Ebraismo e Cristianesimo

 


Non può esservi pace 
finché il risentimento rode l'anima; 
è vitale imparare a perdonare, 
per amore di Dio, del prossimo, di noi stessi


 

La parola - shalom è una delle parole più  "attraenti". Il suo significato ha uno spessore ben più profondo di quello che emerge dalla traduzione più comune di "pace". 

"Grande è la pace, perché tutti i comandamenti sono scritti in essa".

La sua iniziale - shin nel Sèfer Yetzirà rappresenta l'elemento del fuoco, che purifica e trasforma. Per la forma e per il suono la shin ne ricorda il movimento ascensionale, che allude all'anelito dell'uomo verso Dio

Essa certamente veicola anche il significato di "pace", ma non nel senso di assenza di conflitto; connota piuttosto uno stato o modo di essere che può essere definito, e mai compiutamente, da accezioni diverse, come: star-bene, felicità, sicurezza, totalità, condizione di tranquillità, di ordine, pienezza, perfezione, armonia, integrità, totalità, compiutezza, interezza.

Il significato del verbo (dalla radice shlm) va da "essere intero, sano, essere senza danno" (Gn 15, 15; 33,18) o "avere soddisfazione, abbastanza, essere appagato" (Gb 9,4; 1Re 7,51) fino a "pagare, indennizzare" (Es 21,33 s.; 1Sam 24,20) "adempiere", "portare a compimento", "ristabilire" (Gb 8,6) "costruire, terminare" (1Re 9,25) e "nominare qualcuno destinatario del pagamento, rappacificare" (Gs 10, 1.4; 2Sam 10,19)... non può non venire in mente, a questo proposito, il riscatto operato dal Messia...

È una espressione che comprende quindi solo una sezione dei tanti significati Veterotestamentari [1], che abbracciano tutti gli elementi dell'armonia psico-fisica dell'uomo in sé, nei contatti con i suoi simili e nel suo rapporto con Dio. 

benessere (Gn 37,14), prosperità (Is 66,12), favore, amore (Ct 8,10),  onestà, rispettabilità (Is, 59,8), prosperità,   sicurezza del diritto (Is 32,17 s.), un bene (Gn 41,16; Ger29,7).

Nella sua forma verbale può assumere il significato di PAGARE-RIPAGARE, come nell'espressione lebab shalem , che significa "cuore che paga", nel senso di cuore riconoscente (al Signore); oppure il significato di ESSERE COMPLETO, come in 1Re 9,25: "Egli (Salomone) completò (Shalam) il tempio". Come sostantivo è usato per descrivere la situazione di CHI HA A SUFFICIENZA, CON MISURA TRABOCCANTE, SENZA AVERE NULLA DI MENO DEL MASSIMO. L'espressione "fare shalom" è talvolta sinonimo di "stipulare un accordo, un patto".

Nel Tanach, la Scrittura ebraica, ricorre per 250 volte ed è tradotta in trenta modi diversi, in aggiunta a "pace". Usata come formula di augurio fin dall'antichità, nel linguaggio odierno si ritrova come saluto. Il termine biblico Shalôm descrive una dimensione originaria della vita umana caratterizzata dall'abbondanza e dalla pienezza di senso. Il significato letterale sembra comprendere l'idea di PACE-BENEVOLENZA in opposizione a guerra e inimicizia, e quella di BENESSERE-COMPLETEZZA, con forte accento sui beni materiali, ma anche sull'armonia e la forza del corpo e dell'animo umano.

Nel Salmo 85,11 Shalôm fa coppia con giustizia, per descrivere la pienezza dei beni messianici: "Misericordia e verità si incontreranno, giustizia e pace si baceranno…". Il Salmo 22 ne illustra bene il significato, anche se compare il termine specifico Shalôm: " Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla…il mio calice trabocca…". Sono molti i nomi propri che portano la radice Shalôm: Gerusalemme (città della pace), Salomone (la sua ricompensa), Assalonne (mio padre è pace) e molti altri.

I Detti dei Padri esaltano la Pace come la meta più degna delle aspirazioni umane. "Su tre cose poggia il mondo, sulla verità, la giustizia e la Pace" ha detto Simone Ben Gamliele I. Queste "tre cose" sono in realtà una sola: "se la giustizia viene attuata, la verità viene difesa e regna la Pace". (Ta'anit IV, 2, 68a) 

Ama la pace e tendi alla Pace è l'ideale supremo dei Sapienti secondo la letteratura talmudica. Nel Talmud la Pace rappresenta il principio giuridico dell'equità. Shalom è uno dei Nomi di Dio (b Shabbat 10b). "IL Santo, che sia benedetto, non trovò nel suo mondo strumento alcuno che contenesse benedizioni per Israele, al di fuori della Pace" (M. Ukzin III, 12).

