Anche il generale e il console
            si opposero all'ordine di Himmler

Il diplomatico (che era cattolico) e il responsabile delle truppe germaniche di occupazione si ribellarono con forza all'ordine segretissimo e pagarono di persona per l'insubordinazione

A poche ore dall'inizio della deportazione degli ebrei dal Ghetto, il vescovo Alois Hudal, rettore della chiesa di S. Maria dell'Anima, consegnò una lettera di protesta al comandante militare di Roma il generale Rainer Stahel in cui era scritto: «Un'alta carica del Vaticano molto vicina al Santo Padre mi ha appena riferito che questa mattina sono iniziati arresti di Ebrei di nazionalità italiana. Io chiedo fortemente negli interessi dei rapporti pacifici tra il Vaticano e il comando militare tedesco, di dare l'ordine che questi arresti vengano immediatamente sospesi a Roma e nei dintorni. Io temo che il Papa possa prendere altrimenti una posizione che potrebbe essere utilizzata dalla propaganda antitedesca come arma contro noi tedeschi». Dalle ricerche fatte da Michael Tagliacozzo risulta che «il generale Stahel e il Console tedesco Eitel Friedrick Moellhausen, appena vennero a conoscenza del dispaccio segretissimo in cui Himmler ordinava l'arresto di tutti gli ebrei presenti a Roma, affinché venissero trasferiti in Germania per essere liquidati, si opposero in maniera dura. Stahel disse che non avrebbe mai partecipato ad una simile "Schweinerei" (porcheria). Moellhausen fece pressioni su Kappler per sollevare la questione con il Comandante in Capo Albert Kesselring. Moellhausen era un cattolico osservante e considerava la deportazione degli ebrei inutile ed inumana e per convincere Kesselring sollevò questioni riguardanti l¹inopportunità politica e militare della deportazione. Stahel pagò di persona per l'opposizione alla deportazione degli ebrei: due settimane dopo fu deposto e per punizione inviato sul fronte russo da dove non tornò.
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[Fonte: Avvenire del 14 ottobre 2003]

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