Fianco a fianco. Con reciproco
sostegno. È illuminato dal tramonto il cielo terso di Milano. Come ogni
sabato, nella sinagoga maggiore di via della Guastalla, il rabbino guida l'arvit
e l'avdalà, la riflessione dei fedeli ebrei. E come ogni gennaio,
dal 1990 a oggi, anche i cattolici si uniscono ai loro fratelli maggiori per
la Giornata dell'Ebraismo che, per la prima volta in Italia, quest'anno
nella città ambrosiana è stata promossa dal Consiglio delle Chiese
cristiane.
Nel Tempio ebraico erano presenti ieri a centinaia; oltre agli ebrei e ai
cattolici, c'erano i rappresentanti di 16 confessioni cristiane, convinti
che le due identità, ebraica e cristiana, seppur differenti devono
comunicare in un dialogo costruttivo. Lo ripete don Gianfranco Bottoni,
presidente del Consiglio delle Chiese cristiane di Milano e responsabile per
l'ecumenismo e il dialogo della diocesi ambrosiana; lo ha ricordato il
cardinale Dionigi Tettamanzi quando, il 30 ottobre scorso, visitò la stessa
sinagoga.
E ieri, il rabbino capo Giuseppe Laras, lo ha evidenziato
commentando il tema della giornata, tratto dal profeta Sofonia, dal
suggestivo titolo: "Serviranno il Signore appoggiandosi spalla a
spalla". «Abbi pietà di noi, Signore», ha salmodiato il vice
rabbino; giovani e anziani, religiosi e laici cercavano di capire; una suora
ha socchiuso gli occhi, stanno pregando lo stesso Dio. Una signora anziana
muoveva le labbra, recitando a memoria tutta la preghiera. E dopo la
benedizione del profumo, che gli uomini si passano di mano per assaporare le
ultime delizie del sabato, il presidente della comunità ebraica di Milano
Jarach ha auspicato che la collaborazione possa essere alla base di tutte le
religioni monoteistiche, musulmani compresi.
Con il kippah, tipico
copricapo ebraico, ha parlato anche don Bottoni evidenziando l'importanza
della giornata proposta dai vescovi italiani proprio nel giorno che precede
la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani. Segno che è stato
recepito compiutamente il messaggio della Charta
Oecumenica, firmata a nome di tutte le Chiese d'Europa a Strasburgo
e che è stata consegnata al rabbino da Gioacchino Pistone, valdese. «Il
cammino intrapreso - ha evidenziato don Bottoni - significa allontanare il
politeismo mondano, le lotte all'idolatria, specialmente l'antisemitismo».
Un rischio sempre attuale, ha ricordato Laras: «Dalla Shoà - ha
commentato - cristiani e ebrei siamo all'interno di un misterioso piano
provvidenziale, con un unico cuore e un'unica mente, con gli stessi
sentimenti e pensieri: nella volontà di Dio e con il nostro impegno,
lavoriamo insieme come uomini di fede: convinti, cioè, che quello che
facciamo lascerà una traccia».