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Gli ebrei disertano la giornata del dialogo con i cristiani. Il Cardinale Kasper getta acqua sul fuoco: “Accade solo in Italia, nel resto del mondo il confronto prosegue”

[vedi precedente che ha determinato la crisi]
 

“Il nostro dialogo a livello universale con gli ebrei, soprattutto negli Stati Uniti, in Canada, ma anche altrove nel mondo, e anche quello che abbiamo con il Gran Rabbinato a Gerusalemme, va molto bene e loro partecipano a queste giornate di dialogo”. Lo afferma il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che ai microfoni della Radio Vaticana sottolinea: “Sono solo gli ebrei in Italia, che hanno una sensibilità particolare, che hanno interrotto il loro dialogo, ma noi speriamo che possano tornare ad un serio dialogo”. “Certamente - aggiunge - è un segno preoccupante, ma devo dire che gli ebrei italiani non hanno un diretto dialogo con il Vaticano: hanno un dialogo con la Conferenza Episcopale Italiana e non con la Santa Sede”. Entrando poi nel merito delle ragioni che hanno portato alla decisione dei Rabbini italiani di disertare la Giornata per il dialogo ebraico-cristiano, il porporato tedesco rileva che è infondata la critica rivolta al Papa da quanti affermano che la riformulazione della preghiera del venerdì Santo implica una presunzione di superiorità del cristianesimo. “Loro - spiega - protestano contro una cosiddetta ’superiorità’ del cristianesimo, ma devo dire che la parola superiorità non appartiene alla nostra terminologia. Noi diciamo - ricorda il Cardinale - che l’Antico Testamento, che abbiamo in comune, e’ compiuto dal Nuovo Testamento e da Gesù Cristo: ma questa è una posizione che abbiamo avuto sempre. Tutti sanno che sulla Cristologia siamo divisi. È essenziale che due partner, che hanno posizioni diverse, debbano rispettarsi su questi punti. Quindi, e’ importante avere un dialogo, ma anche più importante, in questo contesto, e’ avere una base comune e su questa base comune avere valori comuni che sono molto importanti per l’attuale società secolarizzata. Siamo chiamati con forza a dare una testimonianza comune per la famiglia, per i diritti umani, per la pace, per la giustizia e così via. Facciamo questo con gli ebrei dappertutto nel mondo. E io - rivela Kasper - spero che anche gli ebrei italiani vogliano di nuovo condividere con noi questo impegno nel rispetto delle posizioni dell’altro”.

“Il patrimonio del Concilio Vaticano II non vada disperso. Urge superare questo momento di stasi nel dialogo”. Lo afferma al Sir mons. Loris Capovilla, segretario personale di papa Giovanni XXIII, parlando alla vigilia della Giornata del dialogo ebraico-cristiano. “Non è finito nessun dialogo con gli ebrei”, spiega mons. Capovilla: il cristiano “è amico di tutti, non si allontana da nessuno. Ci possono essere delle divergenze che sono passeggere ma non rompono la carità, l’amore. È fondamentale il rapporto fra gli uomini”. Mons. Capovilla ricorda che il Concilio “non aveva all’ordine del giorno la questione ebraica ma finì per interessarsene e promuovere benefici rapporti la cui evoluzione non può essere interrotta”. Prima ancora del Concilio, il 5 giugno 1960, Papa Roncalli costituì il Segretariato per l’Unità dei cristiani all’interno del quale fu previsto un ufficio per il dialogo con l’ebraismo. Pubblicò inoltre l’Enciclica “Pacem in terris” che fu – ricorda Capovilla - il “primo documento del Magistero pontificio tradotto in ebraico”: “segno – aggiunge - di un “dialogo continuo che deve riprendere”.

Dopo la dichiarazione conciliare “Nostra Aetate”, il dialogo con gli ebrei è passato “da un'iniziale ermeneutica dello scontro, attraverso un'ermeneutica della differenza reciproca, al tempo della fiducia e della collaborazione nonostante qualche difficoltà che sempre ha fatto e sempre farà parte del dialogo tra ebrei e cattolici”. Ne è convinto Norbert J. Hofman, segretario della Commissione per i Rapporti Religiosi con l’ebraismo, che sull’Osservatore Romano di oggi firma un articolo sulla Giornata dell’ebraismo, che si celebra domani. “Quest'anno dispiace che - scrive Hofman - a causa delle controversie suscitate dalla riformulazione della preghiera del venerdì santo per gli ebrei la conferenza rabbinica italiana abbia deciso di non partecipare. Tuttavia essa ha sottolineato che, fondamentalmente, non si tratta di un abbandono del dialogo con la Chiesa cattolica”, ma solo “una pausa di riflessione nel dialogo stesso”. “Anche se nell'opinione pubblica ha spesso dominato la polemica su questa preghiera, bisogna anche chiarire che, dietro le quinte, non si è mai pensato di porre fine al dialogo”, rivela l’esponente vaticano: “Al contrario, si è intensificata la collaborazione per superare questo equivoco, e ha dimostrato con chiarezza” che ebrei e cattolici “possono venirsi incontro anche e soprattutto quando il dibattito verte su questioni controverse”.


Rabbino Laras comunica: l'Assemblea rabbinica sospende la celebrazione della Giornata ebraico-cristiana del 17 gennaio

“La decisione dell’Assemblea rabbinica italiana, comunicata dal rabbino Giuseppe Laras, di sospendere la celebrazione della Giornata annuale di riflessione ebraico-cristiana sorprende e addolora”, ma “in ogni caso non interrompe i rapporti tra ebrei e cristiani che a mio avviso devono continuare e, semmai, intensificarsi”. Lo ha dichiarato al SIR mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni - Narni – Amelia e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo, con riferimento alla decisione delle comunità ebraiche, confermata oggi, di non partecipare alle iniziative comuni che ogni anno, il 17 gennaio, segnano la “Giornata di riflessione ebraico-cristiana”. Per mons. Paglia, “questa piccola ferita costituisce un’opportunità non solo per approfondire ancor più le relazioni tra ebrei e cristiani, ma anche per rafforzare il comune compito di testimoniare la salvezza rivelata dall’unico Dio”. “Ovviamente noi cattolici – prosegue – l’anno prossimo celebreremo la Giornata, il cui tema, secondo il progetto concepito da qualche anno insieme agli ebrei di riflettere sul Decalogo, nel 2009 sarà, scegliendo la numerazione ebraica, la quarta parola: ‘Ricordati del giorno di sabato per santificarlo’”.

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