Le Olimpiadi nulla
possono contro l'oscurantismo
Elisabetta Rosaspina, sul Corriere
della Sera del 14 agosto 2004
«Mai in
gara con Israele». L'Iran lo accoglie da eroe
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Una cronaca
dalle Olimpiadi di Atene, che vede coinvolte le nazionali di
judo iraniana e israeliana. Gli atleti della Repubblica Islamica
non possono gareggiare con gli israeliani, a dispetto di ogni
spirito sportivo.
Non mancano però i lati positivi: per Israele la vicenda si è
risolta in una vittoria a tavolino. I fanatici boicottatori
dell'"entità sionista" sono così stati gli unici a
rimetterci.
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Gli israeliani lo
sapevano già che sarebbe finita così. Quando, l'altra sera, il
sorteggio olimpico ha assegnato al loro judoka, Ehud Vaks, un avversario
iraniano, il campione mondiale Arash Miresmaeili, la delegazione di Tel
Aviv ha capito che il fatale incontro non ci sarebbe mai stato, con
buona pace dello spirito sportivo. Nadav Tzantzifer, corrispondente da
Atene di Yedioth Ahronoth, principale quotidiano israeliano, si è |
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spinto al villaggio olimpico a verificare di persona la reazione del
judoka di Teheran, e lo ha trovato affranto con la testa fra le mani:
«Non
lo so. Non so se potrò farlo, non dipende da me» ha farfugliato
Miresmaeili, prima che qualcuno della delegazione iraniana si
precipitasse a interrompere la compromettente intervista con il nemico.
«Arash non parteciperà alla gara — ha tagliato corto un
rappresentante della squadra islamica —. Anche se era proprio lui la
nostra speranza più grande di una medaglia d'oro e anche se questo è
soltanto un evento sportivo, nessun iraniano competerà con un
israeliano. Sono gli ordini». Negli alloggi israeliani, la notizia è
stata accolta con piacere: «La prima vittoria, grazie agli iraniani».
Ehud Vaks, infatti, passa il turno senza fare letteralmente una mossa,
mentre per Arash Miresmaeili, due volte campione del mondo nella
categoria dei 66 chili, l'olimpiade di Atene finisce ancor prima di
iniziare. Sconfitto alla lotteria. I due si sono quasi sfiorati, ieri
sera, alla sfilata della cerimonia d'apertura dei Giochi, separati per
decisione dell'ordine alfabetico, soltanto dall'Irlanda, la Guinea
Equatoriale, l'Ecuador, l'Islanda e la Spagna. Portabandiera della sua
delegazione, Miresmaeili, 23 anni, un viso mite fra due grandi orecchie,
sorrideva a fatica nel suo giro di saluto, o piuttosto di addio, al
pubblico.
Teheran ha scelto la linea dura: Arash non toccherà un
israeliano nemmeno per gioco, nemmeno per mandarlo al tappeto: «Sono
d'accordo — si adegua il judoka iraniano —. Non voglio e non posso
combattere contro un israeliano, per solidarietà con il popolo
palestinese. Mi ero allenato bene, sono in forma, ma l'eliminazione non
mi delude».
Miresamaeili perderà certamente la medaglia, ma non la
ricompensa fissata in patria per i vincitori: più o meno 94 mila euro.
«Gli spetta — ha commentato il capo della federazione iraniana di
judo, Mohammed Derakhshan —, era lui il favorito della gara». Torna a
casa con un solo record: il primo incidente politico di Atene 2004.
«Mai in gara con Israele». L'Iran lo accoglie
da eroe. torna
su
La storia del judoka iraniano
che si è rifiutato di battersi contro un atleta israeliano arriva al
suo triste epilogo. Fedeltà al regime dei potenti ayatollah in cambio
di denaro. È di 120.000 dollari il "premio" ricevuto
dall'atleta Arash Miresamaeili
che nei giorni scorsi si è fatto escludere ( per essersi presentato
sovrappeso ai controlli per evitare sanzioni). pur di non scontrarsi con
Ehud Vaks nel primo turno della
categoria fino a 66 Kg.
Un rifiuto motivato come gesto "di
solidarietà con le sofferenze del popolo palestinese" che ha
condizionato l'olimpiade del fortissimo judoka, due volte campione del
mondo, sul quale l'Iran riponeva molte speranze. E il consistente premio
vale da consolazione alla gloria sfumata. L'ammontare della ricompensa
è superiore di 5.000 dollari (versati dal CIO iraniano) ai 115.000
ricevuti dal suo connazionale Hossein Reza Zadehme, oro nel sollevamento
pesi.
29 agosto 2004