Antisemitismo
da: "Pensieri vaganti di un cardinale" - Editrice AVE , Roma 1981

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In una scuola di Roma si sono verificati tristi episodi di antisemitismo. Leggendo queste notizie, il cuore si stringe. Anche in altre città europee si sono verificati episodi del genere. Se si potesse tornare indietro nel tempo; rivedere le pagine della storia, correggerle, come vorremmo poter rimuovere le cause che hanno originato l’antisemitismo, demolire i cancelli dei ghetti, strappare la stella gialla contrassegno di disprezzo, dai vestiti degli ebrei, perseguitati da inique e tetre leggende. Quanto dolore rappreso, quante lacrime amare nel livore vendicativo dello Sylok di Shakespeare, l’immortale personaggio del Mercante di Venezia. Ma questa nostra società, malgrado tutto, secondo la definizione di Benedetto Croce non può non dirsi cristiana. Sbandata, ultra-consumistica, indifferente, la civiltà occidentale non può cancellare le stigmate del cristianesimo che l’ha generata.

Allora come si può essere antisemiti? Scriveva Leon Bloy: «Ogni mattina, durante la Messa, io mangio un ebreo e quell’ebreo diventa parte di me, cuore del mio cuore. Gesù infatti è israelita. Saluto con le parole dell’Angelo, al mattino e alla sera, una fanciulla ebrea che è la Madre di Dio e che è anche mia madre». Belle, stupende parole di Leon Bloy. Ogni credente in Cristo condivide la certezza di san Paolo: un giorno il vecchio e il nuovo Israele si riconosceranno e faranno un popolo solo e questo popolo sarà l’umanità riconsacrata a Dio.

Il fenomeno turpe dell’antisemitismo nasce dalla grettezza dell’ignoranza, miasma venefico di un passato che dovremmo cancellare con tutto l’amore possibile. Chi perseguita per motivi razziali un altro essere umano, non sa di perseguitare quella parte di se stesso che costituisce la sua ombra, che lo condiziona al punto di spingerlo a compiere azioni di cui si deve vergognare. Inconsciamente chi perseguita un ebreo, perseguita una parte di ebreo che è pure in lui: perché perseguita un uomo. Noi non possiamo raccomandarli, questi antisemiti, che al Signore.

Ugo Card. Poletti
Vicario Generale di Sua Santità
per Roma

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