Per questo, incontrandosi, gli Israeliti si salutano con Shalom! Si augurano scambievolmente la pace e si informano della pace del proprio interlocutore (M Berachot II, 1, b 4b). Analogamente non c'è benedizione né parte importante della liturgia (Amidàh, Kaddish, benedizione sacerdotale, ringraziamento dopo il pasto) che non si concluda con  l'invocazione della Pace. 

"Colui che nei luoghi eccelsi stabilisce la Pace, stabilisca la Pace sopra di noi e sopra tutto il suo popolo"

Con questa preghiera termina la chiusa della preghiera principale (Amidàh), recitata tre volte al giorno; con essa si conclude anche il Kaddish. 

"Questa conclusione delle preghiere è anche l'ultima parola della saggezza umana. Ma affinché sia l'ultima parola della saggezza, dev'essere l'inizio dell'azione. Di un'azione che però non è un fare." (F. Rosenzweig, Jehuda Halevi, zweiundneunzing Hymnen und Gedichte, 1925, p.184)

Dio fa dono della Pace al suo popolo Israele (Sl 28,11; Is 26,12) in virtù dell'Alleanza (Nm 25,). Ma se Israele rompe l'Alleanza Dio gli nega la Pace, che è pronto a riconcedergli se Israele si rivolge a Lui (Lv 26)

Poiché Adamo, l'uomo di terra, fu scacciato dalla presenza di Dio, e con lui tutti i suoi discendenti, avendo peccato per disobbedienza, tutti noi veniamo al mondo in uno stato di morte spirituale, di separazione da Dio, la cui conseguenza è l'odio, la divisione presente in noi stessi e nei rapporti con gli altri.

Solo per Amore e quindi per Grazia, Dio ha voluto rimuovere l'ostacolo, come celebrano i Salmi "Hallel ", e rendere possibile la riconciliazione.

 

 

"Quindi se uno è in Cristo è una creatura nuova;le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove". Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione." (2 Cor 5, 17-19)

La riconciliazione rimette insieme le parti che si sono allontanate e per mezzo della morte del Messia per noi possiamo essere riconciliati con Dio: ed è così che viene a noi SHALOM, la pace. Dice il Signore: "Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi." (Gv, 14,27)

E ecco che noi cristiani abbiamo conservato nella liturgia eucaristica "il segno della pace" che ci scambiamo con gioia prima di nutrirci all'Unica Mensa. Anche la formula di congedo: "Andate in Pace", alla quale l'Assemblea risponde "Rendiamo grazie a Dio", denota una chiara similitudine con la conclusione delle preghiere ebraiche,  e dell'espressione Shalom conserva tutta la pregnanza semantica, ma anche di realtà dinamica che si fa concretamente presente nei fedeli.

Essa tuttavia non viene in noi attraverso lo sforzo personale, una convinzione dottrinale o le pratiche religiose, ma solo attraverso la persona del Cristo. È solo attraverso le fede nel Signore Gesù che possiamo trovare il vero riposo dello spirito, la vera pace. Egli fa sì che si ricostituisca:

al posto dell'odio, l'amore
al posto della contesa, l'armonia
al posto della frantumazione, l'integrità
al posto delle tenebre, la luce
al posto della disperazione, la speranza
al posto del dubbio, la fede

al posto dell'agitazione, il riposo

al posto del non senso, la buona volontà
al posto dell'estraneità, la familiarità
al posto del vuoto, la pienezza

al posto del fallimento, la vittoria

al posto della morte, la Vita

In ogni caso non si tratta di una situazione di perfetta e definitiva soddisfazione, che non è di questo mondo: "Vigilate e pregate" dice il Signore... Lo sperimentare la luce e la  gioia della pace e della pienezza che ci viene da Lui non ci esime dalla lotta nei confronti del male sia dentro di noi che nelle situazioni in cui la vita ci conduce.

Shalom quindi non è stasi ma frutto e contemporaneamente rinvio al dinamismo di una vita di fede che è continuo dialogo fatto di ascolto-risposta con il Signore.

"Trema o terra, viene il Signore,
viene il Dio di Giacobbe!
Egli cambia la roccia in fonte,
la pietra in sorgente d'acqua."
(Sl 114, 7-8)

Inno di proclamazione dell'opera del Signore, che libera dalla morte: Esodo come prodigio di trasformazione  che trova il suo compimento in Cristo.


Nota
:
Veterotestamentario è riferito all'Antico Testamento, definito Antico non perché "superato", ma sottolineandone il valore permanente, quale sorgente della rivelazione. (cf. Dei Verbum, n,3)

A cura di Maria Guarini

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