a seguito dei colloqui telefonici con Mons. Verdon Le porgo i miei più cordiali saluti in occasione della giornata di preghiera per la pace in M.O., esprimendo a Lei e ai tanti cristiani di buona volontà le seguenti parole ed emozioni del mio popolo, il popolo d'Israele: Vorrei unirmi a voi nella preghiera per la pace in Medio Oriente, a coronamento degli sforzi tesi ad intrecciare nuove vie del dialogo ebraico-cristiano, ed a riflettere sui valori religiosi ed umani che accomunano le religioni monoteistiche. Noi, ebrei, cristiani e mussulmani, che vediamo in Abramo il nostro progenitore comune, abbiamo ereditato dalla Bibbia e dalla tarda antichità il senso ed il valore della vita umana, il senso ed il valore dell'Uomo, essere unico nell'Universo, creato ad immagine di D-o. In nome di questa comune tradizione dobbiamo unirci in una preghiera, sincera e profonda, che ci induca a chiedere aiuto a D-o per ricordare a chi ci ascolta, che la vita di ogni donna, di ogni uomo, di ogni bambino, ebreo o arabo, israeliano o palestinese, è sacra. Noi, ebrei, cristiani e mussulmani, che crediamo in unico D-o sacro, che ama la Sua creazione e le Sue creature, possiamo, attraverso una comune preghiera profonda e sincera, evocare nelle parti la volontà di piangere l'uno i morti dell'altro. Solo attraverso la comprensione del dolore e della sofferenza dell'uno e dell'altro potremo avvicinare le parti, inducendole a vedere l'una nell'altra la dimensione divina della vita. Attraverso la preghiera potremo indurre le donne, gli uomini e le classi dirigenti delle società palestinese ed israeliana a sentire, nel profondo del loro animo, la disperazione, il dolore, il pianto di tutte le madri che vedono morire i propri figli, il dolore dei figli e delle mogli a veder morire i propri padri e mariti, la profonda disperazione di coloro che vedono le vite umane spazzate via dall'ideologia della morte e del terrore. Un antico Midrash, commento rabbinico ebraico, paragona i fedeli e gli studiosi della Torà, della legge divina, ai costruttori della pace. Lo studio e l'approfondimento costruiscono la pace. Solo con una convinta preghiera, che induca ad un cambiamento dell'animo, toccandone i nodi più remoti e più intimi, quelli appunto collegati attraverso i fili sottili alla divinità, essi riusciranno a diventare costruttori di pace. Dobbiamo chiederci ora, come si costruisce la pace? Come possiamo noi, uomini di fede, ebrei, mussulmani e cristiani costruire la pace? Solo attraverso la preghiera, attraverso la sensibilità al dolore e alla sofferenza dell'altro, gli uomini, le donne, i giovani, le classi dirigenti del Medio Oriente arriveranno ad accettarsi l'un l'altro. La pace si conquista concentrandosi su ciò che è buono, che è bello, che è divino nell'altro. Invitando l'altro a comprendere, a sua volta, ciò che è buono, bello e divino in noi. Il viso divino dell'altro, dice Levinas, mi comanda di obbedire al divieto di non uccidere. I visi mascherati si rifiutano di vedere il viso umano e divino dell'altro. E' la preghiera che ci aiuta a combattere la tendenza umana alla sfiducia, la tendenza della mente umana a dare la colpa all'altro. Più di trenta anni fa, pregai per la pace sulla tomba di Abramo, con l'allora sindaco di Firenze, Giorgio La Pira, e l'allora sindaco mussulmano di Hebron, Muhamad Ga'abari. Pregammo insieme, cristiani, ebrei e mussulmani anche se allora sembrava impensabile una qualsiasi speranza di pace. In questi trenta anni e solo fino a diciotto mesi fa, la maggior parte degli israeliani e dei palestinesi aveva espresso la propria volontà di pace, aveva votato per la pace. La pace era vicina più che mai. Ci sembrava di sognare, come dice il salmista. Ci sembrava che tutte le nostre comuni preghiere fossero state accolte. Da più di diciotto mesi per i misteriosi complessi del carattere umano, questa forte volontà di pace sembra essersi in gran parte dissolta. L'immagine divina dell'altro sembra di nuovo nascondersi. L'uomo si nasconde. Desidero, quindi unirmi a voi nella preghiera. Dobbiamo rinnovare questo richiamo all'umanizzazione dell'altro, per poter esprimere a voce alta questo invito alla preghiera ed alla responsabilità dei leaders spirituali del mondo cristiano, ebraico e mussulmano, per richiamare tutti i popoli della regione a fare un passo indietro, ad allontanarsi dalla fascinazione della morte. Uniamo le nostre mani per costruire insieme, su questa terra affidata all'Uomo, un paradiso terrestre affascinato dalla vita, affascinato dalle immense potenzialità contenute in ogni vita umana, per far rinascere, in ognuno di noi, l'immensa spiritualità, l'immensa bellezza, l'immensa divinità, che Iddio mise nelle nostre anime umane. Trenta anni fa ad Hebron eravamo meno di dieci a pregare nella grotta di Abramo, culla delle religioni monoteiste. Oggi, credo, spero che saremo molto più numerosi, dal mondo ebraico, dal mondo mussulmano e dal mondo cristiano, a pregare uniti con intensità ed insistenza per ravvicinare la pace. Che il D-o misericordioso, creatore dell'uomo, sia con voi RAV JOSEPH LEVI RABBINO CAPO DELLA COMUNITÀ EBRAICA DI FIRENZE Firenze 7 aprile 2002 | home | | inizio pagina | |