Tempo Storico e Storia

Un altro aspetto delinea la presenza delle comunità ebraiche vecchie di 20 secoli tra le nazioni cristiane. Le simmetrie dei destini cristiani ed ebrei riescono ad esser persino più contraddittorie della loro disposizione verso la elezione.

  1. Dopo l'ultima distruzione del Tempio e la diaspora, rimase agli Ebrei soltanto la Sinagoga, se non consideriamo le comunità cristiano-giudaiche, che a poco a poco sparirono. La diaspora fu allora organizzata in un culto in cui sacerdoti e leviti non potevano effettuare il loro servizio perché i  sacrifici rituali non potevano essere più compiuti. Gli Ebrei si sottoposero a questa nuova prova, come avevano già fatto durante la loro deportazione in Babilonia, mediante uno straordinario atto di fede paziente e implorante, fiduciosa, che Dio avrebbe manifestato la Sua gloria  e mantenuto le Sue promesse. E così l'intera esistenza delle comunità Ebraiche fu completamente consacrata alle preghiere e a manifestazioni di fedeltà, mediante il compimento della vocazione divina. E se è permessa una citazione cristiana, si potrebbe dire che questa vita divenne "monastica", come era già accaduto con le comunità Esseniche.

    Per secoli gli Ebrei hanno preso parte alla storia umana solo in maniera marginale, limitandosi ad esistere e a sopravvivere. In un certo qual modo essi permisero li si seppellisse nella storia per essere i testimoni della loro fede e delle loro profezie. Rimasero nascosti nella storia e assenti da essa, tranne che per pagarne le disgrazie e le persecuzioni. Senza una terra, senza cittadinanza, essi usavano il linguaggio di quelle nazioni che accettavano la loro diversità, serbando nelle preghiere il linguaggio della Rivelazione. Erano ovunque presenti ed assenti da qualsiasi cosa. E poiché erano stati privati delle reali, storiche fondamenta della loro esistenza, a causa della distruzione del Tempio e della dispersione della loro gente attraverso gli Stati, Israele concentrò tutti i suoi sforzi attendendo il compimento della storia. Fino all'epoca dell' Illuminismo, l'esistenza ebraica era stata volutamente concentrata sull'obbedienza ai Comandamenti e lo studio della Legge. Questa vita indipendente era finalizzata a creare le condizioni per affrettare la gloriosa finale venuta del Messia. E l'esistenza ebraica fu completamente basata sulla ricerca del cammino che avrebbe portato alla fine della storia.

  2. I cristiani delle nazioni avrebbero dovuto essere coscienti di ciò che veniva offerto loro gratuitamente - una grazia che loro non avevano meritato - di prender parte a ciò che Dio aveva garantito a Israele. Ma, nel corso di questi ultimi due millenni, essi fecero di tutto per ridurre al minimo nella loro storia il compimento finale del disegno divino, di cui rimaniamo tuttora in attesa.

    Gesù descrisse ai suoi discepoli il tempo della storia come una sera nella notte, come un pesante, duro lavoro eseguito dal domestico in attesa del ritorno del suo padrone. Troppo spesso i Cristiani sono caduti in errore al sentire la parola "pazienza" (Luca 815; 21,19 Cf. anche Lettera ai Romani 2,7; 5,3; 8,25). È questa pazienza "attraverso la quale ci si approprierà della propria anima", che permette di sperare nella fede, contro tutte le contrarietà, per il giorno del Signore.

    I regni cristiani ebbero l'ambizione di diventare nella storia la realizzazione temporale del regno di Dio. La stessa Chiesa si è impadronita del potere secolare, rappresentandosi come la realizzazione sulla terra del regno di Dio. Tutto era come se la speranza per il futuro fosse assimilata nella storia e nella sua incompletezza, e ristretta al temporale presente. Una tale religiosità, costretta ad essere oppressiva e intollerante era incomprensibile o, comunque, inaccettabile per gli Ebrei il cui unico re era Dio e che sapevano che nessun regno potesse reclamare di essere il regno di Dio, a meno che esso non fosse guidato dallo stesso Dio nella pace e nella giustizia. (Si rilevi inoltre che tale religiosità temporale fu riscontrata per l'appunto insostenibile da grandi figure spirituali sempre illuminate dallo Spirito Santo nella loro opera di dedizione alla Chiesa).

    Nell'ambito dell'esistenza della dottrina cristiana, e ripetutamente nel corso dei secoli, abbiamo assistito a movimenti di risveglio religioso come quello monastico il quale ha ispirato a numerosi uomini e donne una vita di santità e perfezione attraverso l'obbedienza ai comandamenti e alle norme divine. E quantunque tempi e culture diversi richiedano l'uso di diversi metodi, questo cammino verso la perfezione si può rapportare al cammino che contrassegnò l'esistenza di ogni ebreo. Naturalmente una vita consacrata da queste molteplici condizioni aspira ad una vita, nel suo temporale divenire, che sia interamente plasmata dall'attesa del Messia. Questo orientamento spirituale, per la maggior parte degli Ebrei, non risultava più così comprensibile, specialmente nel momento in cui esso assunse le forme dell'Inquisizione spagnola durante la Reconquista.

    L'immagine dell'innocente in tribolazione, specialmente com'è descritto nel Cap.53 di Isaia, rimane un punto in comune tra Ebrei e Cristiani, anche se da questo punto parte il loro più grande conflitto.

    In primo luogo, la fede di ogni credente, sia esso Ebreo o Cristiano, inciampa nell'incomprensibile ingiustizia divina. Il Nuovo Testamento riprenderà questa prova di fede dal vocabolo greco skandalon. Come vi si può cogliere il suo valore di Redenzione?

    In secondo luogo, l'esatta dicitura della Scrittura la rappresenta come un simbolo israelitico, ma anche come una caratteristica messianica. Gli accecanti tormenti della storia hanno oscurato la visione a Cristiani ed Ebrei, così che noi ci inganniamo nel riconoscere Israele nel suo Messia o il Messia nascosto in Israele. E il tempo della storia era stato tempo delle nazioni unicamente per permettere al seme di Israele di germogliare in loro? Giudei e Cristiani non si sono integrati e si disprezzano vicendevolmente nelle incomprensioni della storia. Hanno anche represso le loro speranze per una riunificazione finale. E così come sono separati nella cognizione della stessa elezione e dell' attesa, essi nutrono diverse prospettive future circa la promessa unificazione dell'umanità

    Il Professor Ady Steg, presidente dell'Alleanza Israelitica Universale, ha recentemente cominciato uno studio biblico di Isaia 53, [7] cui Ebrei e Cristiani sono invitati a partecipare. Questo lavoro congiunto nello scambievole rispetto è, a mio avviso, un segno certo di inizio di una nuova era.