilio Vaticano II, è andata crescendo questa stima e reciproca
fiducia. Si sono sviluppati contatti sempre più fraterni e cordiali,
intensificatisi lungo il pontificato del venerato mio Predecessore
Giovanni Paolo II”.
Della Shoah
Benedetto XVI ha parlato come di una delle occasioni nelle quali Dio ha
“sorretto e guidato” il popolo di Israele. C’è quasi una negazione
di chi parla del “silenzio di Dio” di fronte all’Olocausto nelle
parole del Papa: “Il popolo di Israele è stato liberato varie volte
dalle mani dei nemici, e nei secoli dell’antisemitismo, nei momenti
drammatici della Shoà, la mano dell’Onnipotente lo ha sorretto e
guidato. Sempre la predilezione del Dio dell’Alleanza lo ha
accompagnato, dandogli forza per superare le prove”.
La volontà che cattolici
ed ebrei collaborino è stata motivata da Benedetto XVI nella comune
eredità. «In Cristo – ha detto - noi partecipiamo della vostra stessa
eredità dei Padri, per servire l’Onnipotente «sotto uno stesso giogo»
(Sof 3,9), innestati sull’unico tronco santo (cfr Is 6,13;
Rm 11,16) del Popolo di Dio. Ciò rende noi cristiani consapevoli
che, insieme con voi, abbiamo la responsabilità di cooperare al bene di
tutti i popoli, nella giustizia e nella pace, nella verità e nella
libertà, nella santità e nell’amore. Alla luce di questa comune
missione non possiamo non denunciare e combattere con decisione l’odio e
le incomprensioni, le ingiustizie e le violenze che continuano a seminare
preoccupazioni nell’animo degli uomini e delle donne di buona volontà.
In tale contesto, come non essere addolorati e preoccupati per le
rinnovate manifestazioni di antisemitismo che talora si registrano?”.
“La Chiesa cattolica – aveva detto a Colonia - è preoccupata per i
'segni' di risorgente antisemitismo e si sente impegnata per la
tolleranza, il rispetto, l'amicizia e la pace tra tutti i popoli, le
culture e le religioni”.
[Testo integrale del
discorso]
Il
Rabbino Riccardo Di Segni al Papa: “L'incontro della Roma ebraica e
cristiana è un esempio per il mondo”
“La Roma ebraica e la
Roma cristiana che si incontrano, si rispettano, convivono in pace,
collaborano ma rimangono ciascuna fedele a se stessa sono un esempio per
il mondo travagliato da conflitti, spesso sostenuti da visioni religiose
esasperate”. Lo ha detto questa mattina in udienza il Rabbino capo di
Roma, Riccardo i Segni, nel suo indirizzo di saluto a Papa Benedetto XVI.
“Fin dai primi momenti del nuovo pontificato – ha detto Di Segni –
è stata forte la convinzione che non solo non ci sarebbero stati passi
indietro nel cammino intrapreso, ma che la strada segnata sarebbe
continuata linearmente. Questa nostra convinzione trova conferma nei suoi
atti già numerosi, nelle dichiarazioni, nella sensibilità dimostrata
nella denuncia dell’antisemitismo passato e presente, nella condanna del
terrorismo fondamentalista, nell’attenzione allo stato d’Israele, che
per tutto il popolo ebraico è un riferimento essenziale e centrale”. Il
mondo – ha aggiunto il Rabbino – “da noi non si aspetta di sapere
chi dei due è il rappresentante della vera fede, ma vuole sapere in che
modo ognuno di noi sia coerente nell’impegno sacro che la sua tradizione
gli impone davanti agli uomini”.
[Testo integrale
dell'indirizzo di saluto del Rabbino]
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[Fonte: AsiaNews /S.I.R. 16 gennaio
2006]