Geusalemme, va in pace!
Carlo Maria Martini

«Se ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà pace in tutto il mondo», assicura un antico detto. Alla tribolata Città Santa dedica la copertina di dicembre e un servizio speciale "Qui Touring", il mensile del Tci dal quale è ripreso l'intervento del Cardinale Martini che pubblichiamo. 

Come incontrare Gerusalemme? Oggi non è facile intraprendere un pellegrinaggio o anche solo un viaggio a Gerusalemme. Il conflitto in corso e gli atti di terrorismo scoraggiano molti che pure vorrebbero venire qui. Purtroppo le immagini trasmesse dai media alimentano tale sentimento di paura. Eppure coloro che hanno avuto il coraggio di venire a Gerusalemme hanno trovato una buona accoglienza, non hanno avuto alcun incidente e hanno sperimentato il fascino che questa città sa trasmettere. 

Sono lieto di constatare che dopo un lungo periodo di vuoto i pellegrinaggi sono ripresi e chi ha vissuto questa esperienza quando torna a casa non si limita a dire: "Si può andare a Gerusalemme", ma aggiunge: "Si deve andare a Gerusalemme". Perché per un cristiano e per ogni cittadino di questo mondo Gerusalemme ha un'importanza unica. È una città che non può essere semplicemente visitata. Gerusalemme chiede di essere "incontrata". E la premessa per incontrare Gerusalemme sono un amore sincero, un rispetto delicato che esigono un'attenzione e un coinvolgimento particolari. Questo affetto è anche partecipazione alle sue sofferenze, alle sue angosce, ai suoi dolori indicibili del passato remoto e prossimo e anche del presente.

Bisogna dunque partire anzitutto dal desiderio di amare Gerusalemme e soffrire con lei e perciò conoscerla nella sua storia, nella sua letteratura, nella sua arte, nella sua musica, nelle sue espressioni culturali e sociali, nei suoi problemi e nelle sue dolorosissime vicende storiche.

Gerusalemme è stata una città sempre molto amata e per questo molto contesa. Tale destino ha avuto inizio 3000 anni fa, quando la città non contava forse più di 2000 abitanti. La sua esistenza come capitale pacifica, pur in mezzo a grandi travagli e sofferenze, dura 400 anni. Dopo di ciò, tutto il resto della sua storia è un susseguirsi di invasioni e di conquiste: Egiziani, Babilonesi, Persiani, Tolomei, Seleucidi, Romani, arabi, cristiani d'Occidente, sultani egizi, turchi, sino agli eventi recenti.

Come si esprime André Chouraqui «durante tutta la sua storia Gerusalemme è la città martire, la grande crocifissa». Quando si incontra Gerusalemme si incontrano le tracce e i simboli vivi di questa storia che continua anche oggi. Scrive ancora Chouraqui «Gerusalemme è centrale per Israele, centrale per la Chiesa universale, per la casa dell'Islam e perché si erge all'incrocio in cui l'Asia incontra l'Africa e si volge all'Occidente».

Ma ecco affacciarsi il tragico dilemma che da sempre ha accompagnato la sua storia: città dell'incontro, del dialogo o crogiolo di tensioni, di scontri come quelli cui assistiamo oggi? «Se ci sarà pace a Gerusalemme, ci sarà pace in tutto il mondo». Perciò è necessario venire a Gerusalemme con sentimenti di pace, come operatori di pace.

Questo richiede di mettere molto in alto sulla scale dei valori il rispetto per l'altro, per la sua tradizione e cultura, nella persuasione che v'è in lui la stessa dignità umana che c'è in me e che egli gode degli stessi diritti e prerogative.

Ciò deve portare a sentire come nostre le sofferenze dell'altro, di chi è diverso da noi. Da qui nasce la speranza che vive in ciascuno di noi tutte le colte che si viene pellegrini a Gerusalemme, la speranza che minareti e campanili diventino simboli di rispetto e di accoglienza per tutti nella persuasione che tutti coloro che riconoscono Dio si sentano sue creature e suoi figli ugualmente amati. 

Chi abita a Gerusalemme sa che vi sono qui, a livello di piccole iniziative, tanti sforzi, tentativi di dialogo, di incontro, di comprensione, di riconciliazione, di perdono. Persone che spesso lavorano nel silenzio e nel nascondimento che non hanno l'evidenza dei media che pure meriterebbero. Sono coloro che hanno capito che la pace ha un prezzo e che ciascuno deve cominciare a pagare la sua parte. Anche per chi viene a Gerusalemme solo per pochi giorni può essere un'esperienza straordinaria incontrare queste realtà, scoprire, conoscere e far conoscere il loro impegno per la pace.

 Incontrare Gerusalemme vuol dire dunque  incontrarla per amarla, per raccogliere pur nelle tensioni che sempre ha vissuto e che vive ancora oggi, il suo appello a diventare operatori di pace.

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[Fonte: avvenire.it - 26 novembre 2004]

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