Immahòt - Donne
     Da queste sono le parole” (di Arthur Green, Giuntina) : Immahòt: Donne

 


Immahòt

Le quattro matriarche (immahòt) del popolo ebraico sono Sara, Rebecca, Lea e Rachele. A lungo trascurate dal linguaggio religioso dell’ebraismo, orientato in maniera predominante in senso maschilista, le immahòt sono state rivendicate come modelli di ruolo e figure simboliche dalle nuove generazioni di donne ebree. Una grande varietà di qualità è stata loro attribuita, attraverso letture attente e re-interpretazioni dei racconti biblici in cui esse hanno un posto preminente.

L’attaccamento alle immahòt  non è, tuttavia, cosa totalmente nuova. Ci sono spesso riferimenti alle quattro matriarche nella letteratura ebraica femminile come la Tzena Urena, una parafrasi yiddish della Bibbia, popolare nell’Europa orientale, e le Techinnòt (preghiere di supplica che invocano direttamente l’intervento divino nella vita quotidiana: sono espressioni appassionate e spontanee messe per iscritto che si contrappongono spontaneamente alla solennità della liturgia).

La tomba di Rachele a Betlemme (Gn 35,19; le altre tre immahòt sono sepolte nella grotta di Machpelàh, a Hebron, insieme ai loro mariti) è un luogo di devozione speciale per le donne. Esse vanno spesso a pregare là, nel caso di problemi di fertilità, identificandosi con la Madre Rachele, il cui grembo fu serrato nei primi anni del suo matrimonio. Questi pellegrinaggi costituiscono una parte importante della cultura religiosa femminile in alcune comunità sefardite.

La recente indagine femminista ha cercato di aggiungere altre importanti figure femminili, di antica memoria ebraica, alla lista delle immahòt. Vengono immediatamente alla mente figure bibliche come Miriam, Debora, Rut ed Ester. Alcuni circoli stanno tentando di riabilitare il ricordo di donne che la Scrittura sembra trattare ingiustamente, perché i racconti che li riguardano furono scritti da un punto di vista maschile. Eva, Hagàr e Vashtì sono tra queste figure.


Nota della Redazione LnR
I maschi che hanno raggiunto la maggiore età religiosa (13 anni) con il bar mitzvàh fanno per tradizione parte del minyàn, quorum di dieci adulti necessario perché sia possibile la celebrazione di alcune parti della liturgia (può venire accolto come decimo membro anche un ragazzo prossimo al suo bar mitzvàh che tenga in mano un rotolo della Toràh). 
Dalla stessa fonte del testo riportato, apprendiamo che durante l'ultimo trentennio quasi tutte le comunità ebraiche non ortodosse hanno iniziato a includere le donne nel quorum necessario per un minyàn. Quest'innovazione ha comportato controversie con il movimento conservatore, ma le forze del cambiamento sembrano aver vinto la battaglia.


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