Sergej
Sergeevič Averincev è una complessa e significativa
figura di intellettuale russo contemporaneo, la cui vicenda
biografica e intellettuale interseca i grandi processi
sociali, politici, culturali e religiosi originati dalla fine
dell'Unione Sovietica e dalla travagliata transizione della
nuova Russia.
Averincev può essere a ragione definito come uno storico
della cultura europea, che cerca di identificare un’idea
fondamentale di “Europa”, e un protagonista del dialogo
fra le diverse tradizioni che costituiscono l'identità
culturale europea. La sua specializzazione di storico della
letteratura bizantina e slava non è mai stata da lui
coltivata come un campo chiuso di ricerca, bensì come il
punto di partenza per individuare, da un lato, la varietà di
apporti culturali che confluiscono in tale tradizione
caratteristica dell’est europeo, dall’altro per
identificare le radici culturali fondamentali da cui essa
nasce, al fine di verificarne la sintonia di fondo con la
tradizione culturale europea occidentale.
Tale ricerca, puntualmente verificata sul piano letterario e
delle idee, lo porta a identificare le radici culturali
dell’Europa nell’incontro di due grandi tradizioni
culturali, tra loro ben differenti, e ciascuna delle quali
dotata di caratteristiche peculiari: la tradizione della
Grecia classica e la tradizione ebraica. Evolutesi in maniera
autonoma e portatrici di dinamiche diverse e apparentemente
contrastanti, è stato proprio il loro incontro sviluppatosi
nell’alveo del cristianesimo a originare quell’unicum
che è la cultura europea, nata e fiorita dalla loro sintesi.
Se la tradizione greca ha elaborato modalità intellettuali
sofisticate di pensare la realtà sul piano teorico (la
filosofia, con tutte le sue influenze sul pensiero scientifico
teoretico e applicato), la tradizione ebraica ha sviluppato
invece una riflessione sulla storia, considerandola l’ambito
esistenziale delle scelte umane.
Si tratta di una storia non ciclica (a differenza della
concezione classica), ma progressiva (l’idea di progresso
moderno ha questa radice), in cui l’uomo è il soggetto,
l’attore, in relazione con gli altri uomini e con l’Altro
(l’idea di Dio trascendente che è in dialogo con l’uomo
nella storia).
Averincev identifica l’elemento chiave che accomuna le due
tradizioni culturali e in definitiva rende possibile il loro
dialogo e la loro sintesi feconda: entrambe affermano il
primato dell’intelletto e dello spirito.
Per entrambe l’ideale è il conseguimento della Saggezza,
ovvero quella conoscenza della realtà (non limitata al
fenomeno empirico, ma che pur lo prende in considerazione) e
dell’uomo che rende possibile all’uomo stesso di
comprendere se stesso e il proprio ruolo nel cosmo.
L’incontro tra le due tradizioni nella sintesi europea è
espresso in modo sintetico dal concetto di uomo come
“persona”, ovvero come spirito incarnato posto per natura
in relazione con gli altri e aperto alla trascendenza.
Se la tradizione ebraica ha dato il senso della storia, della
libertà umana, della “relazionalità” quale elemento
fondamentale costitutivo della persona, la tradizione greca ha
dato la consapevolezza formulata teoreticamente di essere
“soggetto” rispetto al resto del cosmo, quindi capace
nella propria individualità non solo di azione storica
morale, ma di riflessione teorica sulla realtà, per
comprenderla e modificarla con capacità creativa. Nella
sintesi tra il pensiero biblico a carattere “esistenziale”
e il pensiero greco più “teoretico-essenzialista” nasce
la cultura europea.
Atene e Gerusalemme diventano allora i simboli della cultura
europea che in esse affonda le sue radici: Averincev nota come
il loro incontro ha permesso una reciproca selezione dei
tratti essenziali delle due tradizioni culturali, che nel
mutuo dialogo hanno perso il loro “localismo”, assumendo
dimensione di valori universali.
Questo dialogo sviluppatosi nell’ambito del cristianesimo dà
progressivamente origine alla cultura europea, che ha come
tratti caratteristici la centralità e la dignità dell’uomo
come “persona” (non solo come mero individuo) considerata
nella sua profonda libertà e responsabilità, una profonda
autocoscienza storica, una visione del mondo proiettata “in
avanti”, aperta al progresso, alla ricerca, alla
comprensione del reale, “curiosa” verso gli altri fenomeni
culturali.
Caratteristica della cultura europea, nata da un consapevole
dialogo tra la tradizione greca e quella biblica, sarebbe una
tendenziale apertura dialogica agli “altri” unita a una
passione per elaborare valori di portata universale.
Se la cultura europea nasce dall’incontro tra tradizione
greca e tradizione biblica – cui si deve aggiungere la
dimensione del diritto sviluppata in ambito romano - Averincev
mostra che tale sintesi, sia pur con caratteristiche e
percorsi storici diversi, si è realizzata e declinata sia
nell’Europa occidentale sia nell’Europa orientale.
La
tradizione bizantina non ha fatto che raccogliere e sviluppare
tale sintesi iniziata in epoca tardo-antica, così come la
tradizione latino-franco-germanica ha proseguito la stessa
opera in Europa occidentale. In entrambi i casi la sintesi
greco-biblica è entrata in dialogo con altre culture locali,
ricevendone apporti e peculiarità, ma integrandole nei valori
di fondo. Da qui nasce la profonda unità sul piano delle idee
e dei valori fondamentali, e insieme la pluriformità della
cultura europea.
________________________
Fonte:
Fondazione Giovanni Agnelli, http://www.fga.it/
|