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Pubblichiamo questo
comunicato del Consiglio Direttivo della Federazione delle
Associazioni Italia-Israele - che facciamo nostro, condividendolo in pieno - affinché i nostri visitatori ascoltino una voce che non usa due pesi e due misure,
come spesso accade nell'informazione sugli eventi del doloroso dramma che divide i popoli Palestinese e Israeliano. [La
Redazione LnR]
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PACE,
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Ancora una volta, la cieca furia assassina dei
terroristi palestinesi ha mietuto giovani vite innocenti di cittadini
inermi, colpevoli solo di esistere, di essere israeliani, di essere
ebrei. Nuovamente Israele piange i suoi morti, raccoglie brandelli di
carne, cerca di restituire alla vita corpi straziati e orrendamente
mutilati.
Il vile, atroce attentato cade, forse non a caso,
in una giornata in cui milioni di persone hanno raccolto l’invito
del Pontefice a una giornata di digiuno e di preghiera per la pace. Nessun
Paese, al pari di Israele, ha sofferto e soffre per il flagello della
guerra, del terrorismo e della violenza, e nessun Paese, come Israele,
ha un desiderio tanto sincero, profondo, addirittura spasmodico di
pace. Ai funerali delle vittime israeliane non si vede mai il triste
spettacolo delle grida di odio per i nemici, dei proclami di odio e di
vendetta che è invece la regola nei funerali delle vittime
palestinesi. Si vedono solo le lacrime e la disperazione delle madri,
delle spose, dei fidanzati, lo sbigottimento degli orfani, l’angoscia
di un popolo che non può non collegare le ferite di oggi agli
spaventosi ricordi di un non lontano passato.
Un minimo di coerenza, di moralità, di decenza
imporrebbe a tutti coloro che parlano di pace, che digiunano per la
pace, che sventolano vessilli di pace di esprimere sdegno ed
esecrazione, “senza se e senza ma” (secondo un fortunato slogan),
per questa inenarrabile barbarie. Ma non sappiamo se ciò
accadrà, e in che misura. Sappiamo che molto spesso il proclamato
desiderio di pace nasconde precise simpatie e antipatie politiche,
riesce a sposarsi tranquillamente con atteggiamenti di indifferenza,
se non di compiacimento, nei confronti delle peggiori violenze, di
crimini efferati, di espliciti propositi di sterminio.
Vorremmo sapere se i paladini della pace ritengono
atti come quello odierno compatibili con le loro aspirazioni. Vorremmo
da loro apprendere se il “no alla guerra” riguarda solo le bombe
di domani, e magari solo le bombe americane, o si estende anche alle
bombe fatte brillare in autobus pieni di civili ebrei. Vorremmo sapere
se riterranno di destinare agli assassini di oggi almeno una minima
parte delle accuse riservate al governo americano, per i suoi piani di
intervento militare in Irak. Vorremmo sapere, soprattutto, se pensano
che sia legittimo o illegittimo, da parte del governo di Israele,
cercare di perseguire gli ideatori dell’attentato, e impegnarsi per
sradicare le cellule terroristiche. Ma, anche su questo, non ci
facciamo molte illusioni. Già prevediamo le analisi che vedranno in
tale gesto solo una ‘risposta’ alle operazioni dell’esercito
israeliano. Il fatto che attentati identici si siano già realizzati
in tutte le congiunture politiche, spesso proprio come puntuale ‘risposta’
alle sincere e concrete offerte di pace da parte di Israele, non farà
riflettere. Dubitiamo che il settimanale Liberazione, che ci ha
recentemente regalato uno stupefacente concentrato di odio cartaceo
anti-israeliano, con un inserto veramente da collezione, vorrà
pubblicare un post-scriptum. Dubitiamo che i Professori che hanno
promosso il boicottaggio delle Università israeliane vedranno
leggermente turbato il loro sonno di giusti.
Ma le ipocrisie, le ambiguità e le falsità dei
pacifisti a senso unico non riusciranno a inquinare il sacro ideale
della pace. In nessun Paese al mondo, come Israele, la parola ‘pace’
viene pronunciata altrettanto spesso, come saluto, come augurio, come
preghiera. Shalom, pace, è anche uno degli appellativi di Dio, e
Israele è risorto proprio per realizzare il sogno dei profeti di
portare la pace e la libertà nella terra del latte e del miele, nella
Terra Promessa. Nessun ‘pacifista filo-terrorista’ riuscirà mai a
offuscare l’indistruttibile desiderio di Israele di una pace nella
sicurezza, nella libertà e nella giustizia.
Anche se questa giornata per la pace si è perciò trasformata in
un terribile giorno di dolore, gli amici di Israele vogliono unirsi
idealmente a tutti coloro che oggi si sono sentiti chiamati a
promuovere, con sincerità e buona fede, questo supremo valore. Ma
ricordano, a sé stessi e a chiunque vorrà ascoltarli, che la pace è
un obiettivo, non un mezzo; che non è sinonimo di debolezza e di
ignavia; che non si sposa con l’odio e l’intolleranza; che la sua
costruzione impone coraggio, impegno e sacrifici, e coincide con una
dura e severa lotta contro la violenza e la sopraffazione. Chi parla
di pace mostrando di non accorgersi dell’esistenza e della
pericolosità dei nemici della pace, è molto ingenuo, o molto
distratto. Chi, poi, sventola bandiere iridate simpatizzando proprio
per tali nemici, è di una totale incoerenza, o di un’assoluta
malafede.
5/3/2003, Il Consiglio Direttivo della Federazione delle
Associazioni Italia-Israele
www.italia-israele.it
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