«Se ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà
pace in tutto il mondo», assicura un antico detto. Alla tribolata Città
Santa dedica la copertina di dicembre e un servizio speciale "Qui
Touring", il mensile del Tci dal quale è ripreso l'intervento del
Cardinale Martini che pubblichiamo.
Come incontrare
Gerusalemme? Oggi non è facile intraprendere un pellegrinaggio o anche
solo un viaggio a Gerusalemme. Il conflitto in corso e gli atti di
terrorismo scoraggiano molti che pure vorrebbero venire qui. Purtroppo le
immagini trasmesse dai media alimentano tale sentimento di paura. Eppure
coloro che hanno avuto il coraggio di venire a Gerusalemme hanno trovato
una buona accoglienza, non hanno avuto alcun incidente e hanno
sperimentato il fascino che questa città sa trasmettere.
Sono lieto di constatare
che dopo un lungo periodo di vuoto i pellegrinaggi sono ripresi e chi ha
vissuto questa esperienza quando torna a casa non si limita a dire:
"Si può andare a Gerusalemme", ma aggiunge: "Si deve
andare a Gerusalemme". Perché per un cristiano e per ogni cittadino
di questo mondo Gerusalemme ha un'importanza unica. È una città che non
può essere semplicemente visitata. Gerusalemme chiede di essere
"incontrata". E la premessa per incontrare Gerusalemme sono un
amore sincero, un rispetto delicato che esigono un'attenzione e un
coinvolgimento particolari. Questo affetto è anche partecipazione alle
sue sofferenze, alle sue angosce, ai suoi dolori indicibili del passato
remoto e prossimo e anche del presente.
Bisogna dunque partire
anzitutto dal desiderio di amare Gerusalemme e soffrire con lei e perciò
conoscerla nella sua storia, nella sua letteratura, nella sua arte, nella
sua musica, nelle sue espressioni culturali e sociali, nei suoi problemi e
nelle sue dolorosissime vicende storiche.
Gerusalemme è stata una
città sempre molto amata e per questo molto contesa. Tale destino ha
avuto inizio 3000 anni fa, quando la città non contava forse più di 2000
abitanti. La sua esistenza come capitale pacifica, pur in mezzo a grandi
travagli e sofferenze, dura 400 anni. Dopo di ciò, tutto il resto della
sua storia è un susseguirsi di invasioni e di conquiste: Egiziani,
Babilonesi, Persiani, Tolomei, Seleucidi, Romani, arabi, cristiani
d'Occidente, sultani egizi, turchi, sino agli eventi recenti.
Come si esprime André
Chouraqui «durante tutta la sua storia Gerusalemme è la città martire,
la grande crocifissa». Quando si incontra Gerusalemme si incontrano le
tracce e i simboli vivi di questa storia che continua anche oggi. Scrive
ancora Chouraqui «Gerusalemme è centrale per Israele, centrale per la
Chiesa universale, per la casa dell'Islam e perché si erge all'incrocio
in cui l'Asia incontra l'Africa e si volge all'Occidente».
Ma ecco affacciarsi il
tragico dilemma che da sempre ha accompagnato la sua storia: città
dell'incontro, del dialogo o crogiolo di tensioni, di scontri come quelli
cui assistiamo oggi? «Se ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà pace in
tutto il mondo». Perciò è necessario venire a Gerusalemme con
sentimenti di pace, come operatori di pace.
Questo richiede di mettere
molto in alto sulla scale dei valori il rispetto per l'altro, per la sua
tradizione e cultura, nella persuasione che v'è in lui la stessa dignità
umana che c'è in me e che egli gode degli stessi diritti e prerogative.
Ciò deve portare a sentire
come nostre le sofferenze dell'altro, di chi è diverso da noi. Da qui
nasce la speranza che vive in ciascuno di noi tutte le colte che si viene
pellegrini a Gerusalemme, la speranza che minareti e campanili diventino
simboli di rispetto e di accoglienza per tutti nella persuasione che tutti
coloro che riconoscono Dio si sentano sue creature e suoi figli ugualmente
amati.
Chi abita a Gerusalemme sa
che vi sono qui, a livello di piccole iniziative, tanti sforzi, tentativi
di dialogo, di incontro, di comprensione, di riconciliazione, di perdono.
Persone che spesso lavorano nel silenzio e nel nascondimento che non hanno
l'evidenza dei media che pure meriterebbero. Sono coloro che hanno capito
che la pace ha un prezzo e che ciascuno deve cominciare a pagare la sua
parte. Anche per chi viene a Gerusalemme solo per pochi giorni può essere
un'esperienza straordinaria incontrare queste realtà, scoprire, conoscere
e far conoscere il loro impegno per la pace.
Incontrare
Gerusalemme vuol dire dunque incontrarla per amarla, per raccogliere
pur nelle tensioni che sempre ha vissuto e che vive ancora oggi, il suo
appello a diventare operatori di pace.
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[Fonte: avvenire.it - 26 novembre 2004]