È stato un convegno importante. Sono la parole dell'arcivescovo di
Monreale Cataldo Naro a conclusione della giornata di studio su «Ebraismo moderno, antisemitismo e Chiesa
cattolica» tenutosi giovedì scorso nella suggestiva località di Poggio San Francesco. Importante innanzitutto -
ha aggiunto - perché ha affrontato il tema dell'antisemitismo che, a partire dall'immediato secondo dopoguerra,
è diventato cruciale per il cattolicesimo: a motivo, anche, delle accuse portate contro il presunto silenzio di
Pio XII riguardo l'Olocausto. Inoltre, ci ha permesso di approfondire, proprio nell'analisi delle ragioni del
rifiuto cristiano di ogni antisemitismo, l'identità cristiana. E infine - ha concluso - è nato dalla proficua
collaborazione di enti diversi: il Cesnur, la Regione Sicilia e la Chiesa monrealese». Nel suo intervento, il
direttore del Cesnur Massimo Introvigne ha proposto una vera e propria «mappa» dell'ebraismo mondiale. Oggi - ha
detto - nel mondo vivono 13 milioni di ebrei contro i 16 milioni e mezzo del 1939 prima della Shoah». Il
suo intervento ha poi tracciato le differenze che intercorrono tra l'ebraismo moderno e quello tradizionale
sottolineando, tra l'altro, che «la novità è data dalla presenza maggioritaria di ebrei che si considerano tali
in senso puramente etno-culturale ma non in senso religioso. E tuttavia - ha aggiunto - la ricerca del Cesnur,
smentendo miti secondo cui gli ebrei religiosi sarebbero ormai una sparuta minoranza, ritiene probabile che un
terzo degli ebrei nel mondo frequenti almeno occasionalmente una sinagoga e più del 70% mantenga qualche pratica
tradizionale come il digiuno del Kippur o l'accensione di candele per lo Shabbath. Se in termini di
preferenze le forme di ebraismo più progressista sono in maggioranza negli Stati Uniti, fra chi frequenta
settimanalmente le sinagoghe gli ortodossi sono maggioritari. E l'ala in più rapida crescita è quella dei
movimenti hassidici come i Lubavitcher». Preoccupazione infine è stata manifestata per un nuovo antisemitismo
(che risulta essere in crescita costante): quello antiglobalista e influenzato dalle tesi del fondamentalismo
islamico. «Un antisemitismo - ha spiegato ancora Introvigne - che odia l'ebreo non in quanto estraneo
all'Occidente ma in quanto rappresenterebbe tipicamente l'Occidente: quello, per intenderci, di George
Bush».
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