Barbaro scempio di sepolture nel cimitero del Verano a Roma
Unanimi lo sdegno e la condanna - Le indagini

La comunità ebraica colpita e offesa
nella memoria, nella cultura e nella civiltà

 

ROMA, 19 luglio
"La comunità ebraica è stata gravemente colpita da quello che è successo. È un'offesa non solo per noi ma anche per la vita e la città di Roma":  c'è grande amarezza nelle parole del Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, di fronte allo scempio compiuto ieri nel settore ebraico del cimitero monumentale del Verano, a Roma.


Foto tratta da "Avvenire" 18.7.2002

Le tombe danneggiate sono almeno cinquanta. Non è ancora chiaro come i vandali siano penetrati nel cimitero, in quanti fossero e quali strumenti abbiano usato. Ma lo scempio è apparso subito evidente, con i sepolcri colpiti ripetutamente con corpi contundenti.

Dopo avere danneggiato lapidi e colonne lungo un corridoio monumentale, gli ignoti profanatori sono saliti su una collinetta, chiamata "il Pincetto", sulla quale sorgono alcune cappelle familiari che sono state prese di mira. Persino in uno spazio riservato ai bambini sono state trovate diverse lapidi divelte. E tra lastre di marmo spaccate, vasi rovesciati e ornamenti deturpati, sembra che i devastatori si siano volutamente accaniti su alcune tombe, arrivando a danneggiare alcune casse.

Unanimi - e non poteva essere altrimenti - lo sdegno e l'esecrazione per la barbara profanazione. Qualunque sia la matrice del gravissimo sfregio - si sottolinea in ambienti ebraici - c'è sicuramente l'ombra pesante di un antisemitismo che con episodi analoghi ha colpito di recente anche in altri Paesi europei.

Unanimi - e non poteva essere altrimenti - lo sdegno e l'esecrazione per la barbara profanazione. Qualunque sia la matrice del gravissimo sfregio - si sottolinea in ambienti ebraici - c'è sicuramente l'ombra pesante di un antisemitismo che con episodi analoghi ha colpito di recente anche in altri Paesi europei.

Corali gli attestati di solidarietà alla comunità ebraica, insultata nella sua memoria, nella sua "pietas", nella sua cultura, nella sua civiltà. E colpita, forse volutamente, in un giorno particolare di lutto e di digiuno, il Tiscabeav.

Non sembra avere dubbi su questo il presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, secondo il quale si tratta di "un atto preoccupante perché programmato, studiato a tavolino, eseguito proprio in un giorno di lutto per noi. Non ricordo - aggiunge - altri atti di questa gravità in Italia, almeno dal dopoguerra".

Proprio in questa coincidenza, in questa volontà di profanazione perpetrata in una ricorrenza speciale, Luzzatto "legge" un messaggio minaccioso per la sua comunità:  la mano che ha colpito, dice, "è di qualcuno che conosce bene le nostre tradizioni e ci ha voluto dire che il nostro lutto sarà permanente".

Una netta condanna del grave episodio è stata espressa dall'intero mondo politico, con in testa il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che ha espresso indignazione e commossa solidarietà alla comunità ebraica di Roma, assicurando "ogni sforzo per consegnare alla giustizia i responsabili di questa azione vile e ignominiosa".

Il ministro dell'Interno, Pisanu, ha dichiarato di avere disposto "accurate indagini dirette ad individuare gli autori degli atti vandalici" e che riferirà personalmente in Parlamento "non appena in possesso dei necessari ed adeguati elementi di risposta":  lo ha reso noto il Viminale.

Il Presidente della Repubblica, Ciampi, si è tenuto in contatto con le autorità cittadine e gli esponenti della comunità ebraica, ferita ancora una volta.
L'offesa alla memoria è stata consumata "forse da più mani" ha notato il Rabbino capo di Roma, "e ha fatto scempio di ogni simbolo e segno di pietà:  dalle stelle di David, divelte, ai candelabri a sette bracci, dai vasi di fiori rovesciati alle lapidi provenienti dal vecchio cimitero israelitico dell'Aventino".

La furia dei devastatori si è scagliata anche contro sepolture recenti. A scoprire lo scempio, ieri, era stato lo stesso personale del cimitero che ha dato l'allarme. L'intera area era stata subito isolata, per permettere agli agenti della Digos di compiere i rilievi, mentre fuori si assiepavano i familiari dei defunti, in uno stato d'animo che non è difficile immaginare.
Dopo i parenti, era arrivato il sindaco Veltroni per esprimere il suo dolore e ricordare "che Roma non è una città antisemita". Anche l'ex sindaco Rutelli aveva voluto essere presente e aveva ricordato un altro grave episodio di profanazione di tombe ebraiche avvenuto nel '96 al cimitero di Prima Porta.

Sul fronte delle indagini, gli inquirenti sono cauti. Tra le ipotesi "teoricamente plausibili", oltre a quella di un atto compiuto da estremisti neonazisti o da fondamentalisti islamici, vi sono anche quelle di uno "sgarro", di un segnale a qualche famiglia ebrea o a persone che gravitino nell'ambiente dei servizi cimiteriali. Meno plausibile la "bravata" di un gruppo di teppisti.

A spingere alla cautela è la mancanza di una "firma" o di una rivendicazione dell'incursione. Questa circostanza costituisce un fatto anomalo che porterebbe ad escludere la paternità di gruppi organizzati della destra estrema. In passato - è stato fatto notare - gesti analoghi sono stati chiaramente attribuibili proprio perché i responsabili li avevano messi in atto per trovare visibilità. "Non c'è nulla, allo stato attuale, che indirizzi verso una pista ed escluda le altre, nulla che faccia pensare all'estremismo di destra, all'antisemitismo dell'estrema sinistra o riconducibile a gruppi islamici" si limita a dire un investigatore.

Le indagini procedono nel riserbo. Nell'arco della giornata di ieri sono state ascoltate una decina di persone tra responsabili del cimitero, custodi, dipendenti e operai. Gli investigatori - che hanno informato la procura degli sviluppi delle indagini - stanno raccogliendo gli elementi per stilare il rapporto da consegnare al procuratore aggiunto Italo Ormanni e al sostituto Adelchi d'Ippolito, titolari dell'inchiesta.

©L'Osservatore Romano - 20 Luglio 2002

| home | | inizio pagina |