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Il Santo Padre nell'udienza al Corpo diplomatico. 
«Israele ha diritto a esistere. I palestinesi devono poter sviluppare istituzioni democratiche». Condanna del terrorismo che aumenta «il pericolo di uno scontro di civiltà»

«Lo Stato d'Israele deve poter sussistere pacificamente in conformità alle norme del diritto internazionale». Lo chiede Benedetto XVI nel discorso al Corpo Diplomatico. Il Santo Padre ha anche parlato del «popolo palestinese», che deve «poter sviluppare serenamente le proprie istituzioni democratiche per un avvenire libero e prospero». Le elezioni politiche in Palestina, le prime dopo la scomparsa di Yasser Arafat, sono previste per il 25 gennaio. Proprio la Terra Santa, ma anche il Libano, l'Iraq e Medio oriente, l'Africa, con Grandi Laghi e Darfur sono i luoghi indicati dal Papa ai «responsabili delle nazioni» come paesi in cui «il bisogno di pace è più bruciante».

Invocando pace il Papa ha ricordato la Terra Santa, dove «è nato il principe della pace»; il Libano «la cui popolazione deve ritrovare, anche con il sostegno della solidarietà internazionale, la sua vocazione storica in favore della collaborazione sincera e fruttuosa tra le comunità di fedi differenti»; tutto il Medio Oriente e «in particolare l'Iraq, crogiolo di grandi civiltà, in questi anni quotidianamente funestato da sanguinosi atti terroristici»; l'Africa con i Grandi Laghi, «dove ancora si sentono le tragiche conseguenze delle guerre fratricide degli anni passati»; «le inermi popolazioni del Darfur, colpite da esecrabile ferocia, con pericolose ripercussioni internazionali».

Secondo il Papa nell'odierno contesto mondiale è forte «il pericolo di uno scontro delle civiltà». "Il pericolo è reso più acuto dal terrorismo organizzato, che si estende ormai a livello planetario". «Numerose e complesse ne sono le cause», ha affermato Ratzinger riferendosi al terrorismo, «non ultime - ha aggiunto - quelle ideologico-politiche, commiste ad aberranti concezioni religiose». «Il terrorismo non esita - ha proseguito - a colpire persone inermi, senza alcuna distinzione, o a porre in essere ricatti disumani, inducendo nel panico intere popolazioni, al fine di costringere i responsabili politici ad assecondare i disegni dei terroristi stessi». «Nessuna circostanza vale a giustificare tale attività criminosa - ha detto ancora il Pontefice - che copre di infamia chi la compie, e che è tanto più deprecabile quando si fa scudo di una religione, abbassando così la pura verità di Dio alla misura della propria cecità e perversione morale».

Ratzinger ha anche parlato della «libertà di religione». Lamenta il Papa che «purtroppo in alcuni Stati, anche tra quelli che pure possono vantare tradizioni culturali plurisecolari» anziché «essere garantita» è «anzi, gravemente violata, in particolare nei confronti delle minoranze».

L'affermazione della pace, ha detto ancora il Papa, "non è solo il silenzio delle armi", ma ha come premessa fondamentale il rispetto dell'uomo e dei suoi diritti: "I diritti fondamentali dell'uomo - ha ricordato - sono i medesimi sotto tutte le latitudini; e tra di essi un posto di primo piano deve essere riconosciuto al diritto di libertà di religione, perchè riguarda il rapporto umano più importante, il rapporto con Dio".

Città del Vaticano, 9 gennaio 2006

>Testo integrale del discorso del Papa

   
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