Ai fratelli e alle sorelle
delle chiese evangeliche italiane
«La terra diventerà un giardino, e il giardino una foresta, e in essi
regneranno la giustizia e il diritto. Poiché ognuno farà quel che è
giusto,
vi sarà pace e sicurezza per sempre»
Isaia 32, 15-17
Oggi in Medio Oriente non c'è giustizia, non c'è pace,
non c'è sicurezza. La visione biblica di Isaia è calpestata e inattuale,
così come sono distrutte le speranze degli israeliani e dei palestinesi.
Nel «giardino» mediorientale oggi risuonano soprattutto il fragore delle
esplosioni terroristiche e gli spari dei mezzi militari; ogni giorno muoiono
civili del tutto innocenti, uomini e donne sopravvivono barricati nelle loro
case, altri muoiono per la mancanza di soccorsi adeguati e tempestivi;
migliaia di bambini sono costretti nelle mura domestiche, mentre vedono
distrutte alcune delle loro scuole. In questa situazione non c'è sicurezza
per Israele, non ci sono i diritti per i palestinesi: ci sono solo vittime,
dolore e disperazione.
Tutto questo ci ferisce come cristiani e ci chiama a confessare il nostro
peccato, a pregare con più fede, a testimoniare della pace di Cristo con
maggiore impegno e determinazione.
Per questo ci rivolgiamo a voi oggi: perché nelle varie comunità
evangeliche si preghi per la «pace a Gerusalemme», come dice il salmista
invocando «sicurezza per chi ti ama, pace entro le tue mura, prosperità
nei tuoi palazzi» (Salmo 122). Noi sappiamo che oggi a Gerusalemme abitano
israeliani
e palestinesi, ebrei, cristiani e musulmani; a Gerusalemme come nei
territori che la circondano.
Vi chiediamo anche di confessare al Signore il nostro peccato, per non aver
saputo essere «facitori di pace», per non aver saputo cogliere i segni del
fallimento di un processo di pace che pure aveva destato tante speranze, per
non aver fatto tutto quello che era possibile per aiutare le parti in
conflitto a trovare le ragioni comuni per proseguire sulla strada del
negoziato e della trattativa.
Insieme a voi, infine, vogliamo rinnovare il nostro sostegno a tutte le
iniziative che, guardando sia alle sofferenze degli israeliani che a quelle
dei palestinesi, cercheranno di fermare le armi e rilanciare la strategia
del dialogo. Pensiamo alle risoluzioni delle Nazioni Unite, ai passi mossi
dalla diplomazia internazionale e in particolare dall'Unione europea, alle
iniziative di base tese a costruire rapporti di solidarietà con comunità
di fede e popoli che, tutti, vivono giorni di eccezionale sofferenza fisica,
morale e spirituale. Pensiamo anche al sostegno, morale e finanziario, alle
forze di pace che si esprimono sia in campo israeliano che palestinese e
alla partecipazione a iniziative di dialogo interreligioso orientate alla
convivenza, alla giustizia e alla riconciliazione.
La stampa evangelica ed ecumenica, riviste di dialogo interreligioso, la
rete delle nostre relazioni internazionali saranno strumenti preziosi a
servizio delle nostre comunità per condividere informazioni, approfondire
l'analisi su quello che sta accadendo, cercare vie di dialogo e di confronto
tra chi, anche in Italia e anche all'interno delle nostre comunità, esprime
valutazioni differenti su quello che sta accadendo.
Le comunità evangeliche siano vigili sentinelle per riconoscere e
denunciare tanto gli atteggiamenti anti-semiti (le sinagoghe stanno già
bruciando in Europa) che quelli anti-islamici.
Preghiera, confessione di peccato, testimonianza attiva per la pace. Queste
sono le strade che le nostre chiese sono chiamate a percorrere in questi
giorni così difficili. Ben consapevoli della modestia delle nostre forze,
siamo tuttavia convinti di dover fare tutto quello che possiamo per
contribuire a ridare una speranza a due popoli e una terra che per tante
ragioni a noi sono così vicini.
Per parte nostra intendiamo realizzare una missione ecumenica di pace tesa a
esprimere solidarietà alle vittime israeliane e palestinesi di questa
orrenda stagione di violenze; a sostenere le forze attivamente impegnate per
la pace sia in Israele che nei Territori palestinesi; a invocare un
immediato e completo cessate il fuoco che fermi al tempo stesso le azioni
terroristiche e gli interventi militari; a sollecitare il governo israeliano
a rispettare le risoluzioni dell'Onu che prevedono un immediato ritiro dai
Territori; a sollecitare l'Autorità nazionale palestinese a compiere gesti
concreti e pubblicamente verificabili di lotta al terrorismo e di ferma
denuncia di chi lo giustifica, sia in Medio Oriente come nel resto del
mondo; a esprimere la nostra fraterna solidarietà in Cristo alla minoranza
cristiana che vive in Israele e nei Territori palestinesi; a promuovere
iniziative educative, culturali e interreligiose che favoriscano il
reciproco riconoscimento tra i popoli in conflitto, l'incontro e il dialogo
tra le diverse comunità di fede.
A tutti voi, nello spirito della benedizione della Pentecoste che ci chiama
a testimoniare la nostra fede in Cristo Signore della pace, vi salutiamo
fraternamente
Gianni Long
presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
Gianni Genre
moderatore della Tavola valdese
Valdo Benecchi
presidente dell'Opera per le Chiese metodiste in Italia
Aldo Casonato
presidente dell'Unione cristiana evangelica battista d'Italia
Jürgen Astfalk
decano della Chiesa evangelica luterana in Italia
Roma 4 aprile 2002