Viaggio in Israele (e nell'antisemitismo)
Marco, un nostro amico, dalla Toscana

Pubblichiamo questo intervento ricevuto via e-mail da un frequentatore del nostro sito. Ci teniamo a fare nostro il suo appello ad una maggiore attenzione e responsabilità nella lettura e nella diffusione dei fatti legati alla difficile situazione Israelo-Palestinese. È molto importante mantenere, nell'inevitabile coinvolgimento che tocca le nostre coscienze, la necessaria obiettività che ci tenga immuni dai pregiudizi e dalle versioni e visioni distorte della realtà, consegnateci dalle ideologie ancora vive nel nostro tempo. È nostra cura far avere questa testimonianza alla "Romana Pellegrinaggi".

Sono rientrato in Italia dopo una breve permanenza in Israele. Ho infatti accettato di accompagnare i miei genitori in un viaggio in "Terra Santa" (per usare un termine che alcuni preferiscono) organizzato da alcune importanti organizzazioni cattoliche. Era da tempo che desideravo toccare con mano la realtà israeliana e questa si è rivelata una preziosa occasione. Il viaggio mi ha portato ad Haifa, Nazareth, Betlemme, Gerusalemme, Gerico ed Abu Ghosh - quindi tanto in territori sotto il diretto governo di Israele, sia in territori attualmente amministrati dall'ANP. Abbiamo anche avuto incontri con autorità israeliane e palestinesi, tra cui il ministro del turismo di Israele, il ministro del turismo dell'ANP, il sindaco di Gerusalemme ed il sindaco di Betlemme.

Il viaggio è stato molto significativo, per le bellezze naturali (dal lago di Tiberiade, al deserto di Giuda, al Mar Morto), per il valore storico ed artistico di molte zone oltre che naturalmente per l'interesse geopolitico delle aree attraversate. Gerusalemme è davvero bella - più di quanto mi aspettassi - e la vista dal Monte degli Ulivi da sola giustifica gran parte della spesa.

E' stato molto significativo toccare con mano cosa significhi per Israele vivere sotto assedio - costretto a difendersi con la consapevolezza che perdere anche una sola guerra significherebbe esporre la propria popolazione al genocidio. Ma questo viaggio mi è stato prezioso anche per un altro aspetto. Mi ha permesso di verificare quanto sia possente il sentimento antisionista ed antisemita all'interna della Chiesa Cattolica.

Il taglio del viaggio è stato pesantemente antiisraeliano e le nostre guide non hanno perso una sola occasione per diffondere la propaganda più faziosa nei confronti di Israele. Un buon 70% di quello che è stato detto erano falsità belle e buone. Un 30% si riferiva ad elementi reali, forniti tuttavia in modo del tutto decontestualizzato, senza aiutare a conoscerne ed a comprenderne le cause.

Io ho una sufficiente cultura sull'argomento per potermi porre in maniera critica nei confronti di queste falsificazioni. Ma chi abbia partecipato a questo pellegrinaggio senza sapere niente o quasi sulla questione arabo-israliana avrà sicuramente avuto modo di "imparare" un certo numero di cose - e chi abbia partecipato già armato di pregiudizio antiisraeliano avrà trovato sicuramente in questo viaggio le "conferme" che cercava.

I nostri fraticelli hanno "reso chiaro" come l'intera responsabilità della crisi è da addebitarsi ad Israele, come siano Netanyahu e Sharon i responsabili dell'Intifada e delle migliaia di morti. Come i palestinesi sono sottoposti ad uno sfruttamento continuo dal colonialismo militarista e razzista degli ebrei. Come nelle scuole israeliane si istighi all'odio e come avvengano in Israele continue violazioni dei diritti umani. Come le eventuali azioni palestinesi siano il comprensibile frutto delle provocazioni degli ebrei. Come Arafat sia stato un grande leader (anche se un pelino scaduto in punto di morte perché aveva accatastato un po' di soldi in Svizzera, anziché investirli tutti nella gloriosa battaglia antisionista).

Ma il confine tra antisionismo ed antisemitismo è apparso davvero molto sfumato. Ogni riferimento agli ebrei fatto dalle nostre guide era volto a dimostrare quanti siano arroganti, prevaricatori, meschini, avidi, adepti del dio denaro, a dimostrare la loro forza di lobby ed il loro controllo della finanza internazionale. In pochi giorni i nostri fraticelli hanno tirato fuori in maniera ripetuta praticamente tutti gli stereotipi della propaganda hitleriana, tra i plausi generali di schiere di cattolico-sociali e di margheritini dalla faccia pulita. Si è arrivati al punto di dichiarare che la visita a Yad Vashem (il memoriale dell'Olocausto) era inopportuna perché era solo una "leccata di piedi all'ebraismo".

Si è naturalmente invitato a boicottare i negozi degli ebrei (vi ricorda niente?) ed a comprare solamente in quelli palestinesi. Questi fraticelli si definiscono "costruttori di pace". Io li considero invece per quello che sono: incitatori all'odio. Anche se il primo loro target sono stati gli ebrei, nel corso del "viaggio di pace" non sono mancati nemmeno strali contro i cristiani ortodossi e contro i drusi. Più morbida solamente la posizione sull'Islam, con il quale probabilmente i cattolici intravedono la possibilità di un'alleanza strategica.

Naturalmente io ho "comprato israeliano" il più possibile, incluso qualche bel libro tra cui "The Case for Israel" di Alan Dershowitz - mi sono commosso ad Yad Vashem ed ho manifestato il mio sostegno agli israeliani con cui ho parlato ogni volta che è stato possibile.

Certo che considerando che i "pellegrinaggi" rappresentano uno dei principali tramiti (oltre ai tg RAI ed a Repubblica) con cui gli italiani vengono in contatto con la realtà medio-orientale, l'antisionismo che li anima è davvero preoccupante. Di conseguenza è importante che noi teniamo alta la guardia e ci mobilitiamo con costanza in un'opera di controinformazione, cioè di informazione corretta.

Per me la difesa di Israele è importante. Ogni palmo di quella terra è sacro. E non solo per ragioni religiose. È sacro perché il popolo israeliano (al contrario del cosiddetto "popolo palestinese") ha mescolato alla terra il proprio sudore, il proprio impegno, la propria creatività, le proprie migliore energie. È sacro perché sacro è il lavoro produttivo degli uomini e sacrosanto il loro diritto a raccogliere i frutti del loro know how e del loro impegno.

Difendere Israele, dal mio punto di vista, significa quindi anche difendere i valori a me cari dell'operosità e dell'achievement.

Ciao,
Marco

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