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Il brano
dell'intervista citato
N.B. Abbiamo inserito anche alcuni
altri brani perché, chi ne ha interesse, possa meglio
inquadrare il contesto del discorso
Mi
permetta: questo è incredibile. Tutto il mondo è in fiamme. Lei lo sa,
ha in mano il giornale, e dice: il Mistero ci circonda ed è Carità, che
è poi il nome della Bibbia all’Amore (o mi sbaglio?).
«Proprio così. E questo Mistero agli uomini tocca riconoscerlo e
imitarlo. Questo è il punto drammatico del nostro tempo. Ed è quello che
i talebani - i fondamentalisti islamici - non capiranno mai:
l’identificazione tra la percezione dell’Essere e l’Amore. Questa è
la diversità, ed è la grande partita che può decidere in un modo o
nell’altro dell’avvenire. Mi commuovo sapendo che in Kazakistan, a
pochi chilometri dalla guerra in Afghanistan ci sono presenze cristiane di
miei amici che riconoscono questo Mistero-Carità. C’è attesa di questo
più tra i poveri, a qualsiasi confessione aderiscano per tradizione o per
scelta, che tra coloro che si sentono di aver compreso e misurato
definitivamente il Mistero, siano cattolici o no».
Lei
è duro con i capi della cristianità.
«Il Papa è commovente nella netta percezione della tragedia odierna e
nell’animo trepidante e indomito con cui indica il compito. Mi colpisce
l’assoluta purità della sua presenza nel mondo. Basti averlo visto a
Toronto, o in Messico, dinanzi alla Madonna di Guadalupe. La mia gioia è
stata potergli comunicare, il giorno stesso della festa mondiale della
gioventù che 108 giovani di 22 nazioni si erano quel giorno promessi a
Cristo nella verginità tra i Memores Domini (associazione di
diritto pontificio nata da Cl e presieduta da don Giussani, ndr). Ma chi
lo ascolta? Non l’ascoltano… Persino tra i vescovi e i preti. Gli
stessi capi comunità non capiscono bene queste cose, nel senso di
spezzare il loro conformismo così da aprire varchi verso il futuro: non
attendono la pienezza. Non c’è attesa. Questo vale in Cl e fuori, nella
Chiesa e fuori. La questione è semplice: ciò che c’è, il mistero che
c’è, la realtà dell’Essere, si accetta solo in forza di
un’esperienza in cui uno è diventato oggetto di Dio. Sei coinvolto in
un vortice che accade ora, e che ha una storia, ma la storia riprende
sempre hic et nunc, altrimenti non è storia, e non c’è storia.
E da questo nasce una civiltà. Altrimenti si è spazzati via».
Invece
questo hic et nunc, il qui ed ora, non è avvertito?
«Si tramanda un discorso corretto e pulito, alcune regole su come essere
cristiani e uomini. Ma senza amore, senza il riconoscimento del Mistero
vivificante, il singolo si spegne e muore. La nostra speranza, la salvezza
di Cristo non può essere qualcosa che abbiamo letto e sappiamo ripetere
bene. Un discorso più o meno edificante o moralistico, ecco, a questo
viene ridotto spesso l’annuncio. Bisognerebbe ribollire… Invece il
mondo lo si lascia naufragare senza pastore… Non si comprende questo: ciò
che risulta utile davvero è quanto investe il popolo e per cui il popolo
è esaltato. Cioè l’unità come visibile segno di questo Mistero-Carità.
Questo Mistero ha investito ed investe hic et nunc (qui, ora!) un
popolo che talvolta non ha neanche più i suoi capi che se ne accorgono…
Altrimenti essi accorrerebbero irruenti a mostrare e dimostrare la
salvezza di Cristo».
Non
è solo dunque incapacità di comunicare?
«Non c’è più la fede che diventa principio interpretativo delle cose.
E anche fuori dalla comunità cristiana, non si percepisce più
l’essenza del cammino religioso umano. Siamo all’assurdo che è
autorizzato a parlare di Israele solo chi dia per scontato che questo
popolo che resta eletto non possa più radunarsi con i cristiani. Ma è il
popolo dell’attesa… Gli ebrei più avvertiti lo sanno: mi è giunto un
messaggio dal rabbino di New York che definisce Comunione e liberazione
“il resto d’Israele”. Io credo che, se non ci sarà prima la fine
del mondo, cristiani ed ebrei possano essere una sola cosa nel giro di
60-70 anni».
Questa
è una cosa inaudita.
«Proprio questo è il problema: è come se non si aspettasse più nulla.
E qui intravedo il compito dei cristiani. Bisogna che percepiscano questo
Mistero-Carità. Vorrei fossero consolati e animati dalla partecipazione
della presenza del Papa nella storia di oggi: bisognerebbe semplicemente
obbedire e ribollire, essere travolti da un vortice, invece… Non si è
ancora comunicata l’esaltazione del singolo, la vittoria del Mistero, la
gloria di Cristo di fronte a quello che accade. Ma questo avviene se c’è
questa esperienza. Per questo voglio ricondurre tutti a questo
riconoscimento: l’Essere è Mistero. Come si fa ad affermarlo? Poiché
si riconosce che c’è! C’è! Il Mistero c’è. Come si fa a dire così?
Si può imitare il Mistero, ecco. Imitare l’Amore nel governo di Sé,
nella Sua dedizione. Trovare il modo di dirlo, far sì che queste cose per
noi siano lo sconvolgimento e la pace del nostro io. Il punto in cui il
Mistero si ricompone è la voce del bambino, il rapporto con la mamma, il
rapporto con il Mistero che ci si comunica».
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[Fonte:
Libero 22.8.2002]
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