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A pagina 1 di Agi del 2005-04-04,
la redazione - Michele Giorgio firma un articolo dal titolo «Papa stampa
iraniana critica per rapporti con ebrei»
L'abbiamo scoperto oggi, 9 luglio, ancora
sgomenti per l'attentato di Londra: per questo non vogliamo passarlo sotto
silenzio e aggiungiamo il nostro pensiero
Teheran, 4 apr. -
In Iran la stampa conservatrice ha criticato Giovanni Paolo II per i suoi
tentativi di riconciliazione con gli ebrei, sostenendo che Israele deve essere visto come un nemico della chiesa e non solo della repubblica islamica.
"Non solo il Papa non condannò mai i crimini del regime sionista nei
territori, ne ha ufficialmente riconosciuto l'esistenza", ha scritto lo
"Jomhuri Islami". Il giornale sostiene inoltre che la diffusione
dell'Islam era stata "una costante preoccupazione" per un Papa
"compromesso con il regime sionista". Un ricordo in chiaroscuro del
Pontefice dall'Hamshahri, altro foglio vicino ai falchi di Teheran, il quale
afferma che Giovanni Paolo II "cedette alle pressioni della lobby
ebraica" nonostante "le responsabilità degli ebrei nell'uccisione
di Gesù". Tuttavia si ricorda anche che seppe recuperare il rapporto con
i musulmani quando divenne "l'unico leader cristiano ad essere entrato in
una moschea e a baciare il Corano" e che dopo l'11 settembre si oppose a
chi "voleva una crociata per combattere il terrorismo". (AGI)
Nota della Redazione di Le nostre Radici
[Ci sorprende questo
sguardo, più che miope completamente cieco, sul pensiero e l'operato di
Giovanni Paolo II, senza ombre di dubbio al di sopra di ogni sospetto per
quanto riguarda la sua difesa della pace e della dignità umana, senza alcun
distinguo di razza o religione. La vecchia accusa dell' "uccisione di
Gesù", che i cristiani hanno da tempo archiviato nei confronti degli
ebrei e che quindi è superata dalla storia - purtroppo ancora recente, ma è
un fatto inequivocabile e da cui non si torna indietro - torna per bocca
islamica. Oltre a sorprenderci, ci preoccupa questa incapacità di non
riuscire ad alzare lo sguardo al di là il contingente, oltre la griglia di
una cultura ideologizzata e ideologizzante, che deforma la realtà e non
permette quindi di cogliere lo splendore della Verità che accoglie e libera,
senza lasciarsi fagocitare.
Siamo consapevoli che l’epoca
coloniale ha lasciato in eredità
una cattiva coscienza legata alla preoccupazione di avere inquinato le radici
storiche e culturali delle nazioni che erano state dominate, impedendo o
ritardando un presunto autosviluppo in campo economico e politico. Un
complesso di colpevolezza che trae origine dall’errata sovrapposizione tra
civiltà occidentale e cristianesimo, come se la Chiesa fosse responsabile
degli errori commessi dai governi europei nel Terzo Mondo. Ma al fondo di
questo equivoco c’è la crisi di identità dell’Europa, dove tutto viene
messo in discussione in nome di un relativismo che finisce per penalizzare il
cristianesimo e favorisce le cosiddette “novità culturali”: le
spiritualità orientali, il New Age e anche la religione islamica vissuta come
qualcosa di “esotico”. L’Europa ha dimenticato le sue origini ed è come
se si vergognasse del suo presente diventando incapace di costruire un futuro.
Esattamente il contrario di quello che Giovanni Paolo II chiedeva con
insistenza e Benedetto XVI continua a chiedere: essere fieri delle proprie
radici e a partire da questo costruire una convivenza tra culture diverse.
Speriamo e ci adopreremo che sia questo il senso e
il compito dell' "Occidente cristiano", che non vuole contrapporsi
perché ritiene funesto "lo scontro di civiltà" - come giustamente
diceva il nostro Santo Padre - ma non smetterà di difendersi con armi di
educazione, prevenzione e civiltà (rispetto e dialogo, costruito senza
mettere fra parentesi le rispettive identità, che esigono
reciprocità), che non fanno né rumore né vittime, ma che sono azioni
autenticamente umane, in sintonia con gli insegnamenti del Vangelo, che è
Parola di Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, morto e risorto per noi.
"Non prevalebunt"]
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