"Non
possono uccidere i nostri valori"
6 agosto 2002
Il messaggio di Menachem Magidor, presidente dell'Università
di Gerusalemme, dopo l'attentato terrorista del 31 luglio nel
campus sul Monte Scopus.
Le forze del male hanno colpito ancora. Per loro, tutto lo
Stato di Israele, i suoi cittadini e le sue istituzioni, sono
bersagli legittimi. Ma questa volta l'obiettivo è stato
scelto con cura.
L'attentato è stato preparato con attenzione e con
determinazione allo scopo di colpire nel cuore stesso
dell'Università Ebraica di Gerusalemme, superando i vari
livelli della sicurezza. Non è stata solo un'aggressione
contro la nostra istituzione. È stata un'aggressione contro
un simbolo della rinascita di Israele nella sua terra, contro
uno stato moderno e aperto che affonda le proprie radici nella
tradizione.
Questo attentato è stato perpetrato contro una università
fondata sui principi di pluralismo e tolleranza, una università
che cerca di capire il mondo nel quale viviamo e che -
nonostante l'ondata di terrorismo e di stragi che stiamo
subendo - aspira a promuovere pace e comprensione con i suoi
vicini in Medio Oriente. L'obiettivo dei terroristi
responsabili della
orribile scena di cui sono stato testimone pochi minuti dopo
l'esplosione, è quello di porre fine ai valori abbracciati e
impersonati dall'Università Ebraica di Gerusalemme:
comprensione, tolleranza e ricerca della pace.
Tra le vittime si contano molti membri della nostra comunità
universitaria: studenti, insegnanti, impiegati e visitatori da
ogni parte del mondo: ebrei e arabi, cittadini di Stati Uniti,
Corea, Francia, Italia e altri paesi.
Questo attentato è un crimine non solo contro Israele o il
popolo ebraico.
È un crimine contro il mondo libero e civile. Mentre guardavo
quella devastazione, le pozze di sangue e i feriti, non ho
potuto evitare di domandarmi come potremo continuare le nostre
ricerche, le nostre lezioni e tutte le altre vivaci attività
mentre siamo in lutto per le vittime. La
risposta è chiara ed è sintetizzata nella locuzione ebraica
"davka", nonostante tutto. I responsabili di questi
atti odiosi possono uccidere coloro che ci sono cari, ma non
possono distruggere la nostra visione e la nostra
determinazione a continuare a lavorare per una società che
sia fondata sulla ragione e sulla reciproca comprensione, a
lavorare come una
comunità di ricercatori e studenti che accolgono volentieri
israeliani da ogni ambiente e ospiti da ogni parte del mondo.
Soprattutto, non permetteremo che uccidano la nostra speranza
di pace.
(www.huji.ac.il
31.07.02